ROMA – Una famiglia di classe medio-alta a Bucarest. La madre Cornelia, sessantenne, laureata in architettura e di professione scenografa, ha un marito che domina, amici influenti, un figlio unico di nome Barbu che è “la luce dei suoi occhi”, del quale ha notizie solo attraverso la donna di servizio, che fa la spola tra le due case.
Barbu infatti non frequenta sua madre, che trova invadente, oppressiva e ficcanaso. Lei gli regala libri di premi Nobel che lui non legge, Barbu vive con una compagna che lei non approva. Un giorno il giovane rampollo, a causa di un sorpasso scellerato, uccide un bambino povero. Cornelia appartiene alla borghesia rumena, abituata a sfruttare la posizione sociale ed il portafoglio come rimedio ai problemi, metodo che adotterà per salvare suo figlio…
Da qui si avvia Il caso Kerenes, Orso d’Oro alla Berlinale 2013, riconoscimento più che meritato. Un film che sembra realtà. Sullo sfondo di una Bucarest da noi quasi mai vista, intrisa d’incertezza sociale e corruzione decenni dopo la morte di Ceausescu, l’attrice protagonista, Luminita Gheorghiu, si muove con abilità straordinaria nei panni della manipolatrice, che nel film si fa denuncia di una certa società e cultura. La psicanalisi parla attraverso la macchina da presa scrutando un aspetto diabolico dell’amore materno: il possesso della propria creatura, sino a limitarne la vita. Il regista rumeno Calin Peter Netzer – classe 1975 già vincitore con la sua opera prima, Maria, di un premio speciale della giuria al festival di Locarno – autore del soggetto e della sceneggiatura, gira con uno stile asciutto ed esauriente, non utilizza mai la musica (salvo alcune canzoni di Gianna Nannini), sa coinvolgere attraverso immagini che sono approfondimento di situazioni psicologiche universali, tali da rendere a noi più vicina persino questa poco nota Romania.
Titolo: Il caso Kerenes;
Regia: Calin Netzer;
Titolo originale: Pozitia Copilului;
Genere: drammatico;
Durata: 112’;
Attori: Luminita Gheorghiu, Bogdan Dumitrache, Natasa Raab, Florin Zamfirescu, Vlad Ivanov, Ilinca Goia;
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