Salvare Alfano non restituisce credibilità al governo

Il Pd, con  il voto deciso quasi all’unanimità dai senatori, ottanta a favore, sette dei tredici  “renziani “astenuti,.della proposta avanzata  a nome della segreteria del partito da Guglielmo Epifani, esprimerà, di fatto, un voto di fiducia nei confronti di Enrico  Letta e del governo che presiede.

E’ questa la via di uscita, da una situazione di grande imbarazzo e difficoltà, scelta dal Pd che rischiava una clamorosa spaccatura nei gruppi parlamentari. Da vedere se al momento del voto in aula questa linea tiene. Insomma non si sfiducia Alfano, come chiedono Sel e M5S, ma la partita non si chiude qui. Non solo, non cade la richiesta da molti avanzata di un gesto di responsabilità da parte del ministro Alfano rimettendo le deleghe nelle mani del premier. Ma ci sono poche possibilità che ciò avvenga dopo la dichiarazione di Berlusconi che, di fatto, ha blindato Alfano, un intoccabile. 

Epifani. Una vicenda grave, restano molte nebbie 

Epifani ha sottolineato che “per chiarezza verso il Paese si ritiene che la vicenda, su cui ci sono molte nebbie e che riguarda anche la riorganizzazione della macchina della sicurezza italiana  è un tema sul quale debbano essere risolti i problemi dimostrati”. Una esplicita richiesta a Letta a non chiudere frettolosamente una pessima pagina nella storia della nostra Repubblica. Il presidente del Consiglio interverrà nel dibattito parlamentare ed è chiamato  a risposte impegnative. Fra queste anche l’accelerazione dei lavori per la riforma elettorale. Non è “costituzionalmente” accettabile che non si possa tornare al voto perché c’è una legge infame. Ed è giusto, allora la si cambi in fretta.  Il Pd salva il governo ma Letta. Deve dare assicurazioni sul futuro, respingendo mjnacce e ricatti. Parlando in conferenza stampa a Londra aveva espresso valutazioni e certezze sul fatto che il ministro e suo vicepresidente sarebbe stato all’oscuro di tutto. I fatti, gli sviluppi di questa sconcertante vicenda, dicono che Alfano non poteva ignorare quanto pretendeva, “ordinava” è il caso di dirlo l’ambasciatore kazako. 

Napolitano: una crisi di governo sarebbe un contraccolpo gravissimo 

Sempre Epifani ricorda che questa “vicenda grave ha inciso  sulla credibilità internazionale dell’Italia” che “ il nostro sistema ha molte falle”, che “ è stato consentito ad una ambasciata di muoversi come voleva, colpendo i diritti di due persone, una donna e la figlia”. Napolitano, nel discorso rivolto alla stampa parlamentare ha parlato di “una storia inaudita”, di “ aver consentito una precipitosa  espulsione dall’Italia della madre Kazaka e della sua bambina, sulla base di una reticente e distorsiva rappresentazione del caso e di pressioni e interferenze”.Ma sono proprio queste affermazioni che riportano al problema originale. Sapesse o non sapesse la responsabilità politica è del ministro dell’Interno. Si domanda  lui stesso come è possibile che nessuno gli abbia detto niente di quanto accadeva, ma i fatti dicono che non è vero. La risposta è molto facile: non aveva alcuna autorevolezza, i funzionari,i dirigenti di alto grado, non ritenevano  di dover rendere conto del loro< operato. Anche se il suo capo gabinetto ha precisato più volte che lo aveva informato dopo il colloquio con l’ambasciatore  che gli era stato indirizzato dallo stesso Alfano con il quale doveva discutere “ questioni delicate”. Molte nebbie, molto interrogativi, dice Epifani: Proprio per questo salvare Alfano, non significa  ritrovare automaticamente  la credibilità perduta. Anche Napolitano ha detto a chiare lettere che una crisi sarebbe un fatto gravissimo, “ a situazione dell’Italia potrebbe peggiorare anche bruscamente di fronte aduna destabilizzazione del quadro politico italiano”. Ha parlato di “contraccolpi irrecuperabili per il Paese”.

A pagare il prezzo è ancora una volta il Pd

E qui si torna al Pd, al suo “senso di responsabilità” che viene sempre evocato nelle situazioni difficili. O meglio ogni qual volta Berlusconi minaccia la fine di questa anomala alleanza, che non è una alleanza, come normalmente la si intende, il Pd deve correre ai ripari, salvare il salvabile.

Sembra ormai una maledizione. La Cassazione decide la data della discussione relativa al processo Mediaset? Non è Berlusconi che paga il prezzo politico è il Pd che alla fine deve accettare lo meno peggio, la sospensione anche di poche  ore dei lavori del Paralamento. Un ministro del Pdl, vicepresidente del Consiglio non ha alcun controllo sull’operato della sua struttura? O si salva o c’è la crisi. E il d paga. C’è un ministro in forza al Pd si chiama Idem, per una sciocchezza deve lasciar. Letta la convoca e lei poi si dimette. Può durare molto? Las base del Pd, gli elettori, basta leggere i messaggi che circolano nella rete,esprimono un malumore sempre più crescente.

 

 

 

 

 

Alessandro Cardulli

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