Rizzoli. “Le mie risposte alle grandi domande” di Stephen Hawking. Recensione

“Le mie risposte alle grandi domande” di Stephen Hawking edito da Rizzoli (pagg. 199 euro 17,00) e uscito pochi mesi dopo la sua morte, avvenuta il 14 marzo scorso, con un’affettuosa postfazione curata dalla figlia Lucy. 

Il libro è un compendio dei suoi scritti, “uno scienziato quale sono stato – come ha precisato lui stesso – con un profondo interesse per la fisica, la cosmologia, l’universo e il futuro dell’umanità”. Stephen  Hawking, come si sa, ha vissuto gli ultimi anni della sua vita completamente paralizzato, con il solo cervello a funzionare egregiamente, in grado di muovere appena pochi muscoli facciali, prigioniero di una sedia a rotelle dotata di strumenti sofisticatissimi che gli hanno consentito di comunicare.   Rispondere alle questioni fondamentali sulla nascita e sul futuro del nostro mondo è stato ben presto lo scopo della sua vita di ricercatore. Da quanto ha lasciato scritto si ricava il suo pensiero su tutto. Lui stesso si è fatto delle domande, fondamentali per l’umanità, e si è dato delle risposte. Ecco, in una straordinaria auto-intervista cosa ci manda a dire lo scienziato più geniale della nostra epoca, oggi purtroppo dall’aldilà.

Al quesito: “Quale sarà il destino dell’umanità nei secoli a venire?  Ce la farà la terra a sopravvivere all’uomo che persiste in un’opera costante di quotidiana distruzione?” la risposta di Hawking è lapidaria: “La terra è finita, gli uomini farebbero bene a lasciarla prima che sia troppo tardi. Bisognerà trovare altri mondi dove continuare a vivere”. 

Sul mistero se esista Dio Hawking dice: “Oggi la scienza sta rispondendo sempre più spesso a domande che un tempo erano appannaggio delle religione, nella quale per secoli si è cercato di trovare la spiegazione agli interrogativi che ognuno di noi si pone: perché siamo qui? Da dove veniamo? Quando la gente mi chiede se l’universo sia stato creato da un Dio rispondo che la domanda stessa non ha senso: prima del Big Bang il tempo non esisteva e, di conseguenza, non c’è un tempo in cui Dio possa aver plasmato l’universo.  Per me, la fede nell’aldilà è soltanto un pio desiderio, non c’è alcuna prova affidabile della sua esistenza ed è qualcosa che sfida tutte le nostre conoscenze scientifiche. Io penso che quando moriamo torniamo ad essere polvere. Questo tuttavia non sminuisce il valore della nostra vita, dell’influenza che abbiamo esercitato e dei geni che abbiamo trasmesso ai nostri figli. Abbiamo solo questa vita per apprezzare il grande disegno dell’universo ed è una possibilità di cui sono estremamente grato”. 

Sulla questione della nostra solitudine nell’universo:  “E’ possibile che là fuori ci siano altre forme di vita intelligenti ma finora siamo sfuggiti alla loro attenzione. Da anni è in corso una competizione internazionale per creare dei messaggi che potrebbero essere letti da una civiltà avanzata. Dovremmo, però, stare attenti a rispondere a eventuali comunicazioni aliene prima di esserci sviluppati un po’ di più. Al nostro stadio attuale un incontro con una civiltà più avanzata della nostra sarebbe paragonabile all’incontro degli indigeni americani con Colombo: non penso proprio che, col senno di poi, gli indigeni lo abbiano giudicato un evento felice”.

Sulla possibilità di viaggiare nel tempo: ”In base alle nostre attuali conoscenze fisiche gli spostamenti spaziali ultraveloci o i viaggi all’indietro nel tempo non possono essere esclusi. Tuttavia, essi verrebbero a causare grandi problemi logici e, per questo, c’è da auspicare che esista una legge di protezione cronologica che impedisca di tornare indietro nel tempo e, per esempio, uccidere i propri genitori. I fans della fantascienza, comunque, non si scoraggino”.

Se riusciremo a sopravvivere sulla terra: “La Terra è minacciata in così tanti modi e ambiti che mi risulta difficile mantenere un atteggiamento positivo: tanto per cominciare, sta diventando troppo piccola per noi. Le risorse si stanno prosciugando ad un ritmo allarmante. Abbiamo fatto al nostro pianeta l’infausto dono del cambiamento climatico. Aumento delle temperature, scioglimento dei ghiacci, deforestazione, sovrappopolamento, malattie, guerre, carestie, mancanza di acqua e decimazione delle specie animali: questi problemi possono essere risolti, ma finora nessuno l’ha fatto. Il riscaldamento globale è causato da tutti noi, che vogliamo automobili, viaggi e standard di vita sempre più elevati. Il problema è che quando la gente si renderà conto di ciò che sta accadendo potrebbe essere troppo tardi”.

Se dovremo un giorno colonizzare lo spazio: “Dobbiamo esplorare il sistema solare e trovare nuovi posti dove gli uomini potrebbero vivere. In un certo senso, la situazione è simile a quella dell’Europa prima del 1492. Anche allora c’era chi sosteneva che mandare Colombo in giro per gli oceani fosse un inutile spreco di soldi; poi però la scoperta del Nuovo mondo cambio profondamente quello Vecchio. La colonizzazione dello spazio avrà effetti ancora più grandi: rivoluzionerà il futuro della razza umana, o magari ci darà la possibilità stessa di avercelo un futuro. Stiamo, comunque, parlando di una strategia a lungo termine dove con ‘lungo termine’ intendo centinaia o forse anche migliaia di anni. Potremmo avere una base sulla Luna entro trent’anni, raggiungere Marte entro cinquanta ed esplorare le lune dei pianeti esterni entro un paio di secoli. Per raggiungere il sistema stellare più vicino, però, ci vorrebbero tre milioni di anni. Se nel sistema di Alfa Centauri, che si trova a 4,37 anni luce dalla Terra (più di 40 miliardi di chilometri) ci sono degli esseri viventi, restano ancora beatamente ignari dell’ascesa di Donald Trump. Se l’umanità è destinata a sopravvivere per altri milioni di anni il nostro futuro sta nell’andare con coraggio dove nessun altro è mai giunto prima”. 

Se saremo surclassati dall’intelligenza artificiale Hawking ritiene che: “Nel racconto La risposta, che lo scrittore di fantascienza Fredric Brown pubblicò nel 1954, uno scienziato chiede al super-computer che ha appena finito di realizzare: ‘Esiste Dio?’ , il computer risponde ‘Adesso si!’.   Dopo la scoperta del fuoco, i ripetuti disastri che abbiamo provocato ci hanno condotto all’invenzione degli estintori.  Il nostro futuro sarà segnato dalla battaglia ingaggiata tra il crescente potere della tecnologia e il buonsenso con cui ne faremo  uso. Al computer che si sente Padreterno potremo sempre staccare la spina”.

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