Ai primi di maggio il conclave: chi dopo Bergoglio?

La morte improvvisa nel sonno di papa Bergoglio all’alba del 21 aprile (giorno che la tradizione festeggia come il Natale di Roma) ha avuto un’eco mondiale, ma in modo particolare nella città di cui Papa Francesco era, come pontefice, il vescovo. E presto fra il 5 e il 10 maggio a Roma si aprirà il conclave per l’elezione del nuovo vicario di Cristo. 

Ma prima, sabato 26 aprile ci saranno i solenni funerali di Francesco che in San Pietro richiameranno una folla immensa, in questa Roma già invasa dai pellegrini del Giubileo aperto nel Natale scorso dal papa argentino, le cui celebrazioni continueranno nonostante la sede vacante proclamata dopo la morte del pontefice. 

Fino al giorno dell’elezione del nuovo Papa, le sorti della Chiesa saranno provvisoriamente rette dal decano del Sacro Collegio, il più anziano dei cardinali che si riuniranno nella Cappella Sistina e isolati dal mondo esterno faranno la storica scelta del nuovo pontefice. 

Per un curioso caso della storia il decano dei porporati è il cardinale Giovani Battista Re, 91 anni. Ancora una volta la Chiesa si trova così ad essere guidata, sia pure provvisoriamente, da un “Papa Re”, com’era stato fino al 1870 quando Pio IX dovette assistere alla presa di Porta Pia, di conseguenza chiudersi in Vaticano e vivere la fine dello Stato Pontificio. 

Il Conclave si aprirà i primi giorni di maggio, non prima, per dare tempo ai 138 cardinali che lo compongono di affluire a Roma da tutti i continenti.  

  Alla notizia che ai funerali del Papa, sabato 26 aprile, oltre a capi di Stato e di governo di quasi tutti Paesi del mondo, sarà presente anche il presidente degli Stati Uniti accompagnato dalla bella moglie, qualche maligno commentatore ha osservato che forse Donald Trump pensa con la sua presenza in San Pietro di poter influenzare in qualche modo la decisione che il Sacro Collegio prenderà pochi giorni dopo, scegliendo un cardinale statunitense.  

 E che di conseguenza la fumata bianca che uscirà dal camino della cappella Sistina annuncerà l’elezione per la prima volta di un papa americano.

“Fatto un papa se ne fa un altro”. Il brusco disincanto dei romani nasconde, in realtà, il forte attaccamento per il proprio vescovo. E non sembri irriverente, al contrario è dimostrazione di vero amore, fin dai tempi di Pasquino, la statua parlante che irrideva al papa re. Ma sull’esito del conclave è arduo fare previsioni. 

C’è chi dice che potrebbe uscirne, per la prima volta, un papa svizzero, che sarà un conclave breve, che il nome del nuovo papa è già nei cuori e nella mente dei cardinali elettori, molti dei quali sono stati nominati nei suoi dodici anni di pontificato proprio da papa Francesco, che era un francescano, e che la scelta terrà conto del magistero di Bergoglio senza grandi sorprese. 

Si dice che la Chiesa elegga sempre il papa giusto al momento giusto: e si fanno gli esempi di Pio XII, papa Pacelli, che parlava correntemente il tedesco e che ebbe un particolare, e criticatissimo rapporto con il nazismo; di papa Wojtyla al quale storicamente si attribuisce larga parte del merito nella caduta del comunismo; di papa Ratzinger, gran teologo che dette impulso allo studio dottrinale e. fino al giorno del “gran rifiuto” delle dimissioni, fu una guida attenta e ascoltata per la Chiesa della globalizzazione.

Dopo il papa polacco, quello tedesco e quello argentino c’è chi dice che ci dobbiamo aspettare un papa italiano, addirittura romano: e si fa il nome di Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, attuale arcivescovo di Bologna, trasteverino purosangue. Ma si saprà solo con la fumata bianca.

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