Encomiabile discorso del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Ora la politica raccolga il messaggio

ROMA – Sergio Mattarella ha giurato solennemente davanti al Parlamento riunito in seduta comune.

Il suo discorso d’insediamento al Quirinale è stato encomiabile e nonostante i dissensi del dopo elezione non ha fatto una piega. Quanto tempo è trascorso da quando non sentivamo richiamare con forza e vigore, non solo i valori costituzionali, ma dare una lettura del Paese nella sua realistica drammaticità e sofferenza. 

Il richiamo all’unità nazionale, come l’esplicito riferimento alle riforme costituzionali – in primis quella elettorale – e al cambiamento, racchiudono la forza e lo spirito  che tutti si aspettavano da un Presidente della Repubblica. Il neo Capo dello Stato, al di là dei personali ringraziamenti che ha voluto dedicare ai suoi predecessori scatenando applausi da tutto l’emiciclo,  ha elencato tutta una serie di problematiche, come le inevitabili conseguenze di una crisi che ha lacerato lo stato sociale, economico e umano dei cittadini. Niente di nuovo per chi, volente o dolente, deve sopportare situazioni drammatiche a cui la politica e spesso anche le istituzioni non rispondono. Chissà che le parole di Sergio Mattarella rimangano scolpite nella memoria e non restino inascoltate affinchè la coscienza di chi ha potere decisionale sulle persone si apra e accolga le istanze rimaste per troppo tempo sopite e ignorate. I discorsi commemorativi, sappiamo bene, creano uno stato emozionale del tutto soggettivo, ma l’auspicio ê che tali parole siano in grado di determinare in questa classe politica le azioni fattive di cui l’Italia ha bisogno, anche  e soprattutto per ridare agli italiani quella fiducia persa, quale effetto delle promesse mancate. Il tempo, inutile ricordarlo, è scaduto da un pezzo e ora Mattarella sarà un arbitro imparziale e autorevole, probabilmente, stando al suo discorso, capace di innescare quel processo dove politica e istituzioni tornino ad avere un ruolo centrale al servizio della comunità.

Abbiamo sentito parlare ancora una volta di eguaglianza, di garanzie e di tutele. C’è solo da augurarsi che anche il presidente del Consiglio faccia sue queste parole e torni ad ispirarsi ai valori alti della nostra Carta Costituzionale senza sottrarsi al confronto, senza ignorare la realtà delle cose, com’è accaduto finora.

Renzi, infatti, come Tsipras, aveva promesso che sarebbe andato in Europa battendo i pugni, reclamando i diritti di un Paese lacerato da una crisi che ha affossato la vita degli italiani. Ma l’unico pugno che si è levato in segno di dissenso é stato quello di Alexis Tsipras. Oggi, tuttavia, con l’intervento di Mattarella, domina la sensazione che qualcosa potrebbe davvero cambiare. “La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione”, ha precisato il Capo dello Stao nel suo discorso. 

Chissà che questa volta le parole non finiscano nei mille rivoli di una politica che parla solo a se stessa, ma che vengano raccolte e messe in pratica con volontà e passione, se si ha veramente a cuore le sorti del Paese. Insomma, il fine è sempre lo stesso, quello di riuscire ad unire il dire al fare, ad aprire gli occhi a quella politica che spesso dimentica di guardare oltre il Palazzo dove vive. In questo modo anche le parole di un Presidente non diventeranno lo zuccherino per rabbonire creduloni e scettici o per provocare la lacrimuccia nei fervidi credenti. La politica adesso si metta all’ascolto e soprattutto apra gli occhi tra la gente che ha perso ogni speranza. Il cambiamento potrebbe essere dietro l’angolo e un Presidente della Repubblica potrebbe davvero fare la grande differenza.

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