“Immacolata concezione”, fino al 2 ottobre al Teatro Sala Umberto

ROMA – Nella Sicilia rurale degli anni ’40 si svolge la storia di una donna, giovane e ingenua, che viene barattata dal padre per una capra.

La pièce, in scena alla Sala Umberto fino al 2 ottobre, inizia con l’ingresso di quattro uomini che si muovono in mezzo alla platea, fino ad arrivare al palco. Uno di loro trascina dietro di sé una ragazza completamente nuda con una corda al collo, dalla quale pende un campanaccio. Lei sorride e, da subito, sembra non essere consapevole di ciò che l’attende. L’uomo – un pastore che ha perso l’intero gregge di capre per un’epidemia – si rivolge a Donna Anna, la maîtresse della casa chiusa di paese, proponendole uno scambio: una capra gravida in cambio di sua figlia Concetta (Federica Carruba Toscano) per farne una ‘delle sue ragazze’. Solo così, dice il pastore, avrà indietro la sua dignità e “potrà essere di nuovo uomo”.

Mentre il padre parla, gli altri uomini lavano e vestono Concetta con sgarbo e incuria, come se fosse davvero un animale. In effetti, Concetta vale un po’ meno di una capra, perché il padre la lascia alle cure di Donna Anna – interpretata dal regista Joele Anastasi – che le elenca i sette principi d’oro della casa chiusa. Concetta, nel suo candore, sorride e impara a memoria i precetti, senza però afferrarne il significato. Presto, la ‘nuova ragazza’ diventa la più richiesta del bordello di Donna Anna e gli uomini del paese si mettono in fila pur di incontrarla. Nessuno riesce a capire quale sia la ragione di questo successo, e all’interno del bordello iniziano le prime ripicche dettate dall’invidia delle colleghe, desiderose di scoprire quale prestazione speciale renda Concetta così desiderata. Persino Don Saro La Rocca (Enrico Sortino), il temuto signore del paese, si invaghisce di lei. Tuttavia, solo Turi (Alessandro Lui), figlioccio e braccio destro di Don Saro, conquista – immeritatamente – l’amore di Concetta, causando solo sofferenza.

Ogni uomo che Concetta incontra sulla propria strada prova ad annullarla e ne rivendica la proprietà. L’unico che, in tal senso, si distingue dagli altri è il curato – ne veste i panni Ivano Picciallo – che, prostrato dalla sorte della ragazza, tenta con ogni mezzo di aiutarla. Per tutta la rappresentazione, i corpi sono al centro della scena. Il corpo di Concetta, in particolare, occupa tutto lo spazio, anche quando è celato alla vista dello spettatore. Non ci sono cambi di scena: sul palco c’è una pedana che rappresenta il luogo nel quale Concetta riceve i clienti. Dietro le tende chiuse della sua stanza, nessuno degli uomini l’ha mai toccata. Tutti si recano da lei perché riesce a confortarli – è questo, per lei, ‘fare l’amore’ – e a portare alla luce le loro fragilità emotive.

Svelare altro della trama sarebbe puro spoiler, perché “Immacolata Concezione” è una pièce che sorprende lo spettatore. La drammaturgia è molto buona, così come la performance dell’intera compagnia teatrale – anche nel sostenere le scene di nudo, mai volgari o superflue – nel portare in scena una Sicilia d’epoca fascista che è un mondo ristretto, fatto di uomini dalla mentalità gretta e dai comportamenti spesso animaleschi. L’unica ad essere priva di macchia è Concetta – non perché vergine, ma poiché dotata di una purezza di cuore che manca agli altri. Alla fine dello spettacolo è lei a parlare, illuminata da una luce chiara, mentre il resto dei personaggi resta muto, in ombra. 

Teatro Sala Umberto

27 settembre – 2 ottobre

da un’idea di Federica Carruba Toscano
uno spettacolo di Vucciria Teatro

produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Vincitore di TEATRI DEL SACRO V

drammaturgia e regia JOELE ANASTASI

Con 

Federica Carruba Toscano, Alessandro Lui, Enrico Sortino, Joele Anastasi, Ivano Picciallo 

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