A Roma migliaia di lavoratori provenienti da ogni parte d’Italia scendono in piazza per protestare contro lo smantellamento dello Stato Sociale
ROMA – Il Sindacato di Base di nuovo in piazza per protestare contro l’attacco sconsiderato del Governo Berlusconi ai diritti fondamentali dei lavoratori nel settore pubblico e nel privato. Dopo un’azione di sensibilizzazione capillare svolta in tutti i luoghi di lavoro per spiegare i guasti provocati al paese dalle riforme Gelmini, Brunetta e dal sanguinario modello Marchionne, insegnanti, operatori socio-sanitari, operai, impiegati, studenti, precari, vigili del fuoco, auto-ferrotranvieri, blocchi metropolitani, inquilini resistenti, provenienti da ogni parte d’Italia, si sono dati appuntamento a piazza della Repubblica per far sentire la loro voce e per dire di no ad un progetto politico che vuole smantellare definitivamente il modello sociale conquistato con dure lotte negli anni settanta a tutto vantaggio delle lobby imprenditoriali e di gruppi di potere ben consolidati. Dinanzi all’arroganza di una classe dominante che ha fatto del profitto e del mantenimento dei privilegi di casta il proprio vessillo mascherandolo con operazioni demagogiche di facciata, c’è un popolo vivo e pulsante che, in un corteo compatto e ben organizzato, si è snodato per le vie del centro di Roma fino a piazza Navona, gridando slogan in cui è emerso chiaro il proprio sdegno per una deriva autoritaria che vuole comprimere e mortificare la dignità delle persone. E’ in questo che si vede la forza di un sindacato che, dal basso, è capace di mobilitare le forze più attive e combattive di questo nostro paese messo in ginocchio da politiche fallimentari e da un riformismo becero e incapace di dare risposte concrete a chi non riesce più a condurre esistenza decorosa.
Nessuna politica infatti ha saputo costruire un progetto credibile in grado di offrire soluzioni ai gravi problemi che affliggono gli italiani: dalla casa, alla disoccupazione, dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, all’inadeguatezza di un salario che non permette più un esistenza libera e indipendente nulla o quasi è stato fatto per porre rimedio. E per questo il Sindacato di Base si è mosso in modo unitario, disciplinato e propositivo per mandare un segnale chiaro al Governo e ai sindacati concertativi filo – padronali CISL, UIL e UGL che nessuno potrà calpestare i diritti dei lavoratori senza pagarne il prezzo. Ecco quindi il senso più profondo che ha spinto oltre 50 mila in piazza a Roma e oltre 1 milione e 200 mila lavoratori in tutta l’Italia ad incrociare le braccia accomunati da un unico ideale: riprendere la lotta contro la classe padronale in Italia e in Europa. “Uniamo le lotte, mettiamoli in crisi”, così recitava striscione che apriva il corteo, un chiaro monito non solo al regime berlusconiano ma anche a tutta la galassia di partiti, partitini e sindacati della sinistra antagonista e di opposizione che, nella loro visione frammentaria e disomogenea della realtà, ha trovatole ragioni della sua inevitabile sconfitta. Solo uniti si può vincere. Divisi non si va da nessuna parte.