Nietzsche, tra Dionisio e Apollo, assume le sembianze di un gioco contemporaneo dalle mille parvenze interpretative

Al Palladium la straordinaria mise en espace di Irma Immacolata Palazzo col poeta-attore Cosimo Cineri e il filosofo-performer Lucio Saviani

ROMA – Filologo, pensatore, compositore, psicologo, moralista, poeta e scienziato… Gaio. Tra tutti questi aggettivi o ruoli che dir si voglia, Frederic Nietzsche ha talmente ispirato la regista Irma Immacolata Palazzo, che della sua opera conosce praticamente tutto, da indurla a dedicare una performance, assolutamente unica nel suo genere, alla sua attività di poeta, sicuramente la meno conosciuta ma non la meno trascurata, dal momento che il nichilista si “positivizzava” attraverso di essa. Per mettere in scena – o meglio “en espace” – il linguaggio immaginifico di NIETZSCHE, TRA DIONISO E APOLLO (quale è appunto il titolo della performance presentata nell’ambito della seconda edizione del festival itinerante “Le rose nel Parnaso”) la creativa direttrice – che conta nelle sue operazioni intere formazioni corali in scena, integrando cori, orchestre, danzatori, interpreti, declamatori, video maker, live painter e installatori grafici – si è servita stavolta – al Teatro Palladium di Roma dove un tutto esaurito ha registrato per fortuna una quasi anacronistica attenzione alla cultura “di nicchia”, ovvero quella con la C maiuscola – della sua musa ditirambica Cosimo Cinieri affiancandola ad un illustro professore di filosofia, Lucio Saviani, ad un pianista, Domenico Virgili e ad un suonatore a plettro orientale, Giuseppe Frana oltre che ad una ballerina specializzata in danza del ventre, Salua.

Partendo dai “Ditirambi”, ultimo testo che Nietzsche diede alle stampe prima di consegnarsi pazzo all’eternità, la Palazzo ripercorre, sinteticamente e ad effetto, alcuni dei versi nietzschiani più attuali alternandoli al commento prosastico e introduttivo di Saviani (tanto da rendere l’esperimento un’autentica lectio magistralis per tutti sull’argomento poco identificabile), alle note originali, contemporanee, etnicamente contestuali ed evergreen mescolate dai sapienti musicisti sul palco, e attraverso le cadenze gestuali della danzatrice. E se il tutto decostruisce da un lato le parti organiche del nucleo centrale in testi declamati, proprio come lo smontaggio in parti operato dal grande filosofo su essere, coscienza, Dio e ingranaggi metafisici, è proprio la vera natura dei versi, alla pari della natura dell’Essere analizzato da lui, che si ricompongono e mostrano la nuda essenza, ristabilendo un equilibrio tra le parti. Il tutto fila, così come anche il singolo momento, declamato, commentato, danzato o suonato – pilotato dall’ecce-homo e dalle sue metamorfosi così tanto indagate dal poeta-vate tedesco.

Il viandante in cammino su questa terra senza alcuna meta finale, lo spirito libero arlecchinesco che inneggia alla follia dionisiaca, il folle ossessionato dalla ricerca della felicità: gli archetipi nietzchiani che corrispondono alle sue anime molteplici, si fondono con l’attimo, a volte angelico e volte mefistofelico generato dalla prossemica dell’azione coreografica e del linguaggio lineare che si interseca di sempre nuovi concetti nelle menti di uno spettatore attento, che pur tuttavia non necessita di un abbeveraggio filosofico premeditato perché sulla scena è tutto talmente chiaro da trasformarsi in pura poesia. Saranno solo i tre dadi lanciati malamente alla ribalta sul finale a confondere le acque e a optare per diverse strade interpretative… Seguendo la principale però andremmo appresso al suo protagonista che bacia il muso del cavallo lì vicino e ridacchia mentre va via indietreggiando e cantando “Funiculi’ Funicula’”, leggera ma acuta intuizione della stessa regista che afferma: “Pare che Nietzsche, impazzito e messo a forza su un treno per il ritorno in patria, cantasse una canzone napoletana. A noi piace pensare che sia questa… Sì, lui che amava le altezze, non poteva che cantare questa, immaginando di raggiungere la cima del Vesuvio…”.

Una “toccata e fuga” cervellotica e sentimentale di poco più che un’ora che lascia in sospeso la voglia di filosofeggiare poetando o poetare filosofeggiando: in un circolo, in un altro palcoscenico, in una piazza, in un’aula universitaria o in una ridotta “filata” a casa di amici ci auguriamo che questa prova d’autore – così profonda quanto esilarante – possa entrare in altre e numerose tappe nelle menti di teste sempre più distratte.

COSIMO CINIERI

NIETZSCHE, tra DIONISO e APOLLO

Ditirambi di Dioniso e altre poesie

LUCIO SAVIANI filosofo-performer

DOMENICO VIRGILI orchestrazione e pianoforte

GIUSEPPE FRANA strumenti a plettro orientali

SALUA danza

regia

IRMA IMMACOLATA PALAZZO

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