Il racconto. “Una pigna in testa all’autore”

L’invito era arrivato inaspettato: “La S/V è invitata all’incontro con l’autore che si svolgerà il  prossimo week end ….” e il luogo: Grizzana, una cittadina bellissima di quasi quattromila abitanti in provincia di Bologna sull’Appennino  tosco-emiliano che, nel 1985, al nome originario aveva aggiunto  Morandi: non il popolare cantante che voleva farci “mandare dalla mamma a prendere il latte”,  ma Giorgio Morandi,  il famoso pittore noto per le sue” bottiglie”, che a Grizzana aveva soggiornato a lungo in una casa estiva oggi diventata museo. 

       Ormai, per l’anziano cantante “che amava i Beatles e i Rolling Stones” non c’è speranza: difficilmente, quando non sarà più fra noi, il suo Comune natale, sempre nella zona, cambierà nome in Monghidoro Morandi, è questione di chi arriva prima, in tutto, nella vita. 

Il cartoncino con l’invito all’autore era stato recapitato per tempo al suo nome e indirizzo: Riccardo Manus, che sembrerebbe uno pseudonimo, come Moravia è il nom de plume del meno noto Alberto Pincherle. Fatte le debite proporzioni, s’intende: entrambi scrittori, ma separati da distanze astronomiche, di ricchezza e di fama. 

All’incontro, il primo propostogli, l’autore avrebbe parlato del suo libro appena pubblicato, una raccolta di racconti brevi che lasciavano trasparire la sua origine di giornalista professionista con alle spalle una vita in redazione di quotidiani, settimanali, agenzie, perfino di telegiornali. E di questo, della propria esperienza di vita, aveva scritto. 

Per quell’evento che, doveva ammetterlo lo lusingava non poco, lo scrittore si era preparato a dovere. Innanzitutto il dress code, e bando alle stranezze: giacca e cravatta su una camicia immacolata. Poi il viaggio in macchina dalla grande città alle falde dell’Appennino. 

Cordiale l’accoglienza, ottima la cena a base di specialità del posto, simpatici quelli della Pro Loco, in particolare il giovane presidente che sembrava pendesse dalle sue labbra per soddisfare ogni sua, peraltro discreta, richiesta. 

Data la stagione, un’estate con temperature africane, la location era stata fissata all’aperto: nel tardo pomeriggio, il palco dal quale l’oratore avrebbe parlato, godeva degli ultimi sprazzi d’ombra di un grande pino che svettava maestoso su un prato verde, a poca distanza dal palazzo del Comune. 

Su quell’erba smeraldina era stato ritagliato un quadrato di candida ghiaia che i giardinieri faticavano a tenere pulita dagli aghi che il pino faceva cadere tutt’intorno. Sulla ghiaia erano state disposte lunghe panche di legno senza spalliera sulle quali il pubblico aveva preso posto constatandone la scomodità. 

     Ma l’importante per tutti era non mancare a quell’ incontro con la cultura impersonata, nell’occasione, da un uomo di lettere venuto dalla grande città.

Lo scrittore sedeva al centro del tavolo, davanti ad un microfono con il conforto di una bottiglia di acqua minerale appena uscita dal frigorifero ma intiepidita dalla calura, una copia del libro, accanto ai fogli “a quattro” su cui aveva scritto i concetti base dell’intervento. L’’autore però avrebbe preferito parlare a braccio. E così fu.  

“Sono molto contento di questo incontro con voi – aveva esordito – e anche un po’ sorpreso perché non mi aspettavo che i miei racconti romani potessero interessare anche “fuori le mura”, come si dice, in questa splendida, ospitale terra ricca d’arte e di storia.  Del resto, si sa che lo stesso Alessandro Manzoni (mi si passi l’ardire dell’accostamento) aveva indicato, con un pizzico di civetteria, che i lettori dei Promessi sposi non sarebbero stati più di venticinque. Io spero di averne di più”. 

Citare il Manzoni non era stata una cattiva idea, molti dei presenti avevano apprezzato, un sommesso mormorio indicava che l’interesse non mancava. Lo scrittore pensò bene di insistere con le citazioni.

“Anni fa, fui inviato dal telegiornale dove lavoravo nella redazione della cultura e spettacolo, a New York per intervistare Woody Allen sul suo nuovo film che stava per uscire in Italia. L’appuntamento, previo accordo con l’ufficio stampa della produzione, era all’ultimo piano dell’albergo di Manhattan dove l’anziano regista-attore aveva il suo quartier generale, con una vista mozzafiato su Central Park. 

    Ero arrivato puntualissimo – raccontò Riccardo Manus –  un attimo prima di Allen che quando entrò per sedersi a portata di telecamera, mi trovò alla finestra assorto ad ammirare il panorama: ero stato colpito dai grandi alberi del parco e mi domandavo se non sarebbe stato meglio fare l’intervista sotto uno di quei maestosi fusti da dove ogni tanto scendeva o saliva un frenetico scoiattolo. Ma era tardi per cambiare le cose, e poi si sa che i divi del cinema hanno i minuti contati per qualunque cosa, anche per le interviste promozionali pretese dalla produzione. 

Andò tutto bene – continuò Manus –  Woody Allen fu molto cordiale, addirittura riuscii a strappargli un sorriso con una domanda maliziosa ma non troppo: “Lei cominciò a lavorare nel cinema scrivendo, da anonimo “negro”, (come si diceva in gergo di chi scrive per gli altri senza mai apparire), le battute per attori già molto noti. E mi dica: c’è oggi qualcuno che scrive le battute per lei?”. E Woody Allen fece un garbato, compiaciuto sorriso. 

Avevo chiesto come spiegava il fatto di essere stato premiato più all’estero che in patria e rispose che i suoi film piacciono più agli europei, in particolare agli italiani: “Gli americani per il cinema hanno gusti molto differenti, a loro piace Rambo”, concluse sbrigativo. “Mi venne da pensare – aggiunse l’autore civettuolo – che anche i miei racconti romani erano piaciuti più in provincia che nella grande città. E a dimostrazione di ciò eccomi sotto un albero a parlarvene”.

Qui Riccardo Manus fece una pausa, quasi stesse raccogliendo le idee su come proseguire, quando una pigna staccatosi dall’albero che sovrastava il tavolo di Grizzana gli cadde in testa cogliendolo in pieno. Il poveretto portò istintivamente la mano al cuoio capelluto per riscontrare eventuali ferite, ma di sangue non c’era traccia perché la pigna era piccola, spampanata, aveva perso tutti i pinoli, non pesava più di qualche decina di grammi, benché la botta non fosse stata da poco.

    Adesso il povero scrittore aveva posato sul tavolo il microfono e cercava di capire cosa fosse successo mentre dalla platea si levavano un applauso di solidarietà e qualche risata trattenuta a stento.

L’oratore riprese microfono e controllo della situazione: “Avete visto che colpo di regia: io vi parlavo degli alberi di Manhattan e, bum! una pigna mi cade in testa. Neanche Hitchcock poteva farla meglio la scena!”. 

      Anche la seconda citazione cinematografica piacque al pubblico che applaudì convinto. C’è da dire che fu una vera fortuna che la pigna fosse di piccole proporzioni e di peso relativo: se fosse stata verde, compatta, piena di pinoli e dura come un sasso, l’incontro con l’autore avrebbe avuto un seguito al pronto soccorso e nel regolamento della manifestazione da quell’anno all’ultimo punto delle avvertenze avrebbero scritto: “Si raccomanda all’oratore che siede al microfono di indossare sempre un casco di sicurezza”.  Così i sindaci a venire non avrebbero avuto responsabilità penali.

A parte la pigna, l’incontro fu un successo. Alcuni fra i presenti avevano acquistato una copia del libro, che Riccardo Manus aveva firmato compiaciuto. Le copie erano arrivate fin lì dalla libreria della città previo accordo con il Comune e l’onnipresente Pro Loco, un buon affare per tutti: il libraio, l’autore e il buon nome della comunità. 

          L’operazione della firma sulle copie appena vendute aveva richiesto pochi minuti, ma dalla piccola fila di questuanti davanti al tavolo sotto la minacciosa conifera si levava qualche sguardo preoccupato, che nascondeva un pensiero recondito: non verrà giù un’altra pigna? 

Constatata definitivamente l’incolumità dello scrittore, con sincere manifestazioni di affetto da parte del pubblico e delle autorità presenti per lo scampato pericolo, l’incontro di Grizzana si era chiuso all’insegna della cordialità. “Torni presto – gli aveva detto il sindaco – vorrà dire che la prossima volta ci vedremo al coperto, nella sala del consiglio comunale”. 

   E il primo cittadino fece uno sguardo d’intesa al presidente della Pro Loco, che aveva organizzato l’evento senza prevedere tanto movimento. Di incontri con l’autore ne aveva fatti parecchi e tutti con successo: romanzi, racconti, guide turistiche, poesie, libri per ragazzi, tutti i generi della pubblicistica erano stati toccati. Per avere l’ospite illustre che si sarebbe preso una pigna in testa l’uomo di Grizzana aveva dovuto insistere, perché quello nicchiava: “No, grazie – aveva detto al telefono Riccardo Manus – non mi piace parlare in pubblico, preferisco scrivere”. Ma dalla Pro Loco avevano insistito. “Vedrà che non è una cosa complicata, dirà due parole sul libro, un paio di applausi, un brindisi ed è finita”. L’autore s’era lasciato convincere, con viva soddisfazione dell’altro. 

Nessuno dei due sapeva ancora che c’era in agguato una pigna in testa.   

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