Dopo anni di dettagliate osservazioni con il telescopio spaziale XMM-Newton dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), un team internazionale di ricercatori, tra cui Ciro Pinto dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, guidati dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), hanno scoperto oscillazioni quasi periodiche nei segnali X emessi dalla “corona” di particelle che circondano un buco nero supermassiccio al centro di una galassia vicina.
Queste scoperte, pubblicate su Nature, offrono nuovi spunti sulla complessità dell’assorbimento di materia da parte di questi oggetti celesti.
Oscillazioni periodiche
L’osservazione di segnali X oscillanti, provenienti dalla corona del buco nero 1ES 1927+654, suggerisce la presenza di un altro oggetto celeste, forse una nana bianca, in orbita attorno al buco nero. Questo oggetto potrebbe essere parzialmente “mangiato” a ogni orbita.
Le recenti osservazioni del 2022 hanno mostrato rapide variazioni del flusso di raggi X, segnale di un’interazione dinamica e complessa tra la nana bianca e il buco nero.
Nuove ipotesi
Il team ha proposto diverse spiegazioni per questo fenomeno. Una ipotesi è l’evento di distruzione mareale, dove un corpo celeste viene disintegrato dalle forze di marea del buco nero. Un’altra possibilità è che la nana bianca, orbitando attorno al buco nero, perda gradualmente materia, creando le osservazioni di fluttuazioni osservate. I dati più recenti del 2024 suggeriscono che queste interazioni sono più prolungate e complesse di quanto inizialmente previsto.
Le prossime frontiere
L’osservazione futura di onde gravitazionali potrebbe essere decisiva per confermare le ipotesi correnti. La missione LISA, prevista per il 2035 dall’ESA, mira a rilevare onde gravitazionali prodotte da fenomeni come quello osservato in 1ES 1927+654. In combinazione con la missione NewAthena, che avrà capacità di osservazione a raggi X superiori, si apriranno nuove possibilità per comprendere i meccanismi di formazione e evoluzione dei buchi neri supermassicci.
Le scoperte e le tecnologie imminenti offrono un panorama eccitante per la scienza dei buchi neri.
Ciro Pinto, tra gli autori dello studio, sottolinea l’importanza delle future missioni spaziali per una migliore comprensione dei fenomeni osservati e per spingere ulteriormente i confini della conoscenza astrofisica.