Quilombo dos Palmares, simbolo della lotta alla schiavitù

ROMA – Il 6 febbraio è la data in cui ricorre la distruzione del Quilombo dos Palmares, avvenuta nel 1694. Il Quilombo di Palmares fu una comunità autonoma creata da africani fuggiti alla schiavitù nelle piantagioni brasiliane.

Fu il più emblematico dei Quilombo e il suo mito divenne un simbolo (sempre attuale) della lotta degli africani contro la schiavitù. I Quilombo erano comunità politicamente indipendenti fondate da schiavi evasi. In Brasile ne furono fondate diverse, composte da decine di migliaia di persone. Gli schiavi appartenevano ad etnie assai differenti, ma nel Quilombo vivevano fraternamente sulla base di una forma di comunismo primitivo. Il Quilombo dos Palmares era il più importante e numeroso, circa 8000 persone, il più organizzato, e resistette 67 anni agli attacchi dell’esercito schiavista portoghese. Era insediato nella zona ad ovest di Salvador de Bahia, oggi stato dell’Alagoas, ed occupava un territorio grande quanto il Portogallo. Nel 1630 gli olandesi invasero la regione del nordeste del Brasile e gli schiavi delle piantagioni di canna da zucchero ne approfittarono per fuggire. Nel 1644 gli olandesi tentarono di distruggere il Quilombo di Palmares ma vennero respinti dai quilombolas. Nel 1654 i portoghesi cacciarono gli olandesi dal nordeste. Nello stesso anno nacque Zumbi, il capo leggendario della resistenza dei Quilombos. Ancora bambino viene rapito dai soldati portoghesi e venduto ad un prete gesuita, a Porto Calvo, servendo il quale impara portoghese e latino. 

A 15 anni fugge e torna a Palmares dove, nello stesso anno suo zio, Ganga Zumbi diventa mocabo (leader) del Quilombo. Nel 1675 Zumbi si dimostra un grande organizzatore militare contro i portoghesi che, dopo una  sanguinosa avanzano nel territorio del Quilombo. Dopo una ritirata di cinque mesi l’esercito degli ex-schiavi contrattacca ed obbliga i portoghesi a ritirarsi a Recife. Zumbi è uno dei capi principali dell’esercito nero, ha vent’anni. Nel corso della lotta di assiste alla nascita di nuovi quilombos, detti mocambo (città), insediamenti protetti da muri di palizzate. Il mocambo principale era nella Serra da Barriga, detto Cerca do Macao, ma sorsero anche Sucupira, Tabocas, Zumbi, Osegna Acotirene, Dambrapanga, Sabalangà, Andalaquituche, ecc. ed altre città ciascuna delle quali comprendeva intorno agli 8000 abitanti. Tutte queste città di ex schiavi erano federate ed interdipendenti, rette da una forma di comunismo primitivo. Palmares si estendeva dal confine sinistro di São Francisco fino al capo di São Agostinho, era una repubblica con una rete di undici città (mocambos). Nel 1678, il governatore della Capitania de Pernambuco, stanco del lungo conflitto col Quilombo de Palmares, si riappacificò col leader Ganga Zumba. Fu offerta la libertà a tutti gli schiavi fuggitivi a condizione che il quilombo si sottomettesse all’autorità della corona Portoghese; la proposta fu accettata. Zumbi era contrario ad accettare l’offerta di libertà per le persone del quilombo finché gli altri neri del Brasile fossero rimasti schiavi. Rifiutò la proposta e continuò la lotta contro lo schiavismo, spodestando Ganga Zumba, divenendo il nuovo leader del Quilombo di Palmares. 

Il Quilombo continuò ad esistere per altri 15 anni, divenendo la meta di tutti gli schiavi evasi del Brasile. La speranza di raggiungere il Quilombo e la libertà, alimentava evasioni sempre più massicce. Nel Quilombo venne ripristinata la religione originaria dei popoli africani, il Candomblè, il culto degli orixas, rifiutando il credo dei colonialisti. Il danno per l’impero portoghese era immenso e grande era il rischio che l’esistenza del Quilombo alimentasse la fine della schiavitù in tutti i paesi che la praticavano. Inoltre il fatto che una intera popolazione vivesse in repubblica e senza un regime di proprietà privata rendeva inquiete le classi dominati, e la Chiesa portoghese, la più retriva ed oppressiva, faceva pressioni affinché si mettesse fine ad una “repubblica di pagani”. Dopo 15 anni di leadership di Zumbi, fu ordinato al bandeirante di San Paulo, Domingos Jorge Velho, di invadere il Quilombo ed il 6 febbraio del 1694 la capitale di Palmares, Macaco, fu distrutta e Zumbi ferito. L’esercito portoghese, formato in maggioranza da mercenari ed ex detenuti e benedetto dalla Chiesa, disponeva di navi, cannoni, armi da fuoco ed aveva l’ordine di non fare prigionieri. Non vi fu pietà per nessuno: anziani, donne bambini furono fucilati nel mucchio o finiti a colpi di pugnale. Zumbi fu infine catturato in un’imboscata nella Serra dos Irmãos (“foresta dei fratelli”); pugnalato, resistette, ma fu giustiziato insieme ad altri 20 guerrieri due anni dopo nella battaglia tenutasi il 20 novembre 1695. La sua testa fu tagliata e staccata ed il suo pene inserito nella bocca. A Recife la testa fu esposta in una piazza pubblica (Praça do Carmo) per impaurire gli schiavi e smentire la leggenda secondo cui Zumbi fosse immortale. Il 14 marzo 1696 il governatore di Pernambuco Caetano de Melo e Castro scrisse al re del Portogallo: “Ho chiesto che fosse esposta la sua testa nel posto più in vista di questa piazza per impaurire i neri che per superstizione ritengono Zumbi immortale.” Nell’immaginario collettivo Zumbi divenne lo Spartaco dei popoli neri: nel 1995 la data della sua morte fu adottata come giorno della Coscienza Negra. Zumbi viene ricordato nella musica popolare brasiliana: Jorge Ben Jor gli ha dedicato musica e versi di incredibile bellezza e Caetano Veloso lo ha citato nei versi finali del suo “Sampa”.

Lucio Garofalo

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