Il virus che può infettare le primarie, una brutta bestia

ROMA – Bersani, con la Carta di  intenti posta a base della costruzione del programma per il governo del centrosinistra ha individuato nelle primarie di coalizione un momento  per riportare grandi masse di popolo, i lavoratori in primo luogo, le fasce più deboli della popolazione, i giovani, le donne, il mondo della scuola, della cultura, umiliato dal berlusconismo, ad un rapporto stretto, di fiducia con il partito di cui è segretario, per ritrovare una credibilità perduta.

Un “ servizio “ reso alle forze politiche , alla democrazia di questo paese messa a dura prova, da episodi di malaffare, corruzione.   Tre considerazioni si possono fare.  Questa competizione fra i diversi candidati  avviene mentre il Paese vive una della fasi più critiche. I dati forniti dall’Istat, associazioni,,istituti di ricerca, parlano  di  crescente disoccupazione, precariato, fabbriche in crisi, servizi sociali tagliati, tasse che colpiscono nel mucchio, tartassano le famiglie operaie, del ceto medio, le stesse imprese, mentre i manager, i banchieri, si aumentano il malloppo. Cresce la disperazione. Alcoa,  Sulcis, Ilva, della Fiat, sono nomi che ricorrono sulle pagine dei giornali per le clamorose proteste che mettono in atto. Ma ci sono in identiche condizioni lavoratori di  centinaia di aziende grandi e piccole, di migliaia di esercizi nel settore artigiano, in quello commerciale che chiudono.  E’ un paese che rischia una deriva, alla crisi economica si accoppia quella morale,  il cittadino non vede sbocchi. Per due giorni abbiamo parlato con tante persone, una sosta in un bar, una chiacchierata,  in un ufficio postale, alla fermata di un bus che non arriva,  su un treno dei pendolari che non arriva, ad un presidio davanti a Montecitorio di operai di aziende in crisi, alla manifestazione dei lavoratori dei servizi pubblici.

Al Pd arrivano messaggi non cifrati: da che parte state ?

 La  sfiducia corre sul filo, ma c’è anche la voglia di non cedere, di battersi per cambiare, non sono teneri con  Monti,  al Pd mandano messaggi non cifrati, vogliono sapere “ da che parte state,” “ cosa fate per noi”. Le primarie sono lontane, non stanno nel loro orizzonte. Seconda questione, collegata alla prima.  Sempre più  le primarie rischiano di essere una resa dei conti interna,un congresso mascherato. Bersani, da segretario del partito è alle prese con la riforma della legge elettorale, la legge contro la corruzione, le spese di alcune Regioni, le truffe di consiglieri e assessori di alcune Regioni,  deve far fronte a quei numeri che raccontano cosa sia la recessione,  gli  altri candidati, selezionati da Repubblica,Renzi  per primo, sembrano estranei a quanto succede in questo paese, alla costruziones di u n oriogramma della coalizione. Lui dice che  chi vince le primarie scrive il programma,  gli altri componenti della coalizione devono accettare. Insomma una bella linea liberista,  alla Ichino,anche di più, che Renzi propugna, dovrebbe andar bene a Bersani, Vendola, Nencini. Terza considerazione.  La  “ disponibilità “ di Monti ad un bis. Negli ambienti vicini al premier si fa circolare che , in  quell’’ambiente internazionale  non poteva che dare quella risposta per non apparire distaccato dal futuro dell’Italia.  Il presidente-si dice- si augura che con le elezioni tornino in campo le forze politiche e si trovi una soluzione diversa dalla sua. Può essere, ma da Casini, da  Fini viene la richiesta che sia Monti a guidare uno schieramento moderato. L’Udc sembra allontanare qualsiasi ipotesi di alleanza con la coalizione dei proighressisti e democratici. Imprenditori, banchieri, manager come Marchionne, massimi esponenti della Conferenza episcopale, i vescovi, dirigenti sindacali come Bonanni, segretario generale della Cisl, si spellano le mani, i grandi giornali, Repubblica in testa,  gongolano, Bersani è sottoposto ad una specie di tiro al bersaglio.

La “ disponibilità “ di Monti cambia lo scenario. Vendola tentenna

 Dice uno degli esponenti degli ex Margherita, Beppe Fioroni, voce autorevole del Pd  che la disponibilità di Monti”cambia lo scenario.” Non gli si può dar  torto. Afferma che gli sfidanti di Bersani non se ne rendano conto e che il “futuro del Paese non può essere guidata da incoscienti coraggiosi” Il riferimento è chiaro.. Dice anche che “è facile sostituire Monti quando, non c’è, è impossibile quando c’è”. A buon intenditori poche parole. Se ne accorge Nichi Vendola,  il partner indispensabile per Bersani, che tentenna sempre più in merito alla sua partecipazione alle primarie.  In questa situazione  il Pd e Bersani che ne è il,  segretario, ha la responsabilità di incanalare le primarie in un percorso che incrocia  i problemi del Paese, che risponde alle angosce di centinaia di migliaia  di famiglie. Insomma di fare delle primarie,malgrado gli altri candidati remino contro, un momento di partecipazione  di lavoratori, di popolo, per dare una scossa ad un Italia che rischia la deriva, uno svolta progressiste.

Bersani:  il Pd base solida per le prospettive del Paese

 Il segretario del Pd  a fronte  della “ disponibilità “ di Monti, richiama ancora una volta che “ci sono i politici dopo i tecnici “. Rigore e credibilità non verranno meno ma “vogliamo più lavoro, più uguaglianza, più diritti”. Rivendica al Pd la prosecuzione di politiche “portate avanti da Ciampi, Padoa  Schioppa, dei governi Prodi e D’Alema”. Ancora: “ Il prossimo governo farà più riforme del governo Monti.” E’ un no al Monti bis? No, “è una cosa diversa”.  A maggior chiarezza Bersani sottolinea che “un grande partito come il Pd è una base solida  per le prospettive dell’Italia in un’epoca  di destra in crisi e populismo incombente”. Un compito non facile quello di Bersani. Ma in questa fase spetta proprio a lui  che, in  un atto di generosità le ha volute, combattere un virus che potrebbe infettarle,una brutta bestia che darebbe una mano a tutti coloro,  sono tanti, che non vogliono che al governo vadano le forze progressiste e democratiche.

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