Franceschini: “rivoluzione” Mibact

Al via i Segretariati regionali; arrivano i direttori, anche stranieri, per i musei e una Direzione per il Contemporaneo

ROMA – «Il Paese si aspetta da questo governo non dei piccoli ritocchi o delle prudenze ma delle grandi riforme, vere e coraggiose, anche se toccano qualche interesse e suscitano qualche resistenza. Credo che questa riforma sia una vera e propria rivoluzione del sistema della cultura e del turismo nel nostro Paese e credo anche che ce ne sia molto bisogno». Così Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, ha salutato la presentazione della riorganizzazione del Mibact, illustrando, nella storica sede del ministero a via del Collegio Romano, i principali cambiamenti. Cambiamenti che nascono da due esigenze. La prima trae origine dalle politiche di spending review e risponde a obiettivi di risparmio e maggiore funzionalità, da attuare con la riduzione di figure dirigenziali. La seconda nasce dalla volontà di trasformare il ministero dei Beni culturali in una fonte di entrate per la nostra economia.

«La prima considerazione che voglio fare – afferma Franceschini – è constatare come si sia sempre sottovalutata la potenzialità straordinaria non solo del nostro patrimonio culturale ma anche dei talenti, delle competenze e delle professionalità che ruotano intorno al vasto settore della cultura e del turismo, mai state utilizzate dalla politica del nostro paese, ma necessarie per arricchire le nostre anime e per accrescere la nostra economia e uscire dalla crisi. Viviamo nell’epoca della globalizzazione. Occorre trasformare la globalizzazione in un’opportunità invidiabile, perché l’Italia è una miniera d’oro. La riforma del Ministero parte proprio da questa volontà e da questa sfida, coerente, fra l’altro, con l’iter del decreto cultura e turismo».

La riforma è stata costruita per rispondere a sei nodi principali: la piena integrazione fra cultura e turismo; la semplificazione dell’amministrazione periferica; l’ammodernamento della struttura centrale, la valorizzazione dei musei italiani; la valorizzazione delle arti contemporanee; il rilancio delle politiche di innovazione e di formazione e valorizzazione del personale del Mibact.

Molte le novità previste, dalla semplificazione dell’amministrazione alla valorizzazione dei musei e delle arti contemporanee. Si comincia con il taglio di 37 dirigenti: da 30 a 24 quelli di I fascia e da 198 a 167 quelli di II fascia. «Le direzioni regionali – spiega il Ministro – vengono trasformate in Segretariati regionali del Mibact e saranno ricoperti non più da dirigenti di I fascia, ma da dirigenti di II fascia che avranno funzioni di coordinamento fra tutti gli uffici periferici del Ministero. Seguendo le indicazioni della spending review, saranno accorpate le soprintendenze: in tutta Italia ci sarà un’unica Soprintendenza che metterà insieme la soprintendenza dei beni artistici storici e etno-antropologici con quella dei beni architettonici e del paesaggio, con un’unica Direzione centrale, chiamata Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio».

Invece, continua Franceschini «tutto il settore dell’archeologia, dalla Direzione generale alle soprintendenze, torna a chiamarsi Direzione generale archeologia, che avrà una soprintendenza archeologica per ogni regione, tranne quella speciale di Pompei».

«Siamo intervenuti anche nel settore degli archivi e delle biblioteche – prosegue il Ministro – due settori che io intendo valorizzare, perché testimoni della memoria di questo Paese. Abbiamo conservato le due Direzioni generali, quella archivi e quella biblioteche, abbiamo voluto però procedere alla riduzione dei posti di dirigente di II fascia, che aveva una distribuzione territoriale incomprensibile».

«Uno degli interventi più importanti, da un punto di vista sia strutturale sia innovativo riguarda i musei. La gestione dei musei sarà affidata ad una nuova struttura e in ogni regione ci sarà un direttore del polo museale regionale. Ai singoli musei è offerta la possibilità di avere una nuova valorizzazione. Inoltre, i 20 più grandi musei italiani saranno guidati da un dirigente di I o II fascia, e non più da un funzionario, scelti tramite procedura di selezione pubblica tra interni ed esterni all’amministrazione, anche stranieri, riconoscendo così il massimo statusamministrativo. Questo è un intervento che valorizza la tutela e libera la soprintendenza dall’onere della gestione museale. Vogliamo dividere la tutela dalla gestione dei musei, conservando tutta la peculiarità del legame dei musei con il loro territorio. Le soprintendenze diventano il luogo della ricerca e della formazione, e per questo stiamo lavorando con il Miur e con il CNR». Questa una prima suddivisione: musei e siti archeologici con direttore dirigente di I fascia sono, infatti, Colosseo ed area archeologica di Roma; Pompei (in questo caso specifico il cambiamento avverrà solo una volta ultimato il Grande Progetto Pompei), Ercolano e Stabia; Galleria degli Uffizi; Pinacoteca di Brera; Reggia di Caserta; Gallerie dell’Accademia di Venezia; Museo di Capodimonte; Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; Galleria Borghese. I musei con direttore dirigente di II fascia sono, invece, il Museo Nazionale Romano; il Museo Archeologico Nazionale di Taranto; la Galleria dell’Accademia di Firenze; il Museo Archeologico Nazionale di Napoli; il Museo nazionale d’arte antica di Roma; il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; la Galleria Estense di Modena; la Galleria Sabauda di Torino; il Palazzo Reale di Genova; il Museo Nazionale del Bargello; Paestum.

Infine, conclude il ministro Franceschini «sarà istituita la Direzione generale per l’educazione e la ricerca, che avrà compiti importanti, come vigilare su tutti gli istituti di eccellenza che fanno formazione, ma anche di riorganizzare la parte formativa del ministero, in particolare delle soprintendenze, di immaginare un meccanismo di scuole di altissima professionalità come ci sono in altri paesi, per esempio la Scuola Archeologica di Atene, magari immaginando una Scuola di Pompei». Per questo scopo, la riforma prevede la creazione di un’apposita direzione generale per l’educazione e la ricerca che lavorerà a contatto con il Miur, il Cnr e altri enti di ricerca per assicurare adeguati percorsi formativi.

La riforma, inoltre, prevede l’istituzione di una direzione generale Arte e architettura contemporanea e periferie urbane, che si occuperà della promozione del contemporaneo attraverso l’ideazione di opere pubbliche, fornendo indicazioni per la loro progettazione, come pure promuovere la riqualificazione delle periferie urbane.

 

 

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