Letta e Renzi, due premier Pd a rischio deriva

ROMA – In un paese normale sarebbe stato normale,  si scusi il bisticcio di parole, l’ìncontro fra il premier espresso dal Pd e il segretario del Pd stesso. Potrebbero vedersi in qualsiasi momento senza far notizia.

A pranzo, a cena, magari con le famiglie, nei convegni, nella presentazione di libri che i politici scrivono sempre più spesso, di giornalisti che si trasformano in scrittori. Anche nelle sedi di partito, partecipando, di diritto, agli organismi dirigenti , dicendo la loro, facendone partecipe, tutta la “comunità” di riferimento. Invece no. L’incontro fra Enrico Letta e Matteo Renzi è  visto dai media, a ragione, come fra due soggetti estranei l’uno all’altro. Se ne attende l’annuncio che non viene. Addirittura l’Unità, quotidiano del Pd, viene preso alla sprovvista. Il giorno prima dell’incontro ne aveva annunciato il rinvio. Così come avevano fatto altri giornali segnalando le difficoltà, anzi qualcosa di più, nel rapporto fra i due. Poi, verso le otto del mattino Letta e Renzi si sono incontrati a Palazzo Chigi. Fra parentesi una annotazione: fra quelle che si vogliono vendere come “ novità” che i quarantenni portano nella politica  ci sono proprio gli orari. Fosse solo un problema di ore ci sarebbe da stare contenti. Questa “finezza”,chiamiamola così, è un segnale negativo:  della politica non si mettono in luce i contenuti ma l’esteriorità, la spettacolarizzazione da talk show.

“Guerra armata”,” Pace non scoppiata”

Cosa si sono detti? Secondo una ormai consolidata abitudine alcuni quotidiani riportano tutto il colloquio,o quasi, fra virgolette. Al di là dei virgolettati fasulli parlano i titoli dei due quotidiani del Pd. L’Unità parla, come altri giornali di: “tregua armata”, Europa: “Letta e Renzi, due leader, due agende. La pace non è scoppiata”. L’incontro a Palazzo Chigi ha dato un ritratto esatto della situazione politica del nostro Paese, unica nel suo genere. C’è un premier e un premier “ombra”. Nel passato è avvenuto, vedi l’Inghilterra, ma anche l’Italia, che al governo ufficiale se ne contrapponesse uno  formato dalla opposizione. Da noi però siamo in presenza di una anomalia che ogni giorni diventa sempre più evidente e preoccupante – Perché il premier e quello “ombra “ fanno parte dello stesso partito.

Un manipolo di sindaci renziani per il voto a maggio

Non solo. Sia l’uno che l’altro fanno finta di niente. Tutto bene, dice l’uno, l’altro assicura che non ha intenzione di farlo cadere tanto che “mi candido di nuovo a sindaco di Firenze. ”Ma, in contemporanea con la tregua, seppure armata, e con “a pace non scoppiata”, arrivano i rottamatori della squadra di  Renzi, un drappello di sindaci che  puntano alla crisi  del governo con elezioni a maggio, così come vogliono Berlusconi e Grillo. Il segretario del Pd era all’oscuro? A crederci neppure il più allocco degli allocchi. Siamo a due parti nella commedia.

Renzi per Vendola è una speranza

Un gioco pericoloso,  una deriva del Pd che rischia,forse è più di un rischio, di perdere ogni connotato di un partito di centrosinistra,  dove la parola rinnovamento nasconde la formazione di un centro di potere. Qualcosa anche  più grave di un partito personale che può fare un gran pale all’Italia. Anche se Nichi Vendola vede in Renzi una speranza. Non solo. Già che c’era a proposito di Jobs Act, il cavallo di battaglia dei renziani, dice che “a prescindere dai dettagli rimette al centro democrazia e lavoro”. I “dettagli” si chiamano diritti dei nuovi assunti, articolo 18, scomparsa della cassa integrazione. Tanto per citarne alcuni. Proprio uno strano paese.

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