Il vaccino di Oxford, leader nella battaglia contro il Covid-19

E’ ormai evidente che l’università di Oxford sia emersa come leader globale nella battaglia scientifica contro il coronavirus. Non a caso la prestigiosa università anglosassone, che gestisce di fatto il più grande studio clinico al mondo sui trattamenti Covid-19, è sotto i riflettori proprio per i risultati raggiunti in termini di efficacia. 

Oxford, d’altra parte, è stata in vetta alla classifica mondiale per ben nove anni nel Times Higher Education, una pubblicazione annuale che riporta la classifica delle migliori 1400 università presenti in 92 nazioni. Dopo aver maturato per decenni studi e ricerche,  – nove centri medici all’estero in Asia e Africa, 2.000 dipendenti e un portafoglio di ricerca di 340 milioni di sterline – l’Università di Oxford è oggi in grado di rafforzare le sue competenze con una particolare attenzione alle infezioni che affliggono il mondo contemporaneo.

Proprio gli scienziati di Oxford hanno lavorato a lungo su tutti gli agenti patogeni che potrebbero causare una pandemia, inclusi i coronavirus. E sono stati i primi a mobilitarsi contro il covid studiando i diversi aspetti della pandemia e promuovedo e pianificando una ricerca su vasta scala a livello internazionale. E’ stata proprio la professoressa di Vaccinologia dell’Università di Oxford, Sarah Gilbert, che aveva già un prodotto sperimentale in fase di sviluppo per la sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers) – una malattia da coronavirus che occasionalmente passa dai cammelli all’uomo e ha causato la morte di 858 persone dal 2012 –   a tentare di adattare il suo vaccino anche contro il Covid-19.

Un tentativo scientifico che ha riscosso subito l’appoggio della fondazione Cepi, (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations) e di altri finanziatori privati.

I risultati incoraggianti non si sono fatti attendere e dopo una ricerca su eventuali partner la scelta della produzione è ricaduta su AstraZeneca, un’azienda biofarmaceutica svedese-britannica che si è proposta a garanzia di una produzione adeguata. Intanto i risultati della sperimentazione clinica sono giunti già alla fase 3 e, nonostante i dati sull’efficacia del vaccino debbano ancora essere confermati, sembra proprio che quella di Oxford sia la strada giusta. Non è certo una casualità, ma il frutto di tanto impegno e di collaborazioni che hanno accresciuto le conoscenze e le competenze di questa prestigiosa istituzione.

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