Rientra in Italia dagli USA e porta 100 nuove assunzioni altamente qualificate
Il rientro in Italia di Marco Pistoia dopo quasi trent’anni trascorsi negli Stati Uniti non è solo una notizia di cronaca scientifica, ma un caso emblematico che racconta molto del potenziale – spesso sottovalutato – del sistema Paese. Un ritorno che coincide con l’arrivo a Roma di IonQ Italia, azienda leader nelle tecnologie quantistiche, pronta ad assumere 100 persone, di cui il 90% ricercatori.
Un segnale forte, che dimostra come l’Italia non sia soltanto un serbatoio di talenti in fuga, ma anche un territorio capace di attrarre investimenti ad altissimo contenuto tecnologico, se vengono create le condizioni giuste.
Dalla ricerca negli USA al “rinascimento quantistico” italiano
Marco Pistoia, nato a Roma, ha costruito la propria carriera ai massimi livelli della ricerca internazionale: dottorato in matematica alla New York University dopo la laurea a Tor Vergata, 24 anni al centro di ricerca IBM Watson e successivamente direttore della ricerca per sei anni in JPMorgan. Un profilo che incarna l’eccellenza scientifica italiana spesso valorizzata più all’estero che in patria.
Dal 1° gennaio 2026 Pistoia tornerà stabilmente a Roma come amministratore delegato di IonQ Italia, con l’obiettivo dichiarato di portare nel Paese anche un computer quantistico. Un’infrastruttura strategica che apre scenari inediti per il calcolo avanzato, la sicurezza informatica, le reti di computer e i sensori di precisione.
“È in corso quello che possiamo definire un vero e proprio rinascimento quantistico”, spiega Pistoia. “Una tecnologia completamente nuova che richiede computer di nuova generazione e nella quale l’Italia può giocare un ruolo fondamentale”.
Un’Italia scientifica che c’è, ma di cui si parla poco
Il caso IonQ Italia mette in luce una contraddizione evidente: in Italia esiste un grande fermento scientifico e tecnologico, ma spesso fatica a trovare spazio nel dibattito pubblico e nei grandi racconti mediatici. Eppure, come sottolinea lo stesso Pistoia, il Paese è ricco di eccellenze e oggi è leader mondiale nel calcolo quantistico, grazie a una rete di università, centri di ricerca e competenze di altissimo livello.
Non a caso, l’annuncio del rientro ha già generato un forte interesse: “Sto ricevendo tantissime richieste da ricercatori italiani”, racconta il manager. Un dato che conferma come il capitale umano non manchi, ma abbia bisogno di opportunità concrete, continuità progettuale e visione industriale.
Collaborazione con università, imprese e istituzioni
IonQ Italia punta a lavorare in modo integrato con il territorio, collaborando con università, aziende locali e istituzioni, inclusa la sfera governativa. Le tecnologie quantistiche saranno fornite “on demand”, ma l’azienda intende anche proporre soluzioni innovative, adattate alle esigenze specifiche dei diversi settori.
Un altro elemento distintivo è l’unicità dell’offerta: “Siamo l’unica azienda al mondo ad avere tutte e quattro le principali tecnologie quantistiche – calcolo, sicurezza, reti e sensori – e le porteremo tutte in Italia”.
Rientro dei cervelli: non bastano gli incentivi, serve un cambio di paradigma
Negli anni scorsi, anche il governo italiano ha provato a incentivare il rientro dei cervelli dall’estero. Misure fiscali e agevolazioni hanno rappresentato un primo passo, ma casi come questo dimostrano che non è sufficiente.
Serve una volontà politica strutturale e, soprattutto, un cambio di paradigma economico: investimenti stabili in ricerca e sviluppo, tempi decisionali rapidi, un ecosistema favorevole all’innovazione e una reale integrazione tra mondo scientifico e industria. Solo così l’Italia potrà competere alla pari con gli altri grandi Paesi tecnologici.
Un segnale da non ignorare
Il rientro di Marco Pistoia e l’arrivo di IonQ Italia non sono un’eccezione da celebrare isolatamente, ma un segnale da leggere con attenzione. Raccontano un’Italia che ha le competenze, le persone e le idee per essere protagonista nelle tecnologie di frontiera, ma che deve imparare a valorizzare di più ciò che già produce.
Il futuro del Paese passa anche da qui: dalla capacità di trattenere e attrarre talenti, di dare spazio all’innovazione e di trasformare l’eccellenza scientifica in sviluppo economico reale e duraturo.


