Monti. Con due decreti trasformiamo il paese. Intanto si potrebbe affrontare la recessione?

ROMA – Monti usa sempre espressioni trionfalistiche. Una volta dice che cambiamo la vita degli italiani, un’altra che in fondo al tunnel c’è la luce e lo ripete per molte volte ma la lampadina non si accende.

Ora, c’ è il consiglio dei ministri che ha approvato    un decreto sulle spese delle Regioni e degli anti locali che  saranno controllate dalla Corte dei Conti  e un altro provvedimento, famoso, non per i contenuti ma perché se ne discute da molto tempo,sulla innovazione per la crescita, agenda digitale e start up ( facilitazioni per le imprese che nascono ) E il premier dice che “trasformiamo il Paese” Il decreto che riguarda le spese degli enti fa seguito agli episodi di corruzione, Regione Lazio in testa, alle indagini della guardia di finanza  in altri enti locali.  Misure discusse con la Conferenza delle regioni che aveva presentato anche un documento con puntuali indicazioni. Lo stesso Monti riconosce il contributo che hanno dato.

I controlli sulle spese delle Regioni e degli enti locali

“Gli scandali legati allo sperpero di spese per la politica fanno parte di un’Italia vecchia che preferiremmo non vedere in futuro -ha detto il premier-, ed è stato molto  importante il contributo delle Regioni,nella stesura del provvedimento per i tagli. “Delle Regioni – ha aggiunto il professore con riferimento al decreto sulle disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti locali – ne parleremo più tardi”. Nel decreto si prevede anche che sindaci e presidenti di provincia che hanno contribuito al dissesto “non sono candidabili per 10 anni” a numerose cariche tra cui quelle nelle giunte e nei consigli e nel Parlamento. In arrivo anche pesanti sanzioni. Il provvedimento riguarda gli amministratori  che la Corte dei Conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario . Il secondo decreto  è stato messo a punto dal ministro Passera , si tratta di una quarantina di articoli, all’inizio dell’iter erano una ottantina.
Imprese che nascono  e chiudono senza mercato e senza credito

Dice Monti in conferenza stampa illustrando i contenuti di quello che chiama decreto per l’innovazione e la crescita. Dove la prima parola trova  qualche conferma, la seconda no. Per quanto riguarda l’agenda digitale il<premier afferma che “la trasmissione del sapere, la condivisione dell’informazione, la possibilità di sviluppare l’imprenditoria attraverso un forte rapporto con i mercati internazionali, la connettività, i servizi ai cittadini costituiscono le basi per recuperare il gap che divide l’Italia dagli altri Paesi”. Bene, anche se  c’è il rischio che , senza precisi impegni sui tempi in cui questo processo andrà avanti,   quando noi  raggiungiamo il livello attuale degli altri paesi, questi ultimi siano andati avanti e il gap resti quello che è.  Ma non vogliamo fare gli uccellacci del malaugurio.Prendiamo per buon il contenuto del provvedimento a questo proposito. Per quanto riguarda ,lo start up che potrebbe anche essere tradotto ad uso e consumo dei tanti cittadini che non conoscono l’inglese, in “inizio impresa” c’è da dire che  l’aiuto a far nasce imprese è importante , anche se usando i soldi delle bollette elettriche c’ è<il rischio che si vada incontro a nuovi aumenti delle tariffe. Ma il problema è che in un paese dove i consumi sono n continua diminuzione, dove centinaia di imprese sono in crisi, migliaia di esercizi commerciali chiudono i battenti, crescono le ore d cassa integrazione, cresce l numero dei disoccupati l rischio è che le nuove imprese abbiano breve vita, senza un mercato per cui produrre. Del resto parlano chiaro le statistiche:  le nuove imprese che nascono e muoiono stanno diventando un fenomeno dilagante. Senza possibilità di vendere  il loro prodotto e senza crediti dalle banche, soprattutto senza una politica industriale da parte del governo, non si va da nessuna parte.

Per le tasse non si prevede alcuna riduzione
Così come senza ridurre le tasse per le fasce più deboli, i pensionati, gli operai, i lavoratori a reddito fisso, la crescita resta una pura illusione. E lo stesso Monti ha  detto con chiarezza che di riduzione delle imposte non se ne parla neppure. Era stata diffusa una sua risposta positiva a una domanda rivoltagli da un parlamentare, se perlomeno si poteva prevedere l’annuncio di una prima tappa per la riduzione. Una tappa non la riduzione. Poi ha dato alle agenzie una secca smentita, “Così come non viene una parola dal governo italiano su   un sì del governo italiano alla introduzione della Tobin tax..In compenso l presidente annuncia con grande entusiasmo: “Presentiamo due provvedimenti del Cdm molto diversi tra loro per oggetto, ma che hanno in comune l’obiettivo: mirano a trasformare l’Italia”.  Spacconate, offensive anche nei confronto di chi si accontenterebbe non di trasformazioni, che non ci sono fra l’altro, ma di provvedimenti che affrontassero, qui e ora,  il problema  del lavoro. Rivolgersi agli operai che salgono sui tetti, sulle torri,alla disperazione di tante famiglie.


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