Sold out per Saviano e la sua “Paranza” al Piccolo Eliseo

È un successo clamoroso per la “Paranza dei bambini” in scena sino al 17 dicembre al Piccolo Eliseo di Roma, scritto da Roberto Saviano e Mario Gelardi.

Si racconta uno spaccato di vita quotidiana napoletana, incentrata sui piccoli gruppi criminali formati da ragazzini incensurati, scolarizzati, irrintracciabili dalla polizia e per questo prescelti dalla malavita organizzata. “Una nuova linfa” per le batterie camorristiche, che in cambio di pochi soldi, riescono a fare leva sulla loro disillusione e arruolarli. Il risultato è un prodotto poetico, riuscito: un teatro molto fisico, recitato in un napoletano comprensibile, dove si rivelano i segreti inconfessabili di questa generazione, che non ha paura di niente, perché senza un domani. Ma con gli stessi desideri dei coetanei della “Napoli bene”: comprarsi le scarpe alla moda, portare le fidanzatine nei locali di Posillipo, condurre una vita più agiata.

Sono tutti amici che scherzano tra di loro, si affibbiano i soprannomi e frequentano la stessa scuola: Drone, Maraja, Briato’, Lollipop, Fiorillo, Dentino, Dragò e Dumbo. Adolescenti come tanti altri che usano i social, parlano in slang, giocano alla playstation, ma anche con le pistole, in una continua e stridente contraddizione tra tenerezza e crudeltà, per rispondere a una società che li vuole subito grandi, utili e facilmente rimpiazzabili. Per loro, una sola consapevolezza: “Siamo una paranza, pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti. Cotti e mangiati all’istante e che solo uniti possono sopravvivere”. A dirlo è il protagonista, il capo detto “Il Maraja”, che si propone di “sfidare gli antichi capi mandamento e dominare il traffico degli stupefacenti a Forcella” in un ascendente climax di violenza e sopraffazione, che finirà in un tragico epilogo, consumando l’amicizia, la lealtà e il rispetto reciproco. Un esito shakespeariano, che riecheggia la vicenda di “Coriolano”, fra tradimenti e sangue, consumati per colpa della sete di potere. In questo caso, la colpa è di tutti noi che sappiamo, ma non interveniamo e il merito di questa pièce è proprio gettare luce su una gioventù bruciata e sfruttata dai mercanti del male, a caccia di nuova linfa a buon mercato e inesauribile.

Uno spettacolo nato ad Aprile nel Nuovo Teatro Sanità: una struttura finanziata da Robero Saviano e gestita dal capace Mario Gelardi, che insieme allo scrittore firma “La paranza dei bambini” tratta dal suo ultimo best seller. Molto più di un teatro, come ci spiegano gli stessi attori, ma un vero e proprio ritrovo per nuovi talenti e spettatori, per sviluppare professionalità e confrontarsi con la recitazione. Un modo per molti giovanissimi di restare “fuori dalla strada”. Ed è qui che è iniziata la carriera di tanti ragazzi, che frequentando i laboratori teatrali hanno sviluppato un’inclinazione, alimentata con l’accademia e lo studio, come il caso del talentuoso Riccardo Ciccarelli (O Maraja) con un phisyque du role, una presenza scenica e un carisma da attore consumato. E afferma: “Siamo un gruppo collaudato di attori, ci conosciamo tutti da quattro anni, avendo seguito insieme i corsi del Nuovo teatro Sanità. Per i ragazzi, essendo io il più grande (27 anni), reduce dagli studi all’Accademia Bellini di Napoli e dal musical Scugnizzi, ho davvero rappresentato una sorta di capogruppo, un punto riferimento da seguire, col compito di indirizzarli ed è così che siamo cresciuti insieme, sino alla messa in scena di questo nuova pièce di Saviano”. 

Una complicità evidente nella recitazione che contribuisce a rendere questo spettacolo un prodotto unico nel suo genere: “Un lavoro iniziato sin da subito – spiega il protagonista – con Saviano che in anteprima ci ha inviato il romanzo, spiegandoci come si immaginava i suoi personaggi sul palco, diventando così una vera e propria piccola famiglia, culminata con l’esordio al Nuovo Teatro Sanità il 19 aprile e la presentazione ufficiale al Festival dei Due Mondi a Luglio, proseguita con una tournée che ci ha condotto a Roma e in tutta Italia, per poi ritornare a Napoli al Trianon, proprio nel cuore di Forcella, il prossimo aprile”. 

La costruzione di un progetto, che ha influenzato la narrativa di Saviano, che in “Il bacio feroce” prende spunto dalle vite degli attori, ormai tutti tra i 20 e i 30, per proseguire le vicende dei suoi personaggi de “La paranza” ormai cresciuti. “Un gruppo che ha fatto carriera, tra esperienze teatrali e televisione tra cui – Gomorra, Un Posto al Sole e altre fiction tv – ma sempre radicato sul territorio, attorno a Piazza san Vincenzo (sede del teatro): una struttura dotata di un’accademia per i più piccoli e una programmazione autogestita”. Il tutto sotto l’attenta supervisione di Mario Gelardi e l’occhio vigile di Roberto Saviano, che ha ideato e sovvenzionato questo sogno: una vera opportunità per i giovanissimi, strappandoli alle dinamiche fuorvianti di un quartiere difficile.

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