Il “bidone” di Berlusconi, le “truffe” di Monti, i “veleni” di Ingroia

 E’ vero, naturale che ogni partito, o coalizione, presentandosi al giudizio degli elettori cerchi di prendere voti.

Ma nelle democrazia mature il confronto sai deve svolgere nei limiti della correttezza, sui programmi, i progetti, le cose da fare, come farle, con quali costi. Niente di tutto questo ormai  a tre settimane dal voto. Non solo. Ci si combatte come se invece di avversari politici si trattasse di nemici da distruggere con fendenti mortali. Ognuno contro l’altro e tutti contro il Pd e la coalizione di centrosinistra, l’unica che ha possibilità di governo. E’ proprio questo che Berlusconi, Monti, Ingroia, Grillo , vogliono evitare . In questo modo ognuno può far valere le proprie ragioni , interessi di partito, per dirla in parole povere. Monti e la ” sua” società civile fatta di  “elite”, in termini di professioni e di ricchezza che, come lui guardano dall’alto in basso i normali individui, di vecchi marpioni della politica, sempre in carca di qualcosa da portare a casa, come Casini e Fini, mascherati come il ” nuovo”, pensano a un nuovo governo un Monti bis con la coalizione di centrosinistra che si spacca. Il premier in cerca di raddoppio tira sempre più la corda. Diventa il primo nell’attacco a Bersani. Punta ad isolarlo nel suo stesso partito,  a metterlo in difficoltà. Stefano Fassina diventa il bersaglio da colpire e con lui tutta la sinistra che si richiama al socialismo europeo. Con Hollande discute lui, Monti, il professore. Se lo fa Bersani diventa un pericoloso bolscevico, uno le cui origini risalgono al 1921, la data della nascita di un grande partito popolare, democratico che si chiamerà partito comunista italiano. Berlusconi si dice sicuro della vittoria, ha dubbi anche la sua sondaggista, Ghisleri, ma lui fa finta di niente. Spara ad alzo zero. Avanza una proposta shock messa a punto da quel genio di Renato Brunetta, con l’ausilio  dun altro gejio, Daniela Santanchè ,supportata da Alessandro Sallusti, dal redivivo Capezzone, una volta “pupillo” di Marco Pannella, dallo scriba Angelino Alfano, detto il prendi ordini. Uun ” bidone” peggio del contratto con gli italiani firmato negli studi di Vespa in precedenti elezioni. Punta ad essere una forza d’interdizione per cercare uno scambio: voti a volontà purché venga garantito il suo salvataggio  dai processi  in corso e quello delle sue aziende. Come i frati che bussano alla porta dei confratelli augurando la buona notte con un “fratello ricordati che devi morire”. La porta a cui bussa con più fragore è quella di Bersani e del centrosinistra. Quanto sarà più debole tanto più verrà a miti consigli, magari con un Gianni Letta che si presta alla bisogna. Ingoia non ha futuro. Si dice soddisfatto dei sondaggi. Contento lui. Mette insieme, la “sua” società civile, ognuno evidentemente ce ne ha una, con i resti di Rifondazione comunista, dei Comunisti italiani, che dai sondaggi venivano dato al 2-2,5%, dei verdi valutati l’1%, Di Pietro ch4e  aveva raggranellato fra il 5 e il 6% prima di distruggere la sua casa, l’Idv, affittando un monolocale presso Ingoia. Insomma non c’è proprio niente di nuovo. E il magistrato deve cercare di razzolare dentro Sinistra e libertà e dentro il Pd con qualche fuoriuscito di Grillo.

Il Pd deve rompere lo stato d’assedio

 Da qui il veleno che sprizza in ogni dichiarazione contro i partiti di Bersani e Vendola, con il leader di 5 Stelle ancora scodinzola. Il quadro che ne viene fuori è quello di un assedio in piena regola lanciato contro la colazione di centrosinistra. Bersani è nel mirino dei vari Berlusconi, Monti, Ingoia, Grillo. Come risponde  a questo attacco a accompagnata da continui sondaggi in cui si mette in evidenza che il Pd e il centrosinistra sono i calo e il Pdl in aumento, prendendo sempre quelli più negativi per una coalizione come il centrosinistra che manterrebbe un visibile vantaggio ma  solo alla Camera? Al Senato la partita sarebbe tutta aperta ed  è a Palazzo Madama che i nemici della coalizione giocano le loro carte, sostenuti dalla grande stampa. Bersani risponde come un gentiluomo vecchio stampo, parla di cose concrete, vuole un confronto su problemi, non si misura a suon di promesse che sono pra . Fantasia. Ma quando i protagonisti della politica, come in questa occasione, si trasformano in marmaglia c’è bisogno, pensiamo, di una risposta dura, ferma, di massa. Non solo media, nei talk show televisivi, nei quali, ce lo consentano i protagonisti democratici, a chi alza la voce  non si piò rispondere cercando di farlo ragionare. Perché non è in grado di ragionare, non lo vuole fare. Mettersi al suo stesso livello? Certo no, ma un po’ più di passione, anche alzando la voce, anche andandosene  quando il conduttore non è in grado di gestire la trasmissione non sarebbe male. Anzi. Bersani ha detto che la sua ” bomba atomica” è il popolo delle primarie. Ha ragione. Per ora però  si è visto solo una grande manifestazione del leader del Pd insieme a Matteo Renzi. Bene, ma quando si è assediati serve di più. Il popolo delle primarie può rompere questo assedio, pericoloso poer le sorti del nostro Paese. Ma si deve vedere e sentire, nelle strade e nelle piazze cosa che fino ad ora, per quanto ne sappiamo da modesti cronisti, non è avvenuto.

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