Sognando un Europa migliore con papa Francesco

ROMA – Chissà se a qualcuno, ascoltando il Papa parlare a Strasburgo davanti alla platea dei benpensanti della ‘politica europea’, gli è passato per la mente che forse  si starebbe stato meglio essere sotto la guida sensibile e saggia di un Francesco Bergoglio, il quale al contrario di rampanti politici sembra cogliere sempre il senso reale delle cose.

Perfino coloro che si riconoscono atei o credono ben poco ad una fede religiosa, si devono ricredere su questo Papa che ha davvero una marcia in più rispetto a chi ha governato e chi governa questo Continente dalle mille contraddizioni. C’è da sperare che papa Francesco abbia illuminato i benpensanti, visto che in questa, come in altre occasioni, ha fatto intendere che la strada intrapresa non è proprio quella più giusta, per lo meno quando parliamo di una globalizzazione finanziaria che ha portato gli abitanti degli Stati membri alla deriva economica, sociale e culturale.

Il Papa ha ricordato molte cose. In primis le radici cristiane nel loro profondo significato aprendosi alle molteplici problematiche e sfide che si pongono davanti ogni giorno.  I numerosi poveri che vivono in Europa sono una delle inconfutabili prove del disastro sociale a cui stiamo assistendo. “Quanti ce ne sono nelle nostre strade! – ha esclamato il Pontefice – . Essi chiedono non solo il pane per sostenersi, che è il più elementare dei diritti, ma anche di riscoprire il valore della propria vita, che la povertà tende a far dimenticare, e di ritrovare la dignità conferita dal lavoro”. E  sui migranti il Papa fa appello all'”accoglienza”, perchè queste persone,  “hanno bisogno anzitutto dell’essenziale per vivere, ma principalmente che venga riconosciuta la loro dignità di persone”. Nel suo discorso  papa Francesco ha posto l’accento sul “grave problema del lavoro, soprattutto per gli alti livelli di disoccupazione giovanile che si riscontrano in molti Paesi – una vera ipoteca per il futuro – ma anche per la questione sempre della dignità del lavoro”. 

E poi: “L’Europa deve riflettere se il suo immenso patrimonio umano, artistico, tecnico, sociale, politico, economico e religioso è un semplice retaggio museale del passato, oppure se è ancora capace di ispirare la cultura e di dischiudere i suoi tesori all’umanità intera”. Ma non solo. Il papa in questo drammatico quadro europeo non manca di lanciare qualche critica alle istituzioni, sempre più lontane dai reali problemi e dalle reali istanze dei cittadini. “Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello ‘spirito umanistico’ che pure ama e difende”, ha ammonito il Pontefice. Insomma “l’Europa – tuona papa Bergoglio –  non deve ruotare intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana”. Il Pontefice parla addirittura di  “un’Europa malata di solitudine”, cogliendo il risultato di un pensiero unico che porta inevitabilmente alla chiusura e all’individualismo.

E in certi passaggi del suo intervento il papa assume sempre più una visione che incarna il buon senso di cui oggi abbiamo tanto bisogno.  “L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare – afferma il Santo Padre – così che quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore”. E poi: “E’ il grande equivoco che avviene quando prevale l’assolutizzazione della tecnica, che finisce per realizzare una confusione fra fini e mezzi. Risultato inevitabile della cultura dello scarto e del consumismo esasperato. Al contrario, affermare la dignità della persona significa riconoscere la preziosità della vita umana, che ci è donata gratuitamente e non può perciò essere oggetto di scambio o di smercio”.

Inutile dire che il papa ha ricevuto una vera e propria standing ovation dai parlamentari europei. Ora però bisognerà solo attendere e vedere se le parole sono state metabolizzate con coscienza. Fa comunque riflettere il premier Matteo Renzi che a caldo commenta così l’intervento del Pontefice:  “Quello del Papa e’ stato un discorso ‘politico’ con la ‘p’ maiuscola, quando la politica e’ una cosa seria”. Infatti, la politica è una cosa altamente seria, anche se qualche volta bisognerebbe ricordare all’ex sindaco di Firenze che troppo spesso ‘chi la predica bene, alla fine razzola male’. Anche per questo motivo l’astensionismo è così diffuso e l’allergia a una certa politica pure. 

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Alessandro Ambrosin

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