ROMA – Non si capisce perchè in un Paese come l’Italia, a forte rischio sismico, le case prefabbricate non abbiano mai preso piede se non durante le emergenze.
Al di là dei centri storici che probabilmente resteranno svuotati dai suoi abitanti anche in post ricostruzione, è necessario trovare una soluzione idonea che tenga conto delle reali esigenze. Da noi si parla di prefabbricati solo quando si verifica una calamità naturale. Eppure questo tipo di abitazioni, se realizzate da seri e onesti professionisti, garantiscono sicurezza e affidabilità a lungo termine e non solo “a breve”. Non c’è bisogno di costruire esclusivamente i cosiddetti Moduli Abitativi Provvisori, com’è avvenuto per l’emergenza di Amatrice, ma prefabbricati permanenti per dare una vera casa a chi non ce l’ha più. Insomma, ancora una volta, questo dei prefabbricati “usa e getta” rischia di diventare il solito business.
Il terremoto in Abruzzo del 2009 è diventato un brutto esempio di gestione di questi moduli abitativi, dove qualcuno si è riempito le tasche impropriamente, tant’è che è dovuta intervenire la Corte dei Conti europea per scoprire che le abitazioni prefabbricate a L’aquila costarono ben il 158% in più rispetto al prezzo standard. E per di più emerse che le case non furono costruite con gli standard qualitativi adeguati e ora qualcuno ne dovrà rispondere.
Non dimentichiamo la famigerata telefonata intercettata tra l’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli e suo cognato Gagliardi, in cui emerge la speculazione sugli appalti a pochi giorni dal terremoto dell’Aquila.
Indubbio che le lobby di costruttori, di palazzinari che specualano sul mattone sia ancora presente in questi frangenti. Ed è altresì chiaro che la politica delle istituzioni non abbia tanta voglia di affrontare seriamente questioni così delicate dettando regole e sopratutto controlli rigidissimi che potrebbero finire per cozzare contro il liberismo sfrenato di questo cinico business. C’è solo da auspicare che attraverso l’ennesimo tragico episodio si gettino una volta per tutte le basi per cambiare la politica della ricostruzione, controllando in maniera scrupolosa i bandi post terremoto e investendo in case, anche prefabbricate, che durino nel tempo. Insomma, invece che continuare a promettere mari e monti ai terremotati bisogna guardare in faccia la realtà che ci circonda, il territorio in cui viviamo trovando le migliori soluzioni che possano dare quella sensazione di totale sicurezza in calamità naturali come questa, evitando con rigore le speculazioni dei soliti furbetti.
D’altra parte, oggi migliaia di sfollati hanno paura di tornare nelle proprie abitazioni che ritengono non più sicure. Per Vasco Errani, commissario per la ricostruzione, ora la priorità è rimettere in sicurezza le persone, ospitandoli in alberghi. Ma poi bisognerà verificare il percorso successivo, ovvero una ricostruzione che possa garantire la massima incolumità. “Lo Stato c’e’ e assicura la ricostruzione”, ha detto Matteo Renzi. Ma come?
Con moduli abitativi dalla durata temporanea e poi si vedrà? Non dimentichiamo che ogni volta che si è verificato un terremoto c’è la massima attenzione durante l’evento sisimico, ma poi i terremotati con le loro problematiche quotidiane finiscono inevitabilmente nell’oblio. Insomma l’Italia deve sì preservare la sua storia attraverso le sue opere architettoniche uniche, ma anche dare un tetto sicuro agli italiani. E senza speculazioni.