ROMA – Fervono gli ultimi preparativi per l’imponente manifestazione che domani a Roma vedrà ancora protagonisti gli studenti contro il ddl Gelmini, al vaglio del Senato.
Sono previsti tre cortei, uno partirà da Piazzale Aldo Moro, uno da Piramide e infine un’altro ancora, formato dai liceali, partirà da piazza Trilussa. Nonostante l’itinerario rimanga sconosciuto, visto che le istituzioni preposte non sono state preventivamente informate sul tragitto, sarà una manifestazione pacifica. Almeno questo hanno detto gli studenti, anche se nessuno potrà darne una certezza assoluta. “La parola d’ordine domani è imprevedibilità, ma eviteremo la zona rossa, dimostrando così che è il governo che getta benzina sul fuoco. A cercare lo scontro sono Gasparri, che propone gli arresti preventivi e Maroni che parla di Daspo per i cortei. Non noi”, ha precisato uno studente del movimento. Diversa la posizione della Questura che ritiene i cortei di domani ” non autorizzati e quindi illegali”. “Non si possono fare trattative – sostengono gli studenti – chiediamo al governo di rimuovere la zona rossa. E sull’autorizzazione a manifestare diciamo soltanto che noi domani faremo i nostri cortei comunque. Del resto se un governo si riduce a minacciare gli studenti, questo è un segnale chiaro di quale sia lo stato della nostra democrazia”.
Insomma alla luce dei fatti la patata bollente, come fanno intendere i giovani studenti, passa direttamente nelle mani del ministro Maroni e delle direttive che impartirà a chi domani dovrà garantire l’ordine pubblico, evitando esplosioni di rabbia. come abbiamo visto lo scorso 14 dicembre.
Il clima comunque non è dei migliori. Lo scontro sociale in atto dovrebbe far riflettere questo governo sul mancato ascolto delle problematiche che investono la Pubblica istruzione. Invece tutto questo viene ignorato volutamente. Un atteggiamento che innalza ulteriormente quel senso di impotenza che percepiscono i cittadini di fronte alla negazione di comunicare dal basso verso le istituzioni. Il governo, dal canto suo, continua imperterrito a sentirsi legittimato, elogia in ogni occasione il suo operato, facendo leva su un consenso popolare che non c’è più e sui pochi numeri rimasti per governare questo paese alla deriva.
A riprova domani assieme agli studenti, scenderanno in piazza anche i sindacati di base, i movimenti cittadini, esponenti della politica e della società civile e soprattutto quei genitori che ogni mese fanno enormi sacrifici per far studiare i loro figli e che ora vedono improvvisamente vanificare le loro speranze.
Nel frattempo gli studenti in mobilitazione hanno scritto una missiva al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè non ponga la sua firma alla legge in questione. “Se lo farà – si legge nella lettera – sancirà la cancellazione del Diritto allo Studio, uno dei diritti fondamentali della Costituzione intesa come patto fondante della nostra società, che garantisce equità e democrazia”. “Vogliamo interloquire con chi ha detto, in questi giorni, che bisogna ascoltare il nostro disagio, perciò domani una nostra delegazione porterà la lettera”, precisano gli studenti.