Pd non al di sopra di ogni sospetto

ROMA – Ora si tratta di limitare i danni, sconfiggere Grillo, mettere al sicuro il nostro Paese, impedire la deriva democratica che riguarda anche l’Europa.

Non è vero che un successo degli stellati in Italia non avrà riflessi sull’assetto del Parlamento europeo. Al contrario, questo movimento può diventare la spina dorsale di tutti i populismi che incrociano in forme diverse, razzismo, xenofobia, aggressione  alla libertà della cultura, della comunicazione. Un regresso formidabile dell’Europa che già di perse non brilla, devastata da anni di liberismo, di politiche di conservazione che hanno creato un formidabile esercito di disoccupati.  Emarginato intere generazioni,accresciuto le disuguaglianze sociali.  Da noi, in particolare siamo in presenza di una miscela esplosiva che proprio in queste elezioni può trovare il detonatore. Perciò il primo obbligo del Pd, di Sel, delle forze frammentate comunque collocate a sinistra, dei democratici, dei moderati, pur nella diversità delle posizioni politiche, è quello di creare un argine, uno sbarramento, di mettere al sicuro i fondamenti della nostra Costituzione, di non sfregiarli  per interessi di bottega. Non possiamo dimenticare, perché il territorio con le sue istituzioni gioca un ruolo fondamentale, che si vota per il rinnovo di due Regioni, il Piemonte e l’Abruzzo, di 4087 comuni di 131 in Friuli Venezia Giulia, 37 in Sicilia, 18 in Sardegna. Fra questi quelli dell’ Emilia Ferrara, Modena, Reggio Emilia. Bari e Foggia in Puglia sui quali Grillo punta per ripetere l’operazione che ha portato alla vittoria dei penta stellati a Parma. A Torino ha messo in mostra muscoli, arroganza,volgarità autoritarismo ed ha trovato rispondenza in una piazza gremita in articolare nei passaggi in cui ha annunciato processi pubblici per politici e giornalisti. Di fronte a questa situazione,confusa,convulsa,pericolosa, esasperata, spetta al Pd riflessione e iniziativa che va ben  al di là del risultato elettorale ma sarà condizionante. E’ il più forte partito italiano, i sondaggi lo danno fra il 31 e il 34%. Non è immune da responsabilità. 

Tutta acqua portata al mulino di Beppe Grillo

Nelle due “primarie” Matteo Renzi, perdente nella prima e vincente nella seconda non si è fatto mancare niente nell’attacco ai partiti. La “rottamazione “ che investe in primo luogo proprio i dirigenti del Pd, è uno dei fattori che semina sfiducia, che rende sempre più labile il rapporto fra le forze politiche e i cittadini. Rapporto che  aveva ricevuto  un colpo mortale dal “porcellum” con i deputati decisi dai segretari dei partiti. Per il Pd so aggiungeva il fatto che il segretario veniva  eletto non solo dagli iscritti ma dal primo che passava per strada , magari pure iscritto ad un altro partito. Non solo, questo voto stabiliva anche i rapporti di forza nella formazione degli organismi dirigente consentiva al segretario di diventare presidente del Consiglio. Nel caso si aggiunge quel famoso “stai sereno” indirizzato a Enrico Letta che dopo qualche giorno veniva defenestrato da Matteo Renzi. Tutta acqua portata al mulino di Beppe Grillo.

L’accordo del Nazareno: con un pregiudicato le riforme costituzionali

Così come l’accordo del Nazareno dove il segretario del  Pd si consegnava, mani e piedi legati, al pregiudicato, ad un condannato per frode fiscale, interdetto dai pubblici uffici. Unico paese del mondo democratico  in cui la riforme costituzionali si contrattano con chi, invece del carcere, può godere dell’affidamento ai servizi sociali, fare campagna elettorale, ma sempre un condannato è. L’acqua al mulino grillino assumeva la forza di un torrente. E poi quelle  parole, spavalde, mediaticamente efficaci,  politicamente  banali.  “Cambia  verso”, “ cambia la musica”, accompagnate da continue minacce, approvate le mie leggi o me ne vado, l’identificazione fra governo e partito, fra partito e Parlamento. Ancora. Il premier si diletta a distinguersi dai “politici”, ne parla per segnalare le distanze, quasi lui non fosse un politico ma uno mandato dalla provvidenza. 

L’attacco alla Cgil e ai sindacati, l’ossessione del premier

Da qui nasce l’attacco ai sindacati, alla Cgil, in primo luogo,la sua ossessione tanto che, mentre Grillo spara  i suoi missili, per colpire le cittadelle della democrazia, lui non trova di meglio che sparare a palle infuocate contro la Cgil. E se ne fa un merito proprio mentre, ognuno con le funzioni che  gli sono proprie, in piena autonomia, l‘Italia ha bisogno di coesione sociale, partecipazione. Fare la guerra ad una organizzazione come la Cgil che conta quasi sei milioni  di iscritti, insieme a Cisl e Uil oltre dieci milioni di cittadini italiani è un altro asso che si offre a Grillo. Questa è la partita aperta. Comprendiamo che nel Pd alla vigilia del voto si raccolgano le forze per vincere, nel voto europeo , in quelli regionali e comunali. Ma l’afonia della sinistra del Partito, delle minoranze,  diversamente dislocate,  su problemi che richiamano la difesa della democrazia, i rapporti fra forze politiche,governo, corpi intermedi, non giova a nessuno, non fa il bene dei Democratici e del Paese.

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