Un mercato da 93 miliardi di euro. Lo studio EPO-OCSE fotografa l’espansione globale dell’ecosistema quantistico
Le tecnologie quantistiche sono destinate a trasformare in profondità settori chiave come informatica, comunicazioni, difesa, sanità e misurazione avanzata. Secondo le stime, il mercato globale della tecnologia quantistica potrebbe raggiungere 93 miliardi di euro entro il 2035, segnando uno dei più importanti balzi tecnologici del XXI secolo.
È quanto emerge dal nuovo studio congiunto dell’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) e dell’OCSE, che analizza in modo sistemico l’evoluzione dell’ecosistema quantistico globale. Il rapporto, parte del programma biennale dell’Osservatorio EPO su brevetti e tecnologia, è stato pubblicato in coincidenza con l’Anno Internazionale della Scienza e della Tecnologia Quantistica delle Nazioni Unite (IYQ).
Brevetti quantistici: crescita di cinque volte in un decennio
Il dato più significativo riguarda l’innovazione: il numero di famiglie di brevetti internazionali (IPF) nel settore quantistico è quintuplicato negli ultimi dieci anni. Le IPF rappresentano insiemi di domande di brevetto depositate in più Paesi per tutelare una singola invenzione, e sono un indicatore chiave della vitalità tecnologica.
Lo studio individua tre grandi ambiti:
- Comunicazione quantistica
- Calcolo quantistico e simulazione
- Rilevamento e sensoristica quantistica
Fino al 2022, la comunicazione quantistica è stata il settore con il maggior numero di brevetti. Tuttavia, il calcolo quantistico è quello che cresce più rapidamente: rispetto al 2005, il numero di IPF è aumentato di quasi 60 volte, candidandosi a diventare il pilastro dell’intero ecosistema.
Leadership globale: Stati Uniti in testa, Europa solida ma sotto-investita
Tra il 2005 e il 2024 sono state generate circa 9.740 famiglie di brevetti quantistici a livello mondiale. Gli Stati Uniti guidano la classifica, seguiti da Europa, Giappone, Cina e Corea del Sud.
In Europa, i Paesi più attivi sono:
- Germania
- Regno Unito
- Francia
Proprio la Francia emerge anche per la presenza di startup altamente innovative come PASQAL e C12, citate nello studio come casi di successo, sebbene il tema della scalabilità e dell’accesso ai capitali privati resti una criticità.
Startup, grandi imprese e commercializzazione: un equilibrio delicato
L’ecosistema quantistico globale conta oggi oltre 4.500 aziende, ma solo meno del 20% è specializzato esclusivamente in tecnologie quantistiche (le cosiddette quantum core companies). Queste realtà, spesso startup, dipendono fortemente da finanziamenti pubblici e investimenti early-stage.
Le aziende non specializzate – che rappresentano circa l’80% del totale – detengono invece la maggior parte dei brevetti e dei posti di lavoro e risultano più attrezzate per la commercializzazione su larga scala.
L’Europa si distingue per la densità di aziende quantum core, con percentuali vicine al 40% in Paesi come Regno Unito, Francia e Paesi Bassi, contro il 20% degli Stati Uniti, dove dominano i grandi player tecnologici.
I grandi attori e il ruolo della ricerca accademica
Tra il 2005 e il 2024, i principali richiedenti di brevetti quantistici sono stati:
IBM, LG, Toshiba, Intel e Microsoft.
In ambito europeo si distinguono IQM Quantum Computers nel calcolo quantistico e Robert Bosch nella sensoristica avanzata. Sul fronte accademico, le prime quattro università per IPF sono tutte statunitensi, guidate da MIT e Harvard. Il CNRS francese è l’unica grande istituzione pubblica europea presente nella top 20 globale.
Italia: ritardo storico, ma investimenti strategici dal 2025
Dal 2005 al 2024 l’Italia non ha registrato famiglie di brevetti quantistici. Tuttavia, a partire dal 2025, il Paese avvia una strategia di rilancio grazie anche ai fondi europei e al Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF).
Sono previsti oltre 227 milioni di euro di investimenti per:
- laboratori nazionali
- formazione di competenze avanzate
- attrazione di investimenti privati
- sviluppo di calcolo, simulazione, comunicazione e sensing quantistico
Un ruolo centrale è affidato al National Quantum Science and Technology Institute (NQSTI), consorzio di 20 centri di ricerca finanziato dal PNRR con circa 103 milioni di euro, orientato alla ricerca di base, allo sviluppo di prototipi e alla creazione di spin-off industriali.
Catene di fornitura, competenze e cooperazione: le sfide aperte
Lo studio analizza anche il commercio internazionale dei cosiddetti “beni rilevanti per il quantistico”, tra cui materiali e apparecchiature avanzate. In Paesi come Stati Uniti, Giappone, Italia e Turchia, l’alluminio risulta la principale materia prima importata.
Tra le criticità emergono:
- forte concentrazione delle catene di approvvigionamento
- dipendenza da componenti critici
- carenza di competenze altamente specializzate
- necessità di integrare competenze tecniche e manageriali per la commercializzazione
Un settore strategico per la sovranità tecnologica
Come sottolineato dal Presidente dell’EPO António Campinos, le tecnologie quantistiche sono ancora in una fase iniziale, ma rappresentano un asset strategico per la competitività e l’autonomia tecnologica. Il futuro del settore dipenderà dalla capacità di trasformare la ricerca di base in applicazioni industriali, rafforzando la collaborazione tra ricerca pubblica, startup e grandi imprese.
Un passaggio cruciale per non perdere una delle sfide tecnologiche più decisive dei prossimi decenni.
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