Riccardo III: potere e morte in scena al Globe Theatre tra applausi e colpi di scena

Rosso è il colore predominante in “Riccardo III”, capolavoro di Shakespeare, che ha incantato il teatro romano di Villa Borghese, con la sua inesauribile vis scenico-drammaturgica e l’incomparabile cast, per la regia di Marco Carniti.

Sin dalla prima scena, annichilisce la crudeltà e la maestosità di Sir Riccardo di York, che trama contro il fratello minore Giorgio sobillando il sovrano Edoardo IV – suo fratello maggiore – con finte accuse per recluderlo nella Torre di Londra. Un vero “diavolo” pronto a tutto per accaparrarsi il potere capace sia di affascinare col suo eloquio forbito che confondere con le sue maniere diplomatiche, reso alla perfezione nella sua duplicità da un eccezionale Maurizio Donadoni nei panni del protagonista. Abile nell’immedesimarsi nelle limitazioni fisiche di un uomo gobbo e zoppo sin dalla nascita, inviso ai più per il suo aspetto, a caccia di un riscatto sociale, incapace di provare amore autentico eccetto che per se stesso. Una crudeltà sanguinaria rappresentata simbolicamente dal rosso che domina la scena ed enfatizzata dalle pause – vere e proprie dissolvenze – che aumentano il pathos, trascinando lo spettatore in questa spirale tragica dominata dal rosso e dal nero, dal sangue e dal lutto.

Nella prima parte, si consumano i delitti in un climax ascendente: Riccardo è sempre più sicuro di sé, bramoso di potere e di vittoria; mandante e mente di efferati crimini e trame all’unico scopo di conquistare il trono, avvalendosi di complici fidati – tra loro anche il Duca di Buckingham (un inestimabile Gianluigi Fogacci) – che compiano per lui i misfatti in cambio di soldi, terre e titoli nobiliari promessi; nella seconda, invece, una volta incoronato sovrano d’Inghilterra, si assiste alla parabola discendente: Riccardo si trasforma in un omuncolo paranoico e debole, tormentato notte e giorno dai fantasmi dei tanti innocenti sacrificati in nome della sua brama, logorato dalla sua stessa sete di potere. Ormai incapace di sconfiggere il suo nemico peggiore: se stesso. 

Interpreta alla perfezione questo mutamento Maurizio Donadoni, che da vincente e sanguinario si trasforma in instabile, completamente dipendente dai suoi servitori e ufficiali, tra i quali spicca il bravo Mauro Santopietro nei panni di sir Catesby, già reduce dai successi di “Molto rumore per nulla” e “La bisbetica domata”.  “Un progetto interessante messo in scena egregiamente da Carniti– spiega – che mi ha fatto attirato verso la tragedia, apprezzandola”.

Una tragedia che scandaglia a fondo l’animo umano: le brame e le pulsioni inconfessabili. Centocinquanta minuti di catarsi e colpi di scena che terranno il pubblico sospeso sino all’ultimo respiro. 

Riccardo III

regia di Marco Carniti

traduzione e adattamento di Marco Carniti

prodotto da Politeama srl

Con Maurizio Donadoni Melania Giglio, Gianluigi Fogacci, Mauro Santopietro, Paila Pavese, Federica Bern, Matteo Milani, Dario Guidi.

Scene Fabiana di Marco; disegno luci: Umile Vainieri; costumi: Maria Filippi; musiche: David Barittoni.

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