Primarie. L’assemblea del Pd guardi al Paese

ROMA – Dice Matteo Renzi, ormai incontenibile nelle esternazioni: “ Si cambiano le regole in corsa. Non capisco perché si devono cambiare oggi”.

E’ come un disco rotto, molto ascoltato dai  media che battono la gran cassa. Il sindaco di Firenze che trascorre la maggior parte del tempo in viaggi sul camper, nei talk show dove fa spettacolo, a rispondere a interviste di giornaloni e giornalini. Renzi  si presenta come una vittima di comunisti, stalinisti, oligarchi dice Gentiloni uno degli esponenti  di punta dei veltroniani ( su cosa siano e chi siano gli oligarchi dovrebbe informarsi meglio ndr).  Questo è il suo gioco. Non a caso è partito in tour prima che venisse aperto il percorso delle primarie.  

Passaggio obbligato il cambio dello Statuto
Così oggi può dire che non si cambiano le regole “ in corsa”. In realtà la corsa l’ha iniziata solo lui formando prima il comitato e poi partendo lancia in resta.  Le primarie, per quanto riguarda il Pd, non sono ancora aperte, La corsa parte da sabato, dalla assemblea nazionale. Per la coalizione partirà ancora dopo perché le regole  devono essere stabilite insieme, dai candidati del Pd e da quelli delle altre forze politiche, Sel in primo lu0go che danno vita alla coalizione. Non solo, se volessimo tagliare il pelo nell’uovo si potrebbe dire che Renzi  è “ illegittimo”. Lo statuto del Pd che prevede il segretario del Partito come candidato presidente del Consiglio in primarie di coalizione non è ancora  stato cambiato.  L’assemblea, appunto, è chiamata , per volontà di Bersani, a cambiarlo per dar modo a Renzi  e ad altri eventuali aspiranti del Pd  di candidarsi.. Quindi il candidato unico del Pd è Pier Luigi Bersani. Stop. Tutto questo per chiarezza.

I veri problemi sono quelli del Paese
Ma i veri problemi non sono questi.  Sono quelli del Paese. Ieri abbiamo visto scene di violenza  poliziesca contro gli studenti  che ci richiamano ai fatti del G8 di Genova. Sarebbe bene che anche il ministro dell’Interno, oltre alla Fornero ( ci spiace che abbiano strappato la sua foto ndr) rileggessero le motivazioni della sentenza della Cassazione.Con la assemblea di domani e poi con il voto delle primarie, il Pd mette in gioco se stesso. Ma questo potrebbe non interessare molto ad una opinione pubblica che non è proprio benevola nei confronti della politica. In realtà sia dalla assemblea che dal voto che le primarie esprimeranno dipende ilo futuro del nostro paese. Se  un governo di centrosinistra, una alleanza fra forze progressiste, di sinistra e democratiche e forze moderate,  uscirà e meno dalle urne.  E se l’alleanza sarà possibile, dichiarata prima e non dopo il risultato elettorale. Se  sarà possibile costruire,  con un grande dibattito di massa che coinvolga forze sociali, movimenti, associazioni, un programma di svolta.

Dalla coalizione di centrosinistra un programma di svolta

Certo mantenendo gli impegni presi a livello europeo ma ciò non può essere una camicia di forza. Il rigore senza  lavoro, ,colpendo i lavoratori, i pensionati, le fasce più deboli. Il  dramma della Grecia il cui destino dipende da una “troika” , tre persone, tre istituzioni  tecnocratiche  Ue, Banca Centrale europea, Fmi devono decidere se dare o no aiuti a questo paese. A novembre dice Samaras , il leader ellenico, le casse saranno vuote, non avremo più soldi. La “ troika” sta riflettendo e,intanto,< chiede ancora riforme. E per loro riforme significa tagli ai salari, via le tredicesime, disoccupazione crescente. Il Pd ha una grande responsabilità. L’assemblea non è solo chiamata a decidere regole da proporre alle altre forze della coalizione, regole che salvaguardino le primarie da incursioni di “ estranei”. Sarebbe assurdo che il candidato del Pd venisse scelto con i voti di berlusconiani comunque mascherati. E ci fermiamo qui nella speranza che l’assemblea sappia far prevalere il senso dell’unità a quello delle fazioni.  

Il no alla grande coalizione con i berlusconidi

Così come sarebbe auspicabile che quel no ad una  grande coalizione con Berlusconi o i berlusconidi  senza il cavaliere, più volte pronunciato da Bersani diventasse, un no corale chiedendo a chi si recherà a votare per le primarie l’impegno per il centrosinistra, senza se e senza ma, come si dice. Lìimpegno perché la politica torni a governare il paese. Al Pd e alla coalizione si chiede un programma che sia all’altezza della situazione.  Così recita nella  titolazione: “ Italia.Bene comune. Per la ricostruzione e il cambiamento. Patto dei democratici e dei progressisti”. Fuori da questa strada , pensiamo, si sbanda, non si fa un buon servizio a questo paese.  Ci si muove in direzione opposta a quella delle forze  di progresso, democratiche, socialiste che in Europa e nel  mondo    si battono per riparare ai danni prodotti dalla crisi del liberismo,  di un capitalismo che ha provocato un aumento delle diseguaglienze fra le persone che non ha precedenti nella storia.

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