Bersani: “Il 5 novembre in piazza”. Gli italiani sono stanchi di scegliere il male minore

ROMA – “Care italiane, cari italiani, sabato 5 novembre il Partito democratico terrà una manifestazione nazionale in piazza San Giovanni a Roma.” Queste le prime parole che Pierluigi Bersani ha pubblicato nella sua pagina di Facebook per mettere al centro la prossima mobilitazione nella capitale.

“Il nostro intento  – scrive il segretario del Pd – è di riunire tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro paese per avviare insieme una ricostruzione democratica, sociale ed economica dell’Italia.
Il nostro è un grande paese. Gli italiani sono un grande popolo. Abbiamo le risorse per riprendere il cammino che ci spetta, per riconquistare la dignità che meritiamo, per riprenderci il nostro futuro di donne e uomini, di persone libere, serie, capaci. Per realizzare questo obiettivo c’è bisogno di uno sforzo corale”.

E poi Bersani chiede uno sforzo da parte di tutti: ” Venite con la bandiera d’Italiana”, dice. “Portate con voi la costituzione italiana, la più bella del mondo. E tutti insieme diremo al mondo, all’Europa e al nostro paese, “in nome del popolo italiano”, che tutti insieme ci impegniamo per cominciare un’altra storia, che l’Italia riprende il proprio cammino, che vogliamo ricostruire la società che meritiamo”.
Un appello davvero edificante, che mette i brividi, considerando tutti gli obiettivi mancati dal più grande partito dell’opposizione, che, vale la pena ricordarlo, da troppo tempo ha dimostrato l’infallibile capacità di disgregare le anime contrastanti che animano il suo collettivo politico.

Sarà pur vero che il pluralismo è sinonimo di democrazia, ma riconoscere il Pd sotto una linea comune diventa un’impresa impossibile. Da Pietro Ichino che propone espedienti molto simili alla filosofia liberista, al sindaco Matteo Renzi che evoca il cambiamento con una nuova classe politica: “Il Pd riparta con i pionieri, non con i reduci”. Ma poi finisce con imbrigliarsi nei soliti discorsi avvolti dalla demagogia pura. Insomma, viene da chiedersi, sarebbe stato meglio che il primo cittadino di Firenze avesse cambiato direttamente partito, invece di “rottamare” i baroni della stessa  politica che lui stesso ha abbracciato e alimentato fino a poco tempo fa.

Tuttavia, qualunque definizione e interpretazione si voglia dare a parole, il nocciolo della questione rimane aperto, come una ferita che non si riesce a cicatrizzare.  Per quale motivo bisognerebbe seguire il Pd che chiama la Piazza?  Se lo chiedono in molti.   Lo stesso partito che non è riuscito a prendere una posizione comune sull’eutanasia, sulla Fiat di Marchionne, sulle tante mobilitazioni  sollevate dai lavoratori, sui cassaintegrati, sui disoccupati e perfino sui temi ambientali, se non a parole tanto belle quanto inefficaci sul piano della concretezza.

Ed è proprio questo appello di Bersani che apre l’ennesima riflessione: “E tutti insieme diremo al mondo,  all’Europa e al nostro paese,  dice il leader dei democratici – in nome del popolo italiano, che tutti insieme ci impegniamo per cominciare un’altra storia, che l’Italia riprende il proprio cammino, che vogliamo ricostruire la società che meritiamo”
Il fatto è che bisogna ancora capire con quali idee, quali intenti,  le finalità e soprattutto con quali personaggi ricostruirla questa società martoriata, il cui berlusconismo ha contribuito al suo affossamento intellettuale. Di sicuro c’è un estremo bisogno di buon senso, di coerenza e non serve essere un leader politico o avere fatto degli studi particolari  per capirlo. Quello che manca al partito più grande di  questa opposizione, spesso latitante e immobilizzato dai  troppi personalismi che lo compongono, è proprio l’incapacità di tradurre in lotta politica le molteplici istanze sollevate da un popolo giunto all’esasperazione. Lotte che, quando sollevano evidenti violazioni garantite da uno stato di diritto, non possono trovare duplici interpretazioni come spesso avviene.
Una cosa è certa. Inutile nasconderlo ma se le cose non cambieranno è probabile che un ritorno alle urne sarà inevitabile  e se così fosse non facciamoci troppe illusioni: gli italiani sono stufi di scegliere il male minore.

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