Forse si muovono le acque limacciose del torrente dove scorrono Iva e Imu, Imu e Iva e niente più, con Brunetta il capogruppo di Forza Italia già Pdl, che ad ogni ora del giorno rilascia dichiarazioni biliose, minaccia sfracelli, crisi di governo, con Berlusconi che pensa ad un altro messaggio, con un Pd ancora in bambola dopo l’esito fallimentare della assemblea nazionale.
Con Matteo Renzi che si sfoga in battute, alcune vecchissime come quella “una bicicletta sta in piedi se pedali“ che era riferita all’Unione europea ai tempi dei tempi, oppure non un governo “di larghe intese ma di larghe vedute “ con aggiunta che i dirigenti del Pd, sui compagni o amici, sono “rancorosi”. Così non si va da nessuna parte mentre ll paese reale ha di fronte ben altri problemi, il lavoro con tutto ciò che comporta a partire dalla redistribuzione del reddito.
Il segretario Cgil: pronti a una mobilitazione generale
Ecco, allora, che tornano in campo i sindacati chiedono la convocazione da parte del governo delle parti sociali per discutere la legge di stabilità e le proposte avanzate insieme a Confindustria. Susanna Camusso parla di un “taglio della tassazione su stipendi e pensioni” come punto dirimente, la “misura del giudizio” per valutare la legge di stabilità.
Ancora: il “dibattito attuale – dice il segretario generale della Cgil – non ci convince, stiamo galleggiando, non ci si sta confrontando con il profilo del Paese e con le reali necessità dei cittadini. Non aggredisce il nodo fondamentale che è l’ingiusta distribuzione del reddito”. Se il provvedimento “non cambierà il passo, se non si scioglie questo nodo non si potrebbe che procedere con una mobilitazione con Cisl e Uil. Non vogliamo seguire uno schema di galleggiamento c’è bisogno di risposte differenti”.
Il presidente di Confindustria: L’Iva non è la cosa prioritaria
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. rileva che: l’Iva “non è la cosa prioritaria. Da tempo stiamo chiedendo ad alta voce, con tutta la nostra forza, il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione e un intervento deciso sul cuneo fiscale. Questo darebbe una spinta maggiore per far ripartire l’economia”. E si pronunciano sia il Presidente della Repubblica che il cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi. È stata, una “giornata del lavoro,” contro la crisi di governo che ogni giorno viene minacciata.
Il Capo dello Stato: la politica non sprechi questo momento favorevole
“La politica – ha affermato il Capo dello Stato – non sprechi questo momento più favorevole e faccia, attraverso il governo e il Parlamento, la sua parte, procedendo, senza incertezze e tantomeno rotture, nel compiere le azioni necessarie. Si mobilitino tutte le forze valide del Paese. Anche quelle della scuola”. ”Sono ancora tante le famiglie che soffrono di difficoltà e privazioni, che non ce la fanno, o ce la fanno a fatica, ad andare avanti ogni mese, che mancano di sostegni essenziali, innanzitutto il lavoro per i figli se non anche per i genitori”. I vescovi italiani hanno sottolineato di riconoscere il “grande impegno profuso dai responsabili della cosa pubblica, per portare il Paese fuori dalla crisi.
Il presidente dei vescovi ammonisce chi potrebbe far cadere il governo
Il loro presidente ha ammonito chi potrebbe far cadere il Governo: “Ogni atto irresponsabile- ha detto- da qualunque parte provenga, passerà al giudizio della storia”. Ai politici sono richieste azioni. che portino risultati sensibili per chi vive l’ansia del lavoro”. Arriva anche la risposta di Enrico Letta a dar senso a questa giornata che rompe la cappa di piombo che avvelena il nostro Paese. “Sono convinto che Confindustria e sindacati faranno parte di un lavoro comune – ha affermato il premier – : ci siamo parlati e ci parleremo prima della legge di stabilità che sarà il passaggio chiave, il momento in cui chiameremo la coalizione ad assumersi gli impegni per il futuro, per tutto il 2014″.
Letta ai sindacati:ci parleremo.Non basta. Il confronto deve esser vero
E’ vero che Letta parlava dal Canada dove è in visita ma forse qualche parola in più non faceva male. Non si tratta di “parlare”. Fino adora governo e sindacati non hanno “parlato molto”. Quando Cgil, Cisl e Confindustria hanno presentato unitariamente le loro proposte per affrontare la crisi frutto di attente analisi sulla realtà della situazione economica e sociale addirittura c’è stato qualche ministro che le ha definite “fantasiose”. Magari non le aveva neppure lette. Ancora prima la Cgil aveva presentato “Il piano del Lavoro”, richiamando l’iniziativa di Di Vittorio. Ma anche questo progetto non trovò grande accoglienza. Anzi, perfino nelle file del Pd, l’ala “riformista” nel senso deteriore del termine, l’accolse con fastidio, per non dire di peggio. Addirittura Matteo Renzi affermò che era necessario “liberarsi” dal rapporto con il più grande sindacato italiano. Forse sarebbe il caso di far tornare di moda una parola scomoda, “concertazione”. Che non implica perdita di autonomia, confusione di ruoli fra sindacati e istituzioni. Ma sarebbe un “ cambio di passo”, cosa di non poco conto per un governo che è in continuo affanno, sottoposto agli umori di un pregiudicato come Berlusconi. Per dirla in parole semplici, il governo si metterebbe in sicurezza. E potrebbe affrontare l’emergenza economica, intervenire per una nuova legge elettorale, dare sostanza alle parole “lavoro e dignità”, come ha detto Francesco abbracciando i disoccupati sardi.