La risposta della Cgil alla decisione del governo di manomettere, fino quasi ad annullare, l’Articolo 18 è durissima.
Forse mai in nella storia sindacale di questo dopoguerra erano state proclamate, in un sol colpo, otto ore di sciopero generale e altre otto da dedicare ad assemblee nei territori. Sono previste assemblee in tutti i luoghi di lavoro e manifestazioni territoriali secondo un calendario che verrà messo a punto e “ accompagnerà” il dibattito parlamentare.
Ma non finisce qui. La mobilitazione, come ha affermato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, se si fosse resa necessari non sarebbe stata “una fiammata”. E Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil che ha aperto i lavori del Direttivo ha sottolineato infatti che “la protesta non sarà una fiammata che si esaurisce in un giorno che il governo ha messo in conto”. “La Cgil è pronta a contrastare la riforma del mercato del lavoro e in particolare dell’articolo 18 – ha proseguito -. abbiamo il dovere di portare a casa dei risultati prima che si avvii un biennio di espulsione di massa nelle aziende.
Il governo punta a imporre un ruolo residuale del sindacato confederale italiano e delle forze sociali e a introdurre un modello assicurativo individuale al posto del patto sociale storico”.. “Nel corso dei tre anni di governo Berlusconi – ha sottolineato – abbiamo svolto un ruolo fondamentale: abbiamo tenuta aperta la speranza di cambiare. Ora dobbiamo passare ad una fase diversa, dobbiamo ottenere risultati tangibili e mirare ad un disegno sociale e culturale alternativo: il primo nostro obiettivo è la modifica in Parlamento delle norme proposte dal governo a partire da quelle sull’articolo 18″. Da queste valutazioni generali Fammoni è partito per avanzare le proposte di mobilitazione all’esame del Direttivo che le voterà nella tarda serata e che si possono così riassumere:
1) petizione popolare per raccogliere milioni di firme
2) iniziative specifiche con i giovani per contrastare le norme sbagliate sul precariato
3) campagna nazionale a tappeto di informazione in tutti i territori
4) prime mobilitazioni nei posti di lavoro e nei territori
5) assemblee in tutti i luoghi di lavoro
6) avvio del lavoro con la Consulta giuridica per i percorsi legali (ricorsi, ecc)
7) 16 ore di sciopero generale: 8 per le assemblee e iniziative specifiche e 8 ore in un’unica giornata con manifestazioni territoriali e assemblee nei posti di lavoro. La data sarà definita sulla base del calendario della discussione in Parlamento.
Nel corso del suo intervento Fammoni ha analizzato punto per punto tutte le proposte del governo per la riforma del mercato del lavoro, smontando molte affermazioni dello stesso governo in particolare sui giovani e gli ammortizzatori. Al contrario – riferisce Rassegna sindacale – tanti sono i punti ancora non risolti, soprattutto per quanto riguarda l’accesso dei giovani e per quanto riguarda l’universalità degli ammortizzatori sociali.
“Con le nuove norme – rileva Fammoni- è molto facile prevedere che nei prossimi due/tre anni si avvii un vero e proprio processo di espulsione di massa di lavoratori ultracinquantenni che si troveranno senza lavoro e senza aver raggiunto i requisiti per la pensione. Con la fine prospettata della mobilità ci sarà un incentivo oggettivo ad espellere il maggior numero di lavoratori e le norme sul lavoro si mescoleranno a quelle sulla pensione. Migliaia di persone potrebbero così restare senza lavoro e senza pensione”.
Critiche anche per i meccanismi di accesso alla nuova Aspi e la necessità di fare di più per la cancellazione delle variegate forme di contratto falso autonomo, che nascondono lavoro subordinato a tutti gli effetti. Il ruolo del sindacato nel corso della trattativa, comunque, ha portato alcuni risultati. “Abbiamo introdotto il tema della crisi e dell’emergenza occupazione, spostato la fine degli ammortizzatori in deroga oltre il 2012. Abbiamo ottenuto che la cassa integrazione straordinaria fosse mantenuta, mentre l’ipotesi iniziale era la sua cancellazione, una transizione di 5 anni”.
Altri risultati sono in tema di stage, tirocini con la cancellazione di una delle forme più precarizzanti come gli associati in partecipazione ma le proposte del governo sui licenziamenti facili e sulla cancellazione dell’istituto della mobilità non vanno bene, così come occorre un vero sistema universale di ammortizzatori sociali. Per questo la Cgil si farà carico di una sua proposta da presentare in Parlamento per cambiare quella del governo. Non sarà solo uno sciopero. La mobilitazione sarà dura e articolata – ha concluso Fammoni – e punterà ad ottenere risultati concreti durante il dibattito parlamentare”.