Ricerca e Sviluppo in Italia 2023-2025. Cresce la spesa, ma aumentano i divari tra grandi e piccole imprese

La ricerca e sviluppo (R&S) in Italia registra un trend positivo tra il 2023 e il 2025, con una crescita costante degli investimenti sia nel settore pubblico che in quello privato.

Tuttavia, il quadro mostra anche criticità: persistono forti divari territoriali e dimensioni d’impresa sempre più polarizzate tra grandi gruppi e piccole realtà.

Spesa in R&S: 29,4 miliardi nel 2023

Nel 2023 la spesa complessiva in R&S intra-muros – ovvero quella sostenuta da imprese, università, istituzioni pubbliche e settore non profit – ha raggiunto i 29,4 miliardi di euro, segnando un +7,7% rispetto al 2022. L’incidenza sul PIL, pari all’1,37%, resta stabile rispetto all’anno precedente, ma inferiore al livello del 2021 (1,41%).

Gli incrementi più consistenti si registrano nelle istituzioni pubbliche (+14,5%) e nelle università (+9,9%), mentre le imprese crescono a un ritmo più contenuto (+5,4%) e le piccole realtà continuano a ridurre gli investimenti (-2,3%).

Previsioni 2024-2025: crescita moderata ma costante

Le stime indicano per il 2024 un incremento complessivo modesto: la spesa in R&S delle imprese dovrebbe crescere solo dell’1,2%. Diverso lo scenario per il 2025, quando le aziende prevedono un aumento più consistente, pari al +4,0%.
Anche il settore pubblico conferma una traiettoria positiva: +6,6% nel 2024 e +7,2% nel 2025.

La polarizzazione tra grandi e piccole imprese

Il quadro evidenzia un sistema imprenditoriale diviso. Le grandi imprese (oltre 250 addetti) sostengono il 73% della spesa privata in R&S, pari a circa 12,5 miliardi di euro, in crescita del 7,3%. Al contrario, le piccole imprese registrano un calo del 2,3%, riducendo ulteriormente il loro peso nella spesa nazionale.

Oltre l’80% della R&S privata è sostenuto da multinazionali, soprattutto a controllo estero, responsabili del 44,6% degli investimenti complessivi.

I settori che trainano la ricerca

La produzione di autoveicoli, macchinari e altri mezzi di trasporto rappresenta oltre il 38% della spesa complessiva in R&S, seguita da elettronica, ICT e farmaceutica. In crescita la spesa per la ricerca di base (+13,9%) e quella per la ricerca applicata (+9,3%), mentre lo sviluppo sperimentale cresce in modo marginale (+1,6%).

Disuguaglianze territoriali: Nord in testa, Sud in rincorsa

La spesa è fortemente concentrata: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte assorbono quasi il 60% degli investimenti nazionali.
Al Sud emergono segnali di crescita – Sicilia +17,1%, Calabria +18,5% – ma il divario con il Nord rimane marcato. Le migliori performance in rapporto al PIL si registrano in Piemonte ed Emilia-Romagna, entrambe oltre il 2%.

Personale e ricercatori in aumento

Nel 2023 gli addetti alla R&S hanno raggiunto le 519mila unità (+3,1% rispetto al 2022). Cresce in particolare il personale nel settore pubblico e nelle università (+6,6% e +5%).

Le donne rappresentano il 35,3% del personale totale e crescono a un ritmo superiore agli uomini (+5,1% contro +2,4%). Nelle università e nelle istituzioni pubbliche le ricercatrici superano il 50% del personale femminile dedicato alla R&S, mentre nelle imprese restano sotto il 25%.

Stanziamenti pubblici: +4,8% nel 2023

Gli stanziamenti pubblici per la ricerca hanno raggiunto i 13,5 miliardi di euro, con un aumento del 4,8% sul 2022. Quasi il 40% è destinato alle università tramite il Fondo di finanziamento ordinario (FFO). Importanti risorse sono allocate anche all’esplorazione spaziale (13,4%), alla salute umana (11,9%) e alle tecnologie industriali (9,8%).


Un’Italia della ricerca a due velocità

Il triennio 2023-2025 segna un rafforzamento della ricerca e sviluppo in Italia, con una crescita costante degli investimenti pubblici e privati. Tuttavia, permangono squilibri strutturali: da un lato le grandi imprese e le regioni del Nord che trainano il sistema, dall’altro le piccole imprese e molte aree del Mezzogiorno che faticano a tenere il passo.

Per trasformare questa crescita quantitativa in un vero salto di qualità sarà necessario ridurre i divari territoriali, sostenere le PMI innovative e valorizzare maggiormente il capitale umano femminile e giovanile.

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