Gli affari della “cricca”. Per i pm Bertolaso asservì la sua pubblica funzione

PERUGIA – Richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm di Perugia per 19 degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per i cosiddetti Grandi eventi. Tra loro l’ex sottosegretario Guido Bertolaso e il costruttore Diego Anemone. La notizia è stata riportata oggi dalla Nazione. La richiesta di rinvio a giudizio – in base quanto appreso oggi dall’ANSA – riguarda anche 11 società. Hanno invece chiesto di patteggiare, con il consenso dei pm, l’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro e il figlio Camillo accusati di rivelazione di segreto di ufficio e l’architetto Angelo Zampolini, per il riciclaggio di denaro destinato all’acquisto di alcune abitazioni. Istanza ora al vaglio del gip.

Emerge la «prova incontrovertibile dell’asservimento della pubblica funzione» di Guido Bertolaso dall’inchiesta della procura di Perugia sugli appalti per i Grandi eventi. Lo sostengono i pm nella loro richiesta di rinvio a giudizio per la presunta «cricca» degli appalti. Secondo gli inquirenti le presunte utilità ricevute dall’ex sottosegretario (accusato di corruzione) e gli atti al centro degli accertamenti «appaiono inquadrabili» anche «in un’ottica di ‘protezione globale’». Facendo riferimento alla versione difensiva di Bertolaso, i pm rilevano che «se si può convenire sulla circostanza che questi non abbia approvato almeno formalmente e direttamente atti aggiuntivi, tuttavia la condotta corruttiva emersa nella fase delle indagini si colloca nell’alveo giurisprudenziale che riconosce l’addebito nell’avere accettato promesse e ricevuto utilità in modo unitario, nel senso della riconducibilità delle stesse alla medesima fonte, anche in funzione di una pluralità di atti da compiere, per cui il reato si configura come una condotta pressochè unitaria, pur in presenza di una pluralità di utilità che realizzano solo elargizioni già tacitamente convenute». Nella richiesta di rinvio a giudizio si parla di «sistematica violazione delle regole che caratterizzava la gestione dei cosiddetti Grandi eventi». I pm ritengono poi che «la scelta della procedura d’urgenza e di una determinata impresa per effetto della ricezione o della promessa di denaro o di altre utilità integra la violazione di doveri d’ufficio, che impongono la disinteressata valutazione della situazione concreta».

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