Siria, Onu dà il sì unanime sulle armi chimiche. Capitolo 7, la spunta la Russia

NEW YORK – Alla fine la spunta la Russia: l’attacco militare in caso di inadempienza nello smantellamento dell’arsenale chimico di del regime siriano di Bashar Al Assad non prevederà un ricorso automatico della forza come aveva a più riprese chiesto il presidente della Repubblica francese François Hollande e soprattutto il segretario di Stato americano John Kerry.

Era il nodo che rimaneva da sciogliere dopo i misunderstanding di Ginevra, nell’incontro tra il ministro degli esteri Lavrov e Kerry positivo per quanto concerne la volontà di evitare il conflitto armato nell’immediato e nella necessità di distruzione dell’arsenale chimico in dote al regime siriano, ma non sull’applicazione del così detto Capitolo 7 della carta Onu: quello che prevede l’intervento armato in caso di inadempienza della risoluzione delle Nazioni Unite. La storica soluzione votata all’unanimità dal palazzo di vetro di New York prevede che in caso di violazione dei dettami Opac-Onu si faccia solo riferimento a quanto espresso dal capitolo 7, per la cui applicazione però occorrerà una nuova risoluzione (e quindi il nuovo placet di Russia e Cina). Secondo l’editoriale del New York Times si tratta di un “utile passo, anche se imperfetto, per fermare la sanguinosa guerra. Per Usa e Francia, impossibile ottenere di più”.

Nei giorni scorsi il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov aveva rilasciato un’intervista esclusiva alla Voce di Russia in cui sostanzialmente dava sostegno ai buoni propositi del regime di Damasco per quanto concerne la volontà di non evadere le nuove norme del trattato sulle armi chimiche a cui Assad si accinge ad aderire. “Il governo siriano – spiega Lavrov – negli ultimi giorni ha preso provvedimenti per cooperare con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), e lo sta facendo addirittura prima del previsto”. “I siriani – prosegue – hanno già superato i cosiddetti dati primari, e hanno già nominato un rappresentante a titolo provvisorio per l’interazione con la Segreteria Tecnica dell’Opac e con le delegazioni dell’’Aia. Dopo che la suddetta decisione dal Consiglio esecutivo dell’OPAC sarà presa, i siriani forniranno in breve tempo ulteriori informazioni sul programma di chimica siriano, sulle riserve, sulle formule chimiche delle sostanze utilizzate per la produzione di armi chimiche e munizioni, sui tipi di munizioni, e così via”. Ma alcune notizie su spostamenti degli arsenali oltre confine, in rifugi in Libano e in Iran avevano fatto presagire maggiori difficoltà nel raggiungimento di un accordo unanime.

La bontà dell’assist di russo al regime di Assad, e soprattutto l’efficacia dell’applicazione della risoluzione Onu sarà affidata all’Aia e alla stessa Opac. Tra i punti cardine del testo votato all’Onu, si sostiene infatti quanto stabilito lo scorso 20 settembre in materia delle procedure sul disarmo chimico. Inoltre è stato deciso che il rispetto dei dettami dell’Opac e del Consiglio di Sicurezza venga verificato su “base regolare” dopo i primi 30 giorni dall’adozione della risoluzione e successivamente ogni 30 giorni. “Questa sera, per la prima volta – ha detto a margine dell’accordo John Kerry -, abbiamo dichiarato con una sola voce che l’uso delle armi chimiche è una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale, in ogni caso, tempo e luogo queste armi vengano utilizzate”.

Il sì definitivo dei 15 membri del Consiglio di sicurezza è arrivato perchè “l’uso di armi chimiche – si legge nel documento – costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”. Il documento stabilisce quindi in Siria (sia i ribelli che le truppe lealiste) non possa usare, produrre, acquistare o trasferire alcun tipo di arma chimica. Un divieto esteso anche agli stati membri Onu che possano trarre lucro dal produrre o fornire sostanze utili alla creazione.

Lo smantellamento completo delle circa 1.000 tonnellate di armi chimiche stimate in Siria dovrà avvenire entro la prima metà del 2014, i primi soldi sono già stati stanziati dalla Gran Bretagna, che per bocca del suo ministro degli esteri William Hague ha già stanziato 3 milioni di dollari all’Opac. Anche l’Italia per bocca del titolare della Farnesina Emma Bonino ha dichiarato ha dichiarato che fornirà risorse utili, mentre ancora nulla è stato definito per quanto concerne l’utilizzo dei caschi blu per quanto concerne la sicurezza degli operatori che verificheranno l’esatto svolgimento dei lavori. “Siamo già ad un buon punto rispetto a due settimane fa” il commento a margine dell’accordo del ministro degli esteri italiano.

La strada verso la pace è stata quindi tracciata e se tutto andrà per il verso giusto questa strada verrà stabilita anche a metà novembre. Altro annuncio atteso, infatti, era quello di Ginevra 2, ossia quel summit che vedrebbe seduti attorno ad un tavolo tutte le parti in lotta in Siria. E’ stato lo stesso segretario dell’Onu Ban Ki Moon a indicarne la data e a sobbarcarsi l’onere dell’organizzazione. Attualmente si stima che siano stati 100 mila i siriani uccisi durante questo lungo conflitto. Per quanto concerne la scintilla che ha dato via alla mobilitazione internazionale, ossia l’attacco dello scorso 20 agosto, nessuna menzione sul possibile responsabile è stata fatta. 

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