Il Pd sbanda, i renziani “processano” Fassina

ROMA – Nella storia delle idee, dell’arte, della letteratura ci sono i capi scuola e gli allievi che, diventati grandi, cercano di far sopravvivere i loro maestri. In particolare nel mondo delle lettere fin dai licei, una volta, ci insegnavano la storia dei diversi movimenti di pensiero.

I nostri professori ci parlavano di Dante Alighieri, della sua poetica e dei suoi imitatori, della scuola stilnovista, di Petrarca e dei petrarchisti, questi ultimi giunti fino addirittura quasi fino ai nostri giorni. E ci dicevano i nostri insegnanti che gli allievi erano sempre peggiori dei capiscuola,dei maestri, se così si vogliono chiamare. Avevano ragione, ma ciò non accade solo nel mondo delle arti. Nella prima e poi nella seconda Repubblica ne abbiamo viste delle belle. E se  qualcuno ci chiedesse di mettere nero su bianco cosa hanno fatto di buono e di diverso gli allievi dei maestri della seconda repubblica, non sapremmo che dire Figurarsi poi quando si sente parlare della terza repubblica.

Gli allievi peggiori dei maestri

In un congresso del Pci dove di politica si discuteva, ci si contava, senza bisogno di primarie perché il gruppo dirigente del partito,a partire da segretario era il  di una consultazione cui partecipavano centinaia di migliaia di iscritti ricordiamo un intervento in cui chi parlava si riferiva proprio ai maestri e agli allievi. Era il tempo dello scontro Ingrao-Amendola, dei miglioristi e della sinistra. “Io sono d’accordo con te” diceva  rivolto a Ingrao ma non con i tuoi allievi “L’abbiamo presa lunga,alla larga per commentare  quanto sta accadendo nel Pd dal momento in cui Stefano Fassina si dimette da vice ministro ? No.Matteo Renzi esprime una concezione padronale del Pd, anche se lui lo nega. 

La segreteria ambulante dei Democratici

La segreteria ambulante. Quella segreteria “ambulante” non è il segno di un rapporto nuovo con gli iscrittie e gli elettori. Loro non mettono neppure il naso in quelle stanze, una volta a Firenze e poi a rotazione in altre città. E’ il segno che non c’è il luogo dove il partito vive, si ritrova, sia a livello nazionale che locale. Renzi riunisce la la segreteria, il suo staff che è  altra cosa da un organismo politico,in quella che è stata la sede del suo comitato elettorale. Non nei locali della federazione fiorentina del Pd. Un segno preciso, il partito non c’è, non conta. Bene, dal punto di vista renziano. Nel senso che il sindaco di Firenze nelle primarie del pd non ha avuto la maggioranza, nelle grandi città il voto degli iscritti non è stato a lui favorevole. In questa logica tutto fa brodo. Anzi la spocchia,la strafottenza,l’insulto fanno parte,sonoilsale della gestione del partito da parte del neo segretario. Non è un caso che i giornalisti gli diano del tu, quasi abbiano mangiato la pappa insieme. Anche noi siamo per eliminare le bardature della vecchia politica,ma il rispetto dei ruoli è altra cosa. La battuta contro Fassina,spocchiosa,strafottente, fa parte del suo modo di fare politica. Prendere o lasciare, ma questo è

Un modo di fare politica dannoso per il Paese

Dannoso per il partito e per il paese? Ci limitiamo ad osservare che le istituzioni democratiche senza i partiti, forti, strutturati, partecipati non  sopravvivono. Le storia ci fornisce esempi a iosa.  Questo è Renzi. Ma ci lasciano addirittura basiti, si dice così in lingua moderna, in lingua i commenti dei renziani, degli allievi che hanno studiato, si fa per dire, alla scuola del sindaco. Costoro in questi giorni hanno fatto il tiro al bersaglio contro il governo, hanno accusato  delle peggiori nefandezze l’esecutivo per la legge di stabilità e il mille proroghe. Sapevano perfettamente che Stefano Fassina, vice ministro dell’Economia, un uomo chiave del governo Letta, per conto del presidente del Consiglio aveva seguito tutto l’iter dei provvedimenti. Sapevano che aveva portato a casa risultati importanti pur tra mille difficoltà,.in una alleanza difficile, al limite della impraticabilità. Anche i ministri renziani, Del Rio, il più ascoltato consigliere di Renzi, hanno fatto finta di non esserci e se c’erano non hanno visto. 

Tiro al bersaglio contro l’ex vice ministro

Che ha fatto dunque di  grave Fassina? Ha semplicemente posto un problema. La compagine governativa del Pd è stata scelta in base  ad un linea politiche che è risultata perdente al congresso. E’ giusto che chi ha vinto eserciti in prima persona l’attività di governo. Renzi fa finta di non capire, fa il finto tonto .Ma i renziani vanno più in là. Dicono che è vecchia politica, che la linea del partito non ha niente a che vedere con la scelta dei ministri. Il “vecchio“ Fassina si assuma le proprie responsabilità. In poche parole, resto lì a farsi mettere in croce dai giovani  dello staff che sembrano considerare la segreteria del più grande partito italiano una sorta di campeggio dove si va,si trascorrono alcune ore si magia al sacco e si torna a casa felici e contenti. Se ne discuterà in direzione dice il caposcuola. Si ma a cose fatte. E magari per chiedere conto all’ex vice ministro del suo operato Che si discolpi insomma, faccia autocritica, magari, come avveniva in altri tempi, in altri paesi, Spesso, è proprio vero, gli estremi si toccano. Allucinante.

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