Bersani, fa l’en plain. Una vittoria della democrazia

ROMA – Una pagina si chiude e un’altra se ne apre. Bersani  è il candidato della coalizione di centrosinistra.Vince il ballottaggio con un risultato superiore ad ogni previsione, ad ogni sondaggio.Una nuova, straordinaria giornata  di partecipazione, una vittoria della democrazia.

Lascia frastornati quei giornalisti  che in modo più o meno aperto avevano fatto il tifo per  il “ rottamatore”, “l’innovatore”. Frastornati tanto da dire, come ha fatto Concita de Gregorio, ex direttore dell’Unità che  gli elettori del centrosinistra sono “ conservatori”. Miserie umane. La realtà è che queste primarie del centrosinistra lasceranno il segno nella cultura politica del nostro Paese. Forse, non ne siamo certi, ma lo speriamo, una breccia si è aperta in quel muro berlusconiano  fatto di indifferenza, di egoismo, , di evasione fiscale,  di corruzione che, dall’alto, si è calata dentro le viscere della società, di furbetti del quartierino, di persone spregevoli che mentre L’Aquila cadeva a pezzi ,devastata dal terremoto,mentre la gente moriva, ci ridevano sopra e pensavano a come far soldi, di  “ olgettine “ che, a pagamento, divertivano il vecchio sovrano, di  rappresentanti del popolo che giuravano che Ruby era la nipote di Mubarak perché così voleva il sovrano. Il Paese è cambiato in peggio negli anni del berlusconismo imperante, un precipitare verso il basso, verso il baratro non solo economico. La sinistra ha retto, ma il contagio c’è stato. O meglio alla  “ cultura” berlusconiana non è stata capace di contrapporre un progetto di società, uno sguardo sul futuro che si deve affrontare nell’oggi. Certo nei pochi anni in cui la sinistra, il centrosinistra, l’Ulivo che era un  combinato politico di troppe forze, gruppi e gruppetti, lontani, troppo lontani per storia e cronaca, hanno governato, un programma  di governo c’era. Non è vero ciò che dice Renzi. Nel suo tentativo di rottamare tutto per presentarsi come il salvatore della patria, invece di  attaccare la destra responsabile del disastro attuale attacca i governi di centrosinistra,   che a suo dire  hanno sbagliato tutto, direbbe il vecchio Bartali, brontolone nato ma grande campione. E rottama anche se stesso, come dimostrano i risultati del voto, perché il sindaco di Firenze non viene dal nulla, ma dalla Dc, di quello che restava. La polemica sulle regole che per due mesi i renziani hanno condotto non ha pagato, anzi li ha puniti.

Un programma non basta: ci vuole un progetto di società

La realtà è che un programma, anche il migliore, non basta.  In un mondo dove oggi è già domani,   i mutamenti sono stati così grandi che Paesi come la Cina, il Brasile, il Sud Africa, la  stessa Russia post comunista, un nuovo impero dove non c’è più neppure un alito di democrazia,  sono le potenze emergenti, più forti degli Stati Uniti, con un Europa che non tiene il passo,  una forza politica ha un primo dovere:  coinvolgere milioni di cittadini, in un gigantesco sforzo per trovare la strada giusta, per affrontare i mutamenti, le trasformazioni, per “ dominare” e non farsi dominare dal mondo della finanza, della tecnologia che spazza via usi e costumi radicati nel tempo, del mercato che impone le sue leggi. Questo è il taglio che Bersani ha voluto dare alla sua campagna elettorale. E gli elettori lo hanno premiato. Hanno risposto all’appello: noi ci siamo.  Ora  nell’avviare la campagna elettorale per le politiche Bersani sa di aver già fatto parte importante del pecorso. Le basi sono state messe. Ora si devono coinvolgere le migliore forze della cultura, dell’intellettualità, chiedere il loro contributo perché è essenziale, “ usare “ i tecnici o meglio le professionalità, invece di costringerle a fuggire. Scuola, università , ricerca sono la base per costruire una società più giusta, più umana, più giusta , più solidale. Se non si parte da qui, da questa visione di società, da un progetto che abbia il fiato lungo, non ci sono possibilità di crescita, il lavoro sarà sempre più una ,  merce rara, i diritti dei lavoratori sempre più sotto tiro, il welfare  un bel ricordo del passato, l’uguaglianza una bandiera che non sventola, la solidarietà   un’elemosina elargita dai ricchi ai poveri. Da lunedì ci sono pagine di un libro aperto da riempire.  

 Bersani .“ Io sono quello lì. La politica, una passione sofferta”

Intanto va detto a chiare lettere, che quel libro  si deve alla generosità di Bersani, un uomo che viene da un paesetto dell’Emilia, da una pompa di benzina di cui era proprietario il padre, uno che la passione per la politica l’ha vissuta e sofferta fin da ragazzo e la vive, oggi come ieri. “ Io sono quello lì”, ha detto con orgoglio a Porta a Porta quando ha rivissuto in un filmato la sua giovinezza, gli anni in cui diventa comunista, un comunista liberale, ci ha scherzato su. Le primarie e il ballottaggio le ha volute “ quello lì”, sapendo che si metteva in gioco. Poteva essere lui il candidato perché quel ruolo se lo era conquistato quando venne eletto con tre milioni di voti segretario del Pd, per statuto candidato unico a premier. Poteva non guardare agli interessi del Paese, ma solo a quelli di partito. Quando  è caduto il governo Berlusconi il centrosinistra avrebbe vinto le elezioni, ma forse il Paese si sarebbe talmente diviso da non essere in grado di affrontare una crisi terribile, sull’orlo del precipizio. I tre milioni e passa di persone che domenica passata e quelli, in leggero calo di questa domenica, che si sono presentate ai seggi   sono la prova che queste scelte sono state giuste, che la coalizione di centrosinistra è cresciuta, merito di Bersani e di Vendola che poteva anche fare scelte diverse se avesse seguito la teoria del “tanto peggio tanto meglio.” che  va ancora di moda  trova qualche proselita, arancione , in chi non ne  ha mai indovinata una.  Questa  domenica chiude una fase molto importante  e ne apre un’altra.

Da lunedì parte  il dopo Monti. Al lavoro una grandissima squadra

Da lunedì, ha detto Gennaro Migliore, uno dei dirigenti di Sinistra e libertà,  che ha condiviso i diversi percorsi di Nichi Vendola, dal Pci a Rifondazione e poi a Sel, parte il dopo Monti, con  quel “profumo di sinistra” che  piace  sia a Vendola che a Bersani. E che Coincita De Gregorio definisce “ conservatore ,“ mentre un’altra bell’anima del giornalismo non sapendo che dire si rifugia in un  Vendola  che sarebbe il vero perdente di queste elezioni. Ora, da lunedì,  anche i renziani dovranno parlare di politica, di programmi, di progetti. Non avranno più il paravento delle regole che non intendevano rispettare.La Carta di intenti che lo stresso Renzi ha firmato non è carta straccia, ma un canovaccio che indica la rotta, il profumo appunto.  Dice il segretario del Pd: “ Domani sarà l’avvio  del lavoro di una grandissima squadra, che nel frattempo è diventata uno squadrone, quindi da lunedì ci metteremo a guardare avanti”. Un pranzo, un caffè, magari anche un grappino, chissà che non cominci così il cammino di un nuovo,unito, centrosinistra, di una nuova sinistra, di un Pd che può dare un contributo importante anche alle forze progressiste, socialiste e socialdemocratiche europee.

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