Il cinema l’hanno inventato due francesi, i fratelli Lumière, ma a farlo grande è stato un inglese, Charles Chaplin, che era emigrato negli Stat Uniti e aveva colto al balzo le grandi occasioni che ai primi del secolo il Nuovo Mondo sapeva offriva a chi aveva più talento di altri.
La febbre dell’oro, l’esempio più luminoso, ha cento anni, ed è tuttora il film più visto e amato al mondo. Il festival internazionale di Cannes non poteva non cogliere l’occasione e meritevolmente al capolavoro di Chaplin affida l’onore di inaugurare l’edizione 2025 con un’avant-premiere mondiale nella sala Debussy del palazzo del cinema sulla Croisette.
Davanti al un pubblico d’eccezione tornerà così a scorrere sullo schermo la straordinaria avventura di Charlot cercatore d’oro in un’Alaska inventata ma più vera del vero, come ne scrisse Morando Morandini quando il film, che è del 1925, arrivò in Italia nell’ edizione inglese sonorizzata nel 1942 e abbreviata a 72 minuti, con la voce off dello stesso Chaplin.
In origine, il film durava poco meno di un’ora e mezza, il titolo originale è The gold rush, in Francia diventò La rue vers l’or. In Italia gli abbiamo dato, con La febbre dell’oro, il più azzeccato. Sulla Croisette, i fortunati che avranno modo di assistervi si troveranno difronte ad un’edizione restaurata da un gruppo di cui fa parte la Fondazione della Cineteca di Bologna che nel laboratorio “L’immagine ritrovata” ha potuto disporre da materiale d’archivio generosamente fornito da enti e istituzioni di primo piano fra cui il museo d’arte moderna di New York. Diretto e interpretato da Chaplin il film ha fra gli interpreti il figlio Sidney, Georgia Hale, Mac Swain, Tom Murray.
Molte le sequenze celebri: la danza dei panini in punta di forchetta, i lacci delle scarpe arrotolati nel piatto come fossero spaghetti, la cena di Natale preparata da Charlot per la ragazza un po’ svampitella che gli ha preso il cuore.
Scrisse Morandini: “Nelle peripezie tragicomiche e sentimentali dell’omino vagabondo ai tempi della corsa all’oro nel Klondike, è l’unico film di Chaplin in cui la natura e il caso hanno un peso maggiore che la società e gli uomini. Sebbene il tema centrale sia la lotta per la sopravvivenza visivamente prevale poco a poco quello della solitudine”.
I classici a Cannes 78
La febbre dell’oro (The Gold Rush) di Charlie Chaplin – 1925
Amores Perros di Alejandro G. Iñárritu – 2000
The Arch di T’Ang Shushuen – 1968
Dogma: Resurrected di Kevin Smith – 1999
Sunshine di István Szabó – 1999
Yi Yi di Edward Yang – 2000
Hard Boiled di John Woo – 1992
Merlusse di Marcel Pagnol – 1935
Days and Night in the Forest di Satyajit Ray – 1970
La Course en Téte di Joël Santoni – 1974
Floating Clouds di Mikio Naruse – 1955
Gehenu Lamai di Sumitra Peries – 1978
La Paga di Ciro Durán – 1962
Magirama di Abel Gance e Nelly Kaplan – 1956
Màs Allà del Olvido di Hugo del Carril – 1955
Saeed Effendi di Kameran Hosni – 1955
Sterne di Konrad Wolf – 1959
Waqai Sinin Al-Djamr di Mohamed Lakhdar-Hamina – 1975
Qualcuno Volò sul nido del Cuculo di Milos Forman – 1975
Barry Lyndon di Stanley Kubrick 1974
Red Canyon di George Sherman – 1949
Comanche Territory di George Sherman – 1950