ROMA – E’un vero rottamatore, Matteo Renzi, il segretario del Pd. Lo è tanto che finisce per rottamare non solo il Pd ma se stesso. La sua coerenza, in questo è cristallina. Quando si doveva decidere se cacciare dal Senato il cavalier Berlusconi in presenza di sentenza definitiva anche nel Pd c’era chi diceva di attendere il momento in cui sarebbe decaduto entrando in funzione i meccanismo di attuazione della sentenza stessa. Lui è i renziani si erano battuti perché il Senato decidesse velocemente. A conclusione avvenuta aveva pronunciato la fatica frase “ Game over, finito”.
Il segretario del Pd rottama se stesso e il partito
Rottamazione eseguita. Sempre lui sia nelle primarie in cui aveva gareggiato con Bersani e poi in quelle recenti aveva fatto della riforma delle legge elettorale la sua bandiera. Modello quella dei sindaci, il doppio turno. Molto aveva insistito perché i cittadini venissero messi in condizione di eleggere i propri rappresentanti, così come eleggevano, con le preferenze, i consiglieri comunali, quelli regionali. Una richiesta fatta propria da un arco molto vasto di forze politiche e che la Corte costituzionale ha richiamato quando ha deciso la incostituzionalità del porcellum sia per il premio di maggioranza che perché impediva la libera scelta degli elettori in materia di rappresentanza.Insomma, per dirla in poche parole, l’abolizione del porcellum. In un colpo solo,ripetiamo, ha rottamato se stesso e il parttito.
“Profonda sintonia “ con chi ha frodato lo Stato
La “profonda sintonia” con il condannato lo ha portato a negare tutto quanto detto e fatto e, basta saper leggere, riproporre un porcellum corretto, facendo carne di porco,ci scusi il porco che ha subito anche l’offesa di vedersi intestata una legge vergogna. Non solo, parlare di “profonda sintonia” per quanto riguarda la riforma dello Stato con un pregiudicato che ha frodato lo Stato di qualche miliardo, suscita ribrezzo e vergogna, tanto che nella rete tanti sono coloro che parlano di Pd come del loro ex partito. E qui si pone il problema della sinistra in minoranza in direzione che si riunirà lunedì per approvare, chiede il segretario,una cosa già decisa nell’incontro farsa. Ma nelle primarie di partito Cuperlo ha sfiorato il 40% e Renzi è rimasto cinque punti sotto la maggioranza.
Netto dissenso di Cuperlo, presidente dei Democratici
Non solo, proprio Cuperlo, che è anche presidente del partito ha espresso un netto dissenso con la “ profonda sintonia” Abbiamo detto incontro farsa. Il segretario del Pd viene da una scuola”esperta”nei giochi e nelle trame sotterranee. Non avrebbe fissato l’incontro con Berlusconi, di più nella sede del Pd, se non aveva la certezza che l’accordo c’era già, era stato preparato negli incontri clandestini, con Verdini,complice il professor D’Alimonte che poteva mettere a disposizione delle sue indubbie competenze per miglior causa. Invece anche lui è diventato un sostenitore del modello spagnolo. La cosa era apparsa chiara nella prima riunione della direzione del Pd, quando Renzi aveva preso di mira i piccoli partiti che ricattano e quindi l’obiettivo di fondo era quello di rafforzare le grandi forze politiche. Argomenti, si fa per dire, subito rilanciati dal pregiudicato, un vero e proprio tam tam.
Quando i due si sono seduto al tavolo l’intesa c’era già
E quando i due si sono seduti al tavolo l’intesa c’era già. Si dovevano solo mettere a punto tempi e modi per lanciare la proposta. Non doveva apparire come un accordo già fatto per evitare scontri con il centrodestra di Alfano e le altre componenti della maggioranza di governo. Apertura quindi a tutte le forze politiche e ritorno al Pd che dovrà approvare nella direzione di lunedì il pacchetto confezionato sulla base della consultazione sulle tre proposte di Renzi. Per questo si è trovata la formula della “profonda sintonia” che consiste in : simil porcellum, niente preferenze e quindi niente seconda preferenza di genere, nessuna garanzia che dalle urne esca una maggioranza, la messa a punto delle circoscrizioni elettorali avvantaggia enormemente Pd,Fi, E M5S.
Già i “ saggi” avevano lavorato sulle riforme bloccate dal berlusca
Altro elemento della farsa: riforme istituzionali, abolizione del Senato, riscrittura dell’articolo 5 della Costituzione relativo al decentramento. Renzi e Berlusconi si assumono il merito di aver deciso di affrontare il problema. Bugie e buon mercato perché già i “saggi”che hanno lavorato su indicazione del Presidente della repubblica, avevano elaborato proposte che legavano insieme riforma elettorale e riforme costituzionali. Proprio l’uscita dalla maggioranza dei berluscones ha bloccato i lavori della commissione. Renzi e il pregiudicato non hanno detto più di tanto trasformando il problema da istituzionale e politico in finanziario con la riduzione degli emolumenti per i consiglieri eliminandolo per gli eventuali “ nuovi “ senatori che non si sa quale ruolo dovrebbero avere. Questa la “ profonda sintonia”, il risultato della rottamazione. Il pregiudicato pensa già a un governo di “ scopo” per le riforme, Renzi presidente, ma con il pallino nelle sue mani. E Renzi, si sa bene, che gradisce, tanto per prendere confidenza con Palazzo Chigi.Poi si vedrà