Scuola. Tagliano i fondi e la chiamano riforma

ROMA – Basta apparire! Così si intitolava il noto documentario del 2009 dedicato all’analisi del potere della comunicazione e quindi dei mass media nel mutamento sociale-antropologico di una nazione come l’Italia. Ora la riforma della scuola si può decidere di leggerla con le lenti dell’apparenza o con quelle della realtà. Guardando i colori, i caratteri, l’impaginazione accattivante del libello renziano o leggendone  – tra e sotto le righe – gli autentici contenuti.

Si può scegliere di credere all’epica stabilizzazione dei precari delle Graduatorie ad esaurimento (Gae) o approfondire un poco la questione per scoprire gli 80.000 docenti abilitati di Stato completamente invisibili e dimenticati dalla stessa riforma.  Si può scegliere di apprezzare la presenza dei ministri nelle scuole il primo giorno di lezione (solo e rigorosamente il primo!) oppure vederla come l’ennesima stanca e snervante mossa mediatico-pubblicitaria, mentre gli intonaci delle scuole vengono giù. 

Si può confidare nell’apertura al dialogo e al confronto, così tanto annunciata per la condivisione della riforma, oppure pensare che siano le ennesime parole vuote condite con una buona dose di slogan saporiti.

E’ forse dialogo quello uscito fuori dall’incontro con i rappresentanti politici durante la manifestazione del 10 settembre a Montecitorio? E’ forse dialogo twittare con l’hashtag #dialogo? E’ forse dialogo fare un sito (www.passodopopasso.gov.it) in cui inserire una sezione per i pareri e i commenti – che mai nessuno ovviamente leggerà –  sulla riforma della scuola? E’ forse dialogo quello dell’Onorevole Maria Coscia che, alle mie insistenti ma rispettose domande, ha risposto cancellandomi dalla sua pagina Facebook?

Questa riforma – diciamola tutta e diciamolo chiaramente- sotto la sua patina luccicante nasconde solo l’ennesimo taglio di fondi e risorse alla scuola. Come la polvere sotto i tappeti.  Riepiloghiamo brevemente.

– Via la terza fascia e via la seconda fascia di abilitati di Stato (che si cerchino un nuovo lavoro oppure provino il concorso per quei pochi posti che si spartiranno con i NON abilitati prima del 2001!).

– Assumiamo tutti da Gae! (Peccato che, a breve, saranno costretti a farlo, a causa della sentenza della Corte europea in arrivo, e non sarà una loro magnanima scelta come vogliono far credere. Questo tutti i mass media omettono di dirlo!). 

In cambio delle assunzioni, però, i sindacati devono tacere circa gli scatti stipendiali fermi da anni, mi raccomando, tutti zitti.

– Visto che le cattedre per i 150.000 neoassunti non ci sono, cosa facciamo? Mettiamoli nell’organico funzionale. Gli facciamo fare di tutto un po’. Con un breve corso/sanatoria magari li immettiamo sul sostegno, così, in un colpo solo, risparmiamo su due fronti: supplenze e sostegno. Poi li facciamo anche insegnare su classi di concorso affini, se sono così tanti: mettiamo, che ne so, un docente di educazione tecnica a insegnare inglese o, perché no, a sostituire lettere. 

Ah, ultimo fresco annuncio, di questa mattina del ministro Giannini, in tailleur bianco e filo di perle: via i commissari esterni all’esame di maturità. Costano troppo.  Tagliano fondi e la chiamano riforma.

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