Papa Prevost: un leone americano sul soglio di Pietro

Con due giorni di conclave e tre fumate, Santa Romana Chiesa si è data il nuovo Papa, il primo americano della sua millenaria storia. Robert Francis Prevost, 70 anni a settembre , viene da Chicago, e salendo al soglio di Pietro ha preso il nome di Leone XIV in omaggio a quel Leone XIII che a fine Ottocento passò alla storia con l’enciclica Rerum Novarum, il primo documento sociale della chiesa. Una scelta del nome che indica una via della dottrina.

  A poco più di due settimane dalla morte di Papa Francesco, i cardinali riuniti nella Cappella Sistina si sono rivelati di una solerzia storica: contravvenendo a tutte le previsioni della vigilia si sono rapidamente accordati sul nome del successore di Pietro e hanno scelto un nome mai entrato nel toto-papa. A dimostrazione ancora una volta che il Conclave non consente attendibili previsioni e tantomeno validi pronostici. E che la Chiesa elegge sempre il papa giusto al momento giusto.

Sfumato il sogno di un papa italiano, con i tre favoriti (Parolin, Zuppi e Pizzaballa) rimasti al palo, il Sacro Collegio ha fatto una scelta decisa: un Papa che viene da quel grande paese, gli Stati Uniti, dal quale sembrano dipendere le sorti di un mondo travagliato da guerre sanguinose, ma con un passato da vescovo in Perù, da missionario agostiniano, in quel sud America dal quale era arrivato a Roma il suo predecessore  Bergoglio, a sottolineare la continuità della dottrina sociale che Papa Francesco aveva imposto anche con i suoi nodi che a molti sono apparsi  addirittura rivoluzionari. 

Come sarà il papa americano? Intanto, con la sua elezione la Chiesa ha strizzato l’occhio al presidente Trump, (che con la solita presunzione si ritiene artefice della nomina e con i suoi cari si sarà certo confidato dicendo di aver “influito” sullo Spirito Santo che aleggiava nella Sistina sul capo dei cardinali, se non altro perché aveva avuto la bella idea di travestirsi da papa con tanto di tiara sulla testa, mentre il mondo non solo cattolico inorridiva alla vista).  Poi avrà fatto schiumare di rabbia l’altro protagonista dei nostri giorni, quel Putin che un papa americano non aveva certo fra i suoi desideri. Due politici che la storia non mancherà di inquadrare come meritano.

Trump e Putin: l’uno voleva far più grande l’America e la sta mettendo in difficoltà, l’altro voleva distruggere la Nato e l’ha resa più compatta ed efficiente.  Fra i due, papa Leone XIV saprà muoversi con grande responsabilità e intelligenza, non tanto perché americano, ma perché ha sulle spalle un’esperienza da missionario in un paese povero e conosce il dolore degli ultimi.  

Lo ha detto subito, affacciandosi dalla loggia di San Pietro davanti ad una piazza gremita da una folla plaudente: la pace nel mondo innanzitutto, e in questo ha suscitato l’applauso dei fedeli, molti dei quali sventolavano bandiere di tutto i colori, ucraine e palestinesi, sudamericane ed europee. Ce n’era anche una a stelle e strisce, per la prima volta in piazza San Pietro. E non sarà stata di un turista, ma di un cattolico americano che oltreoceano non sono la maggioranza, ma contano. 

Soprattutto ora che c’è papa Robert Francis Prevost, da Chicago, Illinois. Un Leone americano che non mancherà di ruggire, se servirà al bene della Chiesa e dell’umanità. 

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