Le proposte di Renzi? Una brutta copia di quelle di Letta

ROMA – Renzi non ha gradito. Quell’applauso, caldo, spontaneo, che l’aula di Montecitorio ha rivolto a Pierluigi Bersani quando ha fatto il suo ingresso per tornare al proprio posto, un “corteo” di deputati che andava a stringergli la mano, qualche parola, qualche carezza , lo ha turbato.

Bersani è tornato non solo per votare ma, soprattutto, ha detto lui stesso, per” abbracciare Enrico”. Stupiti i giornalisti, stupiti i parlamentari, lo stesso Renzi. Ma come,. correva voce, Letta si trova a Londra  e  già si commentava quella frase di Bersani come un segnale rivolto al Pd, a mantenere la sua unità. Invece no, l’ex premier è arrivato proprio poco prima che Renzi prendesse la parola. Uno abbraccio, un grande applauso, prolungato, dai parlamentari del Pd, sì del Pd, proprio quelli che con la loro decisione avevano consentito a Renzi di pugnalare alle spalle  Enrico Letta. 

L’arrivo di Bersani e dell’ex premier imbarazza il premier

Strana davvero la vita, ma tant’è. Il premier era evidentemente imbarazzato.  Aveva due scelte. Rivolgere un saluto sia a Bersani che a Letta. , senza strafare. Invece no, ha voluto richiamare la lealtà, la democrazia che regna sovrana nel Pd, dove tutti hanno il diritto di parola. Davvero parole stonate,fuori luogo perché nel modo in cui Letta è stato rimosso non ha niente di democratico. “ Quel “ stai sereno Enrico”, rimarrà una ferita, non facilmente rimarginabile, nella storia del Pd. Non perché l’ex premier sia immune da responsabilità nella gestione del governo. Ma la democrazia in un partito è un valore se rispetta la persona, la dignità della persona. E il Pd questo non ha fatto. E proprio quell’applauso mentre Bersani e Letta si abbracciavano ci ha acceso una lampadina. A noi francamente non importa un granché se Renzi, parlando, si è messo le mani in tasca, se ha fatto un po’ il guascone, lo spavaldo, se ha ripetuto ,per l’ennesima volta, al Senato e poi alla Camera, il racconto delle due bambine che stavano in classe insieme, una italiana e l’altra no perché la legge non le da il riconoscimento necessario. Il fatto negativo  che la sua guasconeria è servita a coprire un vuoto politico, programmatico, un quadro d’insieme, un progetto di società visto che pensa di arrivare fino al 2018.

 

Le minoranze Pd:  la fiducia ma non  è  carta bianca

 Come dice Susanna Camusso ci sono i titoli, ma niente più. Così le critiche venute da diversi interventi di esponenti del Pd, sia alla Camera che al Senato che hanno dato il voto di fiducia, esprimendo disagio, sofferenza, non un “ voto in bianco”, ha detto Stefano Fassina. E Civati ha ricordato che al Senato il voto di fiducia è stato risicato, 169 voti raggiunto solo grazie a i senatori a vita e, in particolare, di quei civatiani che se avessero votato contro forse Renzi non avrebbe fatto il passaggio alla Camera. Letta ne aveva convogliani su di sé 173,quattro in più. Allora c’è venuto a mente di andare a rileggere “ Impegno Italia”, la proposta rivolta ai partiti della coalizione, poi caduta per il voto della Direzione del Pd che tolse la fiducia al premier.

 

 

Taglio del cuneo fiscale, scuola in primo piano

 La prima proposta riguardava il taglio del cuneo fiscale, 19 miliardi nel biennio 2014-2015 Insieme in primo piano la scuola, l’edilizia, la messa in sicurezza, i diritti delle coppie conviventi, lo uso soli, il conflitto di interessi, il fisco, la giustizia, l’agenda verde ,l’energia, la riforma della pubblica amministrazione. Insomma cinquanta proposte contenute in 58 pagine. Con tanto di indicazioni sui fondi necessari e su come reperirli. Renzi questa volta ha mantenuto la promessa fatta in Direzione, considerare un contributo il programma presentato da Letta. Proprio così nei suoi interventi al Senato e alla Camera  ha letto , di fatto, proposte dell’ex premier. Togliendone qualcuna , quelle più indigeste agli alleati alfaniani e proprio impresentabili a Berlusconi. Si romperebbe quella “profonda sintonia” sulle riforme istituzionali nata dall’incontro fra Renzi e il pregiudicato, al Nazareno, la sede del Pd. 

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