Ripresa economica. Il doppio binario del governo. Importante non deragliare

ROMA – Nuove tempeste sui paesi europei, l’Italia, ma anche la Spagna, la Francia, vengono annunciate da agenzie di rating per niente rassicuranti anche se , è doveroso dirlo, vanno prese con le molle. I mercati finanziari dopo un periodo di bonaccia tornano a qualche turbolenza.

Il governo ha risposto polemicamente ma ciò che conta, ora ancor di più, è che davvero il tema della ripresa economica sia il fondamento dell’azione dell’esecutivo che si deve muovere su due binari: quello delle scelte da realizzare nell’immediato e quello delle riforme a medio e a  lungo termine di carattere strutturale. Il pacchetto di misure al quale l’esecutivo lavora attualmente sono: l’occupazione giovanile (della quale ho parlato ampiamente nel numero della settimana scorsa), la cassa integrazione in deroga, la restituzione dei debiti della Pubblica Amministrazione alle imprese, l’iva e l’imu. Siamo consapevoli che non si può arrivare alla ripresa di settembre senza aver sciolto questi nodi,  perché sarebbe come  restare fermi ai “blocchi di partenza”. E’ chiaro che queste priorità non esauriscono i temi da affrontare: continuiamo a ribadire la nostra preoccupazione per quanto riguarda il silenzio poco rassicurante del governo sul tema delle pensioni.  La settimana scorsa i ministri del Lavoro e dell’Economia, Giovannini e Saccomanni, hanno finalmente  sbloccato il previsto  finanziamento della cassa integrazione in deroga, già contenuto nel decreto 54. Si tratta di 550 milioni di euro che, distribuiti alle Regioni, consentono di coprire il primo semestre del 2013: una boccata di ossigeno per le centinaia di migliaia di lavoratori che sono rimasti senza reddito.  

Dunque una buona notizia, ma il governo deve sapere che bisognerà trovare a breve le risorse di copertura per la restante parte dell’anno. Per quanto riguarda il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione alle imprese, dei quali è prevista l’erogazione di una prima tranche di 40 miliardi di euro, occorre   un calendario preciso  che renda concreta la possibilità per le aziende di  incassare questi crediti vantati. E’ necessario che le Regioni che sono in ritardo presentino i piani dei pagamenti  in modo da poter sbloccare l’attuale stallo e gli eventuali ritardi burocratici. Il governo, per bocca del Premier, ha dichiarato di voler accelerare i tempi consentendo entro l’anno il saldo di questa prima quota prevista: non vorremmo che capitasse come per la cassa integrazione in deroga per la quale, nonostante il decreto ed una discussione quasi conclusa in Parlamento, è stato necessario esercitare una forte pressione sul governo per ottenere lo sblocco burocratico dello stanziamento, con una firma, avvenuta qualche giorno fa, dei ministri Giovannini e Saccomanni. Se il governo dei “piccoli passi” non rende operative le sue decisioni che sono, a causa della scarsità di risorse, in molti casi omeopatiche, corre il rischio di veder compromessa la sua credibilità. Sappiamo che il governo intende risolvere, entro l’estate, i problemi dell’IMU e dell’IVA e che il ministro Saccomanni ha dichiarato che nel mese di giugno si è registrato un avanzo di bilancio provvisorio di ben 14 miliardi di euro, di 8 miliardi superiore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Una buona notizia che si somma a quella relativa alle altre risorse che l’Italia ha strappato in sede europea, grazie al superamento della procedura di infrazione e all’allentamento dei vincoli che per fortuna l’Europa si è decisa ad adottare nel caso di spese per investimento.

Nonostante tutto questo, non sfugge il fatto che allo stato esiste una notevole distanza tra le richieste avanzate dai partiti, soprattutto di centrodestra, e le risorse disponibili. Per questo occorre una ferma e prudente regia per quanto riguarda la distribuzione dei finanziamenti. Il Partito Democratico ha indicato con chiarezza le sue priorità: sostegno alle imprese e all’occupazione, in particolare di quella giovanile, rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e correzione del sistema pensionistico. Questo non vuol dire che non vogliamo affrontare il temi dell’IMU e dell’IVA. Sul primo punto, osserviamo soltanto che sarebbe delittuoso consentire la cancellazione del tributo sulla prima casa anche a chi ha un reddito alto, perché questo sottrarrebbe risorse agli impieghi di carattere sociale. Anche sull’IVA si può mantenere un criterio di carattere selettivo distinguendo, come già accade, tra consumi popolari e di lusso. Se si procede in modo oculato non si corre il rischio di arrivare a fine corsa avendo esaurito tutte le risorse . Un capitolo importante che, come ricordavo, non compare più nell’agenda attuale del governo, è quello delle pensioni. E’ un argomento delicato e mi auguro che il governo usi lo stesso impegno che sta mettendo sull’imu quando si tratterà di affrontare quello della previdenza. Innanzitutto è doveroso estendere le tutele pensionistiche oltre ai 130 mila lavoratori salvaguardati attualmente, eliminando lo stato di disagio attuale. Inoltre le leggi in materia pensionistica intervenute tra il 2008 e 2011, hanno innalzato di molto l’età pensionistica e incrementato l’anzianità contributiva da possedere per andare in pensione. Manovre che hanno creato molta instabilità ed insicurezza tra i lavoratori. Aver innalzato l’età del pensionamento a 67 anni avr à consentito dei risparmi di cassa, ma ha bloccato il turn over. La proposta di legge che ho presentato, tenendo fermo il fatto che chi ha 41 anni di contributi può andare in pensione senza obblighi di età e senza penalizzazioni, propone una finestra per il pensionamento. Il lavoratore potrà scegliere di andare in pensione tra 62 e i 70 anni, la cosiddetta flessibilità in uscita. Quindi chi ha 62 anni ed ha maturato 35 anni di contributi può andare in congedo con una penalizzazione dell’8%%, che si riduce a zero andando in pensione all’età di 66 anni. Inoltre la riforma proposta prevede che per i lavori “usuranti” si applichino le norme più favorevoli al lavoratore. Un sistema a scaglioni che permette al maggiore scelta su quando andare in pensione ed maggiore perequazione generale, ma soprattutto una riforma che possa restituire la serenità perduta in questi in anni. C’è un gran da fare e nei prossimi giorni il governo dovrà abbandonare gli indugi e scegliere. Prima della pausa estiva è necessario fare il punto sulle risorse e costruire le soluzioni per favorire la ripresa del paese.
 

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