“Se quarant’anni vi sembran pochi provate voi a lavorare e sentirete la differenza di lavorar e di comandar”
In questa specie di porta girevole impazzita che è diventato il sistema pensionistico nazionale chi vi scrive passerà per la terza volta dal sistema retributivo a quello contributivo pro rata. Un risultato niente male visti i miei 43 anni di età e visto, soprattutto, che il sistema pensionistico dovrebbe essere quello cui si affida il futuro proprio e dei propri cari.
Quella che dovrebbe essere una fabbrica di certezze è però stata declassata a bancomat per governi di scarsa caratura. Servono un po’ di soldi? Non c’è problema possiamo fare una riforma delle pensioni.
I risultati di queste operazioni vanno però ad incidere la carne viva dei lavoratori con effetti talvolta surreali, c’è chi aveva comprato casa sottoscrivendo mutuo e prestiti e facendo affidamento sul Tfr, che avrebbe riscosso a brevissimo al momento del pensionamento, per estinguere entrambi che si ritrova bloccato al posto di lavoro con l’incubo delle rate da pagare e il pensionamento, ed il Tfr, che si allontanano sempre più. C’è chi si ritrova senza lavoro e che contava di arrivare, seppur a denti stretti e tirando la cinghia, al sospirato traguardo della pensione per ricominciare a vivere e respirare che si vede rubare la linea d’arrivo, scomparsa oltre la linea dell’orizzonte, proiettata in un futuro troppo lontano per essere anche solo immaginato.
L’unica nota di speranza è che stavolta la non politicità dell’esecutivo potrebbe aver portato chi ci governa ad un grave errore tattico, stavolta infatti la riforma riguarda tutti i lavoratori e tutti insieme.
Non c’è differenza di trattamento e non c’è giustificazione nel dividersi.
Stavolta non si andrà separati alla lotta per tornare, con le pive nel sacco, uniti nella sconfitta.
Stavolta si va uniti alla lotta.
Finalmente.