Dalle bizze di un vecchio dipende il futuro del Paese

ROMA – Ci domandiamo: e’ mai possibile che un Paese, il suo presente e il suo futuro, dipendano dalle bizze di un vecchio bilioso, dai suoi corposi interessi,  economici e giudiziari? Purtroppo la risposta  è sì.

La decisione  del Pdl di non votare la fiducia al governo in merito al decreto sullo sviluppo ha aperto una crisi di cui al momento non è facile prevedere l’esito. La motivazione, diciamo ufficiale, della scelta del Pdl è quella relativa a una frase pronunciata dal ministro Passera sulla possibile candidatura di Berlusconi a presidente del Consiglio. Ha semplicemente detto ,vedi sondaggi,quello che pensa la stragrande maggioranza degli italiani. Sarebbe  un male per il paese. Apriti cielo, chiuditi terra. Dopo che per giorni  le varie anime del Pdl si sono dilaniate per giorni e giorni, gli uni contro gli altri armati, l’unità è stata ritrovata mettendo sotto accusa Passera. E visto che il decreto porta il suo nome lo facciamo fuori.  Al Senato  il decreto è passato per il rotto della cuffia con il senatore Pisanu che ha votato a favore della fiducia. Gasparri e Quagliarello, presidente e vicepresidente del gruppo dei senatori Pdl si sono astenuti, insieme a pochi altri per assicurare il numero legale. Alla Camera nel corso del dibattito deputati come Frattini, Cazzola, Malgeri, Mantovano, hanno dichiarato di votare a favore della fiducia in netto dissenso con la posizione  annunciata da Cicchitto, fotocopia di quella assunta dai senatori. Il capogruppo però ha avuto il buon gusto di criticare, ovviamente per lui, le parole pronunciate da Passera, considerate un’offesa  a  quel Berlusconi di cui, in privato,nel corridoio dei “passi perduti”, come si dice a Montecitorio, dicono peste e corna. Ma è andato oltre affermando che non si tratta di una decisione che riguarda una sola legge. Infatti a Montecitorio il voto di fiducia era sulla legge che riduce i costi della politica. Insomma la maggioranza non c’è più. Anche alla Camera la legge è passata per il rotto della cuffia con 281 voti favorevoli, 140 astenuti e 77 contrari. Così ha inteso  anche il mercato che tanto piace ai berlusconiani, con lo spread che è immediatamente risalito, mentre la stampa di tutto l mondo annunciava che Berlusconi boicottava le riforme di Monti e che la “ crisi politica veniva accelerata dalla lotte di potere nel Pdl”, come scrivevano i giornali, inglesi, francesi, americani, tanto per citarne alcuni.

La lotta di potere in un Pdl allo sbando
Appunto, la lotta di potere dentro un Pdl allo sbando, in caduta libera  si è scaricata sul Paese.   In questo modo saltano le primarie che erano state decise e che avrebbero dovuto svolgersi l 16 dicembre con il terrore di Berlusconi il quale, se voleva ricandidar. Non avrebbe potuto fare altrimenti. Bersani,<il segretario delPd, in gioco si era messo. Doveva farlo anche lui, presidente del  Pdl. Oppure avrebbe dovuto mettere in castigo  il suo segretario assi, questa l’intenzione del cavaliere, tutto diventava più facile. Niente primarie, poteva tranquillamente mettersi alla testa della “ sua lista, andare al voto con il porcellum e decidere lui i candidati. Berlusconi sa bene che è destinato alla sconfitta, ma in questo modo riuscirebbe a portare in parlamento un gruppetto di fedelissimi, che possono sempre essere  utili. Infine si sarebbe assicurato l’election day. Regionali e politiche tutte insieme in modo da recuperare l’alleanza con la Lega ed evitando che il voto per il Lazio, la Lombardia, e anche il Molise potesse avere un riflesso ancor più negativo sulle  elezioni politiche. Poi ci sono alcune leggi in arrivo, quella sulla incandidabilità di chi ha subito condanne, messa a punto dal consiglio dei ministro dopo una nuova riunione durata cinque ore. Per il cavaliere una vera e propria ossesione, un pericolo da cui rifuggire, un voto da non dare. Ora che succede? La palla passa al Colle. E come, dice Bersani, sarà la saggezza di Napolitano, a dire una parola chiara. LìItalia ne ha bisogno.

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