La Direzione Pd alla prova di alleanze e cambiamento

ROMA – C’è molta attesa per la riunione di martedì della Direzione del Pd da cui si aspettano  risposte a domande molto impegnative che riguardano l’oggi e il futuro del Paese.

La prima  è  la grande astensione dal voto, la disaffezione dei cittadini nei confronti dei partiti, la perdita di fiducia delle istituzioni, i cedimenti pericolosi della democrazia. La seconda riguarda il rapporto fra Pd e governo Monti, il percorso, le alleanze, il progetto per arrivare alle elezioni  politiche del 2013 , la  riforma elettorale, le riforme costituzionali. La terza riguarda il partito stesso, il modo di essere, di far politica. Si inseriscono, a gamba tesa,  Vendola e Di Pietro, con le loro richiesta , non un ultimatum dicono, di affrontare il problema delle alleanze, del cambiamento.. Intervenendo a “In onda”

Vendola e Di Pietro: un cantiere per il centrosinistra

Vendola dice: “Caro Bersani, abbiamo bisogno di convocare gli stati generali del futuro.” In sintonia con il leader dell’Id ha proseguito: “ Serve un luogo,un cantiere che non si occupi solo delle alleanze ma del cambiamento.” “Il messaggio a Bersani – ha sottolineato  – è che c’è bisogno di far riapparire questo soggetto del centrosinistra: se fosse stato vivo come soggetto politico nazionale probabilmente ci avrebbe aiutato a vincere anche meglio le elezioni amministrative”.  Vendola ha sottolineato che il cantiere con Di Pietro,comunque, verrà aperto.  Proprio ieri Bersani ha parlato di  un “patto fra i progressisti”, una coalizione dove dovrebbero starci anche moderati, liste civiche,movimenti organizzati. Un gran rassemblement delle forze di progresso. Ma siamo ancora dentro una formula generica, La disaffezione degli elettori ha bisogno di ritrovare la sicurezza nel futuro, guardando all’oggi, alla crisi, alla recessione profonda che colpisce i lavoratori, i pensionati, i giovani, le donne, di cui non si vede uno sbocco. Ecco, la svolta, il cambiamento di cui si parla ha bisogno di  forze politiche che se ne facciano portatrici, aprano “cantieri” per usare il verbo vendoliano,  in cui si progetta una nuova politica economica e sociale,  il centrosinistra, il partito più forte, il Pd, si fanno interpreti del disagio, delle preoccupazione, della disperazione, della rabbia anche di milioni di italiani, si fanno carico di lotte,  manifestazioni,  iniziative che da mesi stanno portando avanti in sindacati, la Cgil in primo luogo, i movimenti delle donne, dei giovani, forze del mondo della cultura:  Lavoro e i diritti sono i cardini di un programma, un progetto sul quale  la Direzione del Pd dovrebbe dare riposte.

 

La necessità di cambiare la politica del governo

La prima riguarda il governo: Bersani, in questi giorni, più volte si è rivolto al presidente del Consiglio perché  dia segnali concreti in direzione della  dello sviluppo, dell’occupazione, della redistribuzione del reddito. Ma, ad oggi, segnali di questo tipo non ce ne sono. Nel contempo Elsa Fornero non perde occasione  per attaccare i sindacati, i diritti dei lavoratori, augurandosi la libertà di licenziare i dipendenti pubblici.   Altra domanda  sulla quale dal  Pd  si attendono risposte nette. Se è vero che le scelte economiche e sociali si fanno in  Europa una presa di posizione, forte e chiara, contro le politiche liberiste e recessive delle tecnocrazie europee, subite anche dal governo Monti, è essenziale per delineare il futuro dell’Italia e anche di questo governo.Il Pd non parte da zero.  Sottolinea il responsabile  del  dipartimento economico del partito, Stefano Fassina, che nell`area euro “va perseguita l’agenda della Dichiarazione di Parigi discussa da Gabriel, Hollande e Bersani il 17 marzo scorso e confermata  dai leader della Spd in occasione della visita di Hollande a Berlino: mutualizzazione dei debiti sovrani («redemption fund»), piano europeo per il lavoro, investimenti finanziati da project bonds e tassa sulle transazioni finanziarie, regolazione e vigilanza europea dei mercati finanziari, agenzia “pubblica” europea per il rating, coordinamento delle politiche retributive. “. Questo dell’Europa, è un passaggio fondamentale, visto anche che fra i Democratici c’è chi non ha gradito la Dichiarazione cui fa riferimento Fassina, l’ancoraggio e il rapporto con le forze socialiste che operano nel vecchio continente.


I danni  della politica liberista  dei conservatori europei

Se non si ribalta la linea di politica economica dettata dai conservatori, i tedeschi in primo luogo, non si rompe la spirale disastrosa recessione- aumento della disoccupazione-instabilità della finanza pubblica. E ciò riguarda in primo luogo la politica del governo. E’ ormai chiaro che pareggio di bilancio, controllo dell’inflazione, mitiche riforme strutturali, vedi pensioni, mercato del lavoro, non sono gli ingredienti per uscire dal tunnel. Infine il partito. Se parte la campagna e la mobilitazione per “ il patto dei progressisti” sarebbe utile conoscere chi sarà il candidato del Pd. Vale lo statuto che  lo indica nel segretario oppure ci vogliono le primarie? Ancora: se si riconosce che anche il partito deve cambiare, occorre dare un segnale di come il Pd apre le proprie porte, cerca di mettersi in sintonia con le tante forze che si muovono nella società, assicura, partecipazione, trasparenza. Infine  una parola definitiva andrà detta sulla riforma elettorale, il doppio turno indicato da Bersani. Per quanto riguarda la sortita di Berlusconi sul presidenzialismo ci limitiamo a una domanda che ha già in sé una risposta: può essere un Parlamento fatto di nominati, con tanti indagati, qualche rinviato a giudizio a riformare la Costituzione?

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