Regeni: la tesi del vescovo copto: omicidio per rovinare rapporti Italia

ROMA – L’omicidio di Giulio Regeni è stato compiuto da “torturatori professionisti” che forse puntavano anche a “rovinare le relazioni dell’attuale governo egiziano e quello italiano”.

Così Anba Antonios Aziz Mina, vescovo copto cattolico di Guizeh, intervistato dall’agenzia Fides cerca di valutare dati e ipotesi emersi nelle ultime settimane intorno al caso del giovane ricercatore italiano, ritrovato a pochi chilometri dalla sua sede episcopale. Proprio la procura di Guizeh è coinvolta nelle indagini sul caso. E il Vescovo Antonios, insieme al padre francescano Mamdouh Chehab, ha partecipato alla preghiera davanti al corpo del ragazzo ucciso, svoltasi presso l’Ospedale italiano del Cairo, alla presenza dei familiari della vittima.

   Padre Chehab ha anche preso parte ai funerali di Regeni, celebrati in Italia. “Quel ragazzo” sottolinea il Vescovo copto cattolico “era impegnato in uno studio scientifico sui sindacati indipendenti, e secondo il referto del medico legale è stato torturato da professionisti, perché le torture a cui è stato sottoposto possono essere perpetrate solo avendo a disposizione camere di tortura e attrezzature particolari”.

   Secondo Anba Antonios, alcuni particolari dell’efferato delitto possono essere decifrati come indizi di una strategia mirata perseguita dagli aguzzini di Regeni: “il ragazzo italiano” sottolinea il Vescovo “è scomparso il 25 gennaio, nell’anniversario della sollevazione che portò alla fine del regime di Mubarak. Inoltre, dopo averlo ucciso, i torturatori potevano far sparire il corpo, seppellirlo in una buca nel deserto, e non lo avrebbe ritrovato nessuno. Invece, a mio giudizio, hanno fatto in modo che la salma fosse ritrovata, guaRda caso nello stesso giorno in cui era in visita in Egitto il Ministro italiano per lo sviluppo economico, Federica Guidi, accompagnata da 30 uomini d’affari, per incontri in cui dovevano essere firmati importanti accordi economici. 

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