La UE chiude un occhio per sanare i debiti nei confronti delle imprese

ROMA – Con il recepimento e l’entrata in vigore della Direttiva europea sui ritardi dei pagamenti del settore pubblico, che riguardava tutti gli Stati membri dell’Unione che avevano l’obbligo di trasporre e applicare la Direttiva a partire dal 16 marzo 2013, si era venuta a creare una situazione oltremodo pericolosa per i fornitori dello stato italiano.

La direttiva di Bruxelles, la 2011/7/UE, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali fissa grosse sanzioni per gli enti pubblici di tutti gli Stati membri che non avessero pagato entro 30 giorni le imprese fornitrici, limite innalzato con possibili deroghe fino a 60 giorni in alcuni comparti, come nel caso delle forniture sanitarie. La violazione di detti limiti sarebbe “punita” con la creazione del diritto da parte delle aziende creditrici di ricevere, oltre al pagamento, gli interessi di mora calcolati a un tasso dell’8 per cento oltre il tasso di riferimento della Banca centrale europea ed un importo fisso minimo di 40 euro a titolo d’indennizzo dei costi di recupero del credito e il rimborso degli ulteriori costi.

Il rischio di comportamento opportunistico da parte delle Pubbliche Amministrazioni
Una simile stringente normativa avrebbe però potuto portare, paradossalmente, ad un blocco di pagamenti dei debiti pregressi delle imprese.
Il limite della direttiva si applica, infatti, solo ai contratti conclusi a partire dal 1° gennaio 2013, ragion per cui un Ente con disponibilità economiche limitate avrebbe potuto decidere di pagare i debiti più ‘freschi’, ma soggetti alle forche caudine della normativa, lasciando ulteriormente ‘invecchiare’ i crediti pregressi, su cui non avrebbe maturato il debito ulteriore in interessi di mora e spese.

L’intervento della UE. Più flessibilità su conteggio del deficit
In una dichiarazione congiunta sui debiti commerciali delle Amministrazioni Pubbliche i Vicepresidenti della Commissone Ue Olli Rehn e Antonio Tajani hanno affermato che, proprio per dare un po’ di ossiggeno alle imprese è necessario puntare a sanare questo debito.  “Da questo punto di vista – sottolineano Rehn e Tajani -, la Direttiva sui ritardi dei pagamenti è molto importante. Essa stabilisce regole chiare in tema di pagamento di beni e servizi acquistati dal settore pubblico. Tutti gli Stati membri hanno l’obbligo di trasporre e applicare la Direttiva a partire dal 16 marzo 2013”.
I due vicepresidenti continuano : “Ciò premesso la direttiva non si applica necessariamente all’ammontare del debito commerciale pregresso. In particolare, nel caso dell’Italia, le autorità hanno deciso che le nuove regole si applicheranno solo ai contratti conclusi a partire dal 1 gennaio 2013. Una soluzione realistica al problema dell’ammontare di debito commerciale pregresso – che si stima essere di notevoli dimensioni – deve, probabilmente, prevedere un piano di liquidazione avente come obiettivo quello di portare tale ammontare di debito pregresso a livelli non attribuibili a ritardi nei pagamenti (livelli fisiologici) in tempi relativamente brevi. Questo piano dovrebbe prevedere adeguate misure contro il rischio di comportamenti opportunistici (azzardo morale) da parte delle pubbliche amministrazioni titolari del debito pregresso”.

La Commissione. Conoscere il livello  del debito pregresso della PA
 Sempre Rehn e Tajani dichiarano inoltre la disponibilità della Commissione a “cooperare con le autorità italiane per aiutare l’attuazione tecnica del piano di liquidazione del debito commerciale pregresso e accoglierebbe con favore la disponibilità di informazioni più dettagliate ed aggiornate sull’attuale ammontare di tale debito da parte di ogni livello di amministrazione pubblica”.
Per la Commissione resta quindi importante conoscere l’entità del debito.

 Come saranno effettuati i pagamenti
In buona sostanza i pagamenti alle imprese creditrici della PA in virtù di contratti anteriori al 1° gennaio di quest’anno saranno pagati con un incremento del deficit. Questo incremento del deficit dovrebbe però ritenersi in qualche modo perdonabile dalle istituzioni europee che, diciamo, chiuderebbero un occhio purché il nostro Paese non affondi le imprese che oggi sono già creditrici sotto anni di ulteriori ritardi.

I commenti. Confindustria soddisfatta
Confindustria esprime grande soddisfazione per l’apertura espressa dai vicepresidenti della Commissione europea Rehn e Tajani, sullo smaltimento dei debiti commerciali delle Pa italiane verso le imprese e sulla necessità di riportarli a livelli fisiologici in tempi brevi
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha dichiarato: “La macchina finalmente si è messa in moto. Confindustria da mesi incalza le istituzioni italiane ed europee sul problema dei ritardati pagamenti. In questa fase di scarsa liquidità, l’apertura dell’Ue rappresenta un primo rilevante passo per riattivare il circolo virtuoso dell’economia e rilanciare gli investimenti. La proposta di cooperazione della Commissione deve essere colta immediatamente dal Governo, senza aspettare l’insediamento di un nuovo Esecutivo”.

I commenti. ANCI, ora da Governo atti concreti
Il presidente dell’Anci, Graziano Del Rio ha dichiarato: ”Accogliamo con favore l’apertura della Commissione europea rispetto alla possibilità di ritrattare le condizioni e i vincoli del rispetto del patto di stabilità interno per consentire il pagamento dei debiti della Pa nei confronti delle imprese”.
Del Rio ha poi chiesto “atti concreti e che il governo adotti subito i provvedimenti richiesti senza attendere la definitiva conclusione della trattativa in sede Ue”.
 
I commenti. Mariani (PD). Ora Monti illustri le iniziative
La deputata democratica Raffaella Mariani ha dichiarato:”Ora che anche l`Ue apre alla possibilità di conteggiare in maniera flessibile il ‘peso’ dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione nei confronti di imprese e fornitori su deficit e debito pubblico, occorre che il governo italiano intervenga senza indugi. Servono misure immediate per dare un segnale chiaro alle imprese che stanno pagando duramente i ritardi dello Stato”. La Mariani ha poi concluso: “Il comparto edile, in particolare, sta pagando più di altri le inadempienze della pubblica amministrazione con fallimenti e licenziamenti. Non c`è tempo più da perdere, il governo Monti batta un colpo ed illustri al più presto in Parlamento le misure che intende prendere”.


Condividi sui social

Articoli correlati