Venezia 81. “L’oro di Napoli”, anche un omaggio ai 90 di Sofia

“L’oro di Napoli”, classico del neorealismo italiano ,  proiettato in questi giorni alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia, è anche un omaggio a un importante compleanno della sua ineguagliabile protagonista.

Il 20 settembre, (quando i bersaglieri nel 1870 presero Roma con la breccia di Porta Pia) Sophia Loren  taglia il traguardo dei novant’anni,  appuntamento molto importante da festeggiare nella sua casa di Ginevra, dove di recente era caduta e si era rotta un femore. Ma aveva superato anche quella brutta esperienza.

Non tutti sanno che è nata a Roma, nel 1934, però napoletana nel profondo, perché di Pozzuoli dove molti hanno creduto avesse avuto i natali: è stata la madre Romilda Villani, che aveva vinto un concorso come sosia di Greta Garbo e aveva ambizioni artistiche, a portarla a Roma a tentare la sorte a Cinecittà come comparsa.  Giovanissima, occhi ammalianti, un fisico statuario, non tardò a farsi notare e un giorno ad aggiungere il ph al nome Sofia. Ormai il destino era segnato.

L’ultima sua apparizione pubblica risale a tre anni fa, per la consegna del David di Donatello, l’ennesimo premio alla diva numero uno del cinema italiano. 

La cerimonia è stata trasmessa dalla Rai e l’apparizione di Sophia sia pure di pochi minuti aveva colpito: per quanto fosse una serata cinematografica studiata in ogni momento dai professionisti della settima arte, e di cui numerosi ne erano i rappresentanti, anche famosi, fra il pubblico in sala e le centinaia di migliaia di spettatori televisivi, alla vista dell’attrice carica di anni era prevalsa l’emozione più vera. 

Per chi negli occhi conserva gelosamente le immagini della splendida napoletana come ce la rimandano i suoi film più popolari, calata in personaggi indimenticabili accanto ai più famosi divi di Hollywood,  il cuore si è stretto nel vederla salire a fatica i quattro gradini dello studio cinque di Cinecittà, oggi intitolato a Federico Fellini, aiutata dal figlio  regista Edoardo che da piccolo lei chiamava Dodò, tormentare gli occhiali prima di infilarseli per leggere con un filo di voce le frasi di prammatica.

E fare la spiritosa, nonostante il manifesto sforzo di stare in piedi, dicendo: “Il premio non lo prendo in mano sennò cado io e  lui” poi, prima di affrontare la discesa di quei quattro scalini, sentirle dire a fatica: ”Ma ci pensate che oggi ricevo questo premio sessant’anni dopo quell’altro? Forse questo è il mio ultimo film, ma io voglio farne ancora perché senza cinema non posso vivere” mentre scrosciavano gli applausi di una standing ovation. Per tutti pochi minuti d’eternità, che non dimenticheremo facilmente.

Spenti i riflettori dei David, quella sera Sophia tornò nell’ombra del suo buen ritiro di Ginevra, da dove l’aveva stanata il figlio per convincerla a tornare sul set per gli ultimi ciak di una carriera senza eguali. Greta Garbo non è riapparsa sotto le luci della ribalta dopo anni di strabilianti successi, ma Charlie Chaplin non se l’era fatto dire due volte e lo abbiamo rivisto anzianissimo sul set per un ultimo film, protagonista femminile proprio una splendida Loren. 

Due Oscar, per La ciociara e alla carriera, tanti film oggi famosi come Matrimonio all’italiana dalla commedia Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, Ieri oggi e domani con il famoso spogliarello davanti a Marcello Mastroianni, un’infinità di premi minori, ci piace ricordarla mentre esplode in un sonoro: “Roberto!” sventolando alla serata degli Oscar il foglietto con il nome di Benigni premiato per La vita è bella.

Per anni il gossip hollywoodiano le aveva attribuito un fuggevole flirt con Cary Grant, il fascinoso attore con il quale aveva diviso il set di Un marito per Cinzia. Ma ogni insinuazione prima o poi cade nel dimenticatoio.

Sophia Loren è una delle pochissime attrici al mondo che negli anni in cui il pubblico la adorava, i produttori se la contendevano e le platee traboccavano dei suoi ammiratori non ha mai dato il benché minimo cenno di cedimento alle lusinghe della popolarità. Una vita privata impeccabile, anche se le toccò trascorrere qualche giorno in prigione per una storia di tasse non pagate dal suo commercialista. Moglie ragionevolmente fedele, con i figli è stata una madre affettuosa nel solco di una rispettata tradizione napoletana .

Fra i suoi amici più cari c’erano Marcello Mastroianni e Vittorio De Sica, una sorta di padre putativo artistico che ebbe il merito prima di lanciarla e poi di dirigerla in film importanti come L’oro di Napoli, La ciociara, I sequestrati di Altona, Boccaccio. I colleghi famosi quanto lei: Gregory Peck (Arabesque), Jack Lemmon e Walter Matthau (That’s amore) per dire solo dei maggiori. 

Lei il cinema non l’ha mai rinnegato: partita da un concorso di bellezza, come usava allora, e dai fotoromanzi, alla televisione si è concessa ben poco, i suoi erano altri tempi. Se fosse diventata un’influencer avrebbe sbaragliato ogni rivale, con le colleghe attrici e concorrenti (Silvana Mangano, Lucia Bosè, Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini, Anna Magnani, Monica Vitti) non si è mai misurata E’ vero che nel cinema di quegli anni c’era posto per tutti, ma la competizione era ugualmente spietata. 

Arrivò ad interpretare l’ultimo film di Charles Chaplin, La contessa di Hong Kong, deludente ma entrato nella storia della settima arte. Così si può chiamarla a buon diritto Sophia con il ph.

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