ROMA – Euro: sì o no? Dentro o fuori dall’Europa? Sono questi i quesiti che dividono l’opinione pubblica: spauracchi politici agitati dalle forze populiste per accattivarsi il favore dell’elettorato, esasperato dalla lenta ripresa economica.
A queste domande dal sapore retorico, risponde con lucidità e con valide argomentazioni politico-economiche il giornalista parlamentare e inviato del Tg1 Angelo Polimeno nel suo libro “Non chiamatelo euro”, presentato il 23 giugno dal giornalista Fabio Torriero al cenacolo “La fontana delle Idee” di IntelligoNews, presso il roof garden di Via poli 3, a Roma. Presenti: l’onorevole Gianfranco Librandi (Scelta civica) e un’audience specializzata di giornalisti ed economisti, tra i quali spiccano il direttore editoriale di “Strade”, Piercamillo Falasca e Donatella Visconti, presidente di “Suo Generis Network”, che hanno animato il dibattito.
La Tesi di Polimeno attribuisce l’origine della “dittatura germano-centrica dell’eurozona” a un vero e proprio golpe politico, che ha modificato i parametri del Trattato di Maastricht del ’92, con l’approvazione di un regolamento con valore retroattivo nel ’97, il cosiddetto “Patto di stabilità”, ratificato per volere della Germania all’epoca del governo Prodi, con effetti destabilizzanti per l’economia globale, inclusa l’entrata in vigore della moneta unica. Il risultato: criteri rigidissimi sul rispetto dei vincoli di bilancio, erogazioni di sanzioni “ai paesi trasgressori” e una conseguente forte limitazione della sovranità dei singoli paesi. Per l’autore in quella scelta risiede “l’origine della crisi economica, responsabile dei tagli ai posti di lavoro, alle pensioni e allo sviluppo industriale”. Questa tesi è stata suffragata dalle testimonianze scritte e orali del giurista Giuseppe Guarino e dell’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, presenti all’epoca dei fatti.
Merito di Angelo Polimeno è di aver menzionato, inoltre, Guido Carli, giurista ed economista di spessore, dei cui meriti così poco si conosce. Per anni governatore della Banca Italia, nel ’92 ministro dei Tesoro del governo Andreotti, svolse un ruolo fondamentale nel fissare i parametri di Maastricht, nel rispetto del “principio della tendenzialità dei criteri su deficit e debito, con sospensione immediata in caso di crisi di un Paese”, per evitare l’innescarsi di fenomeni recessivi, come quelli cui stiamo ora assistendo, inermi. “Un economista pragmatico – lo definisce Polimero – rispettato sui tavoli internazionali, per la sua serietà e la sua ragionevolezza, che aveva tracciato le basi per la nascita dell’euro, su una base più europeista e meno teutonica”.
Un libro che non demonizza l’euro e l’Unione Europea, ma rileva le criticità della cosiddetta “Euro 2”, frutto di un Patto, nato nel segno della scorrettezza: un regolamento privo della forza giuridica per modificare “il Trattato di Mastricht”, favorevole soltanto alla Bundesbank. E qual è la soluzione? Per l’economista James Kenneth Galbraith : “Ritornare a “Euro 1”, ai criteri del ’92, con l’abrogazione di un regolamento di per sé nullo e riaprire così le porte al progresso per tutti e non solo per il singolo, nel rispetto dello spirito comunitario, storicamente condiviso dai padri fondatori. Sì all’Europa, ma con moderazione.
Angelo Polimeno “Non chiamatelo euro. Germania, Italia e la vera storia di una moneta illeggittima”. Mondadori editore.