Una tecnologia più inclusiva è possibile? 

Si è celebrata il 18 maggio la giornata mondiale di sensibilizzazione sulla accessibilità digitale, un evento importante che ha rappresentato l’occasione per fare il punto sulle importanti implicazioni che l’esperienza digitale e i suoi sviluppi possono avere nella vita delle persone con disabilità.

Il Global Accessibility Awareness Day punta, infatti, a porre fine allo sviluppo di una cultura della tecnologia che porti alla realizzazione di prodotti non-accessibili a persone con disabilità, aprendo a nuovi processi di sviluppo in ottica inclusiva. 

“Rimuovere barriere e sbloccare possibilità”, è questo uno dei capisaldi degli organizzatori di questa giornata e di questo movimento, che invitano a riflettere: “Oggi forse è più importante rendere un sito accessibile, che compatibile con un vecchio browser.

Per alcune persone l’accessibilità di internet cambia la vita”. Partendo da questa considerazione Joe Davon, sviluppatore web, ha deciso di collaborare con Jennison Asuncion, professionista dell’accessibilità di Toronto, per co-fondare la GAAD Foundation, una realtà ormai attiva da oltre 10 anni. Ogni giorno la fondazione è impegnata nel far capire che l’accessibilità deve diventare un requisito fondamentale e imprescindibile alla base dello sviluppo di tecnologie e applicativi.

Jennison Asuncion
Ma a che punto siamo su questo fronte?

La WebAIM, un’organizzazione senza scopo di lucro che fornisce soluzioni di accessibilità web, ha condotto un’analisi dello stato di accessibilità di un milione di home page tra i siti più letti nel mondo, con risultati non molto incoraggianti.

L’analisi ha infatti evidenziato che, su un milione di home page, le barriere di accessibilità rilevate sono state 49.991.225, dato comunque in diminuzione del -1,6% rispetto all’analisi condotta nel 2022. Nel mirino dell’organizzazione soprattutto le home page di testate giornalistiche, che presentano una complessità aumentata in modo significativo negli ultimi 12 mesi (+10%).

Di fronte a questa situazione sono tante le aziende tecnologiche scese in campo per favorire l’inclusione di persone con disabilità di diverso tipo, soprattutto motorie, visive e uditive e che, in occasione della giornata del 18 maggio, hanno annunciato nuovi progetti.

Apple ha rivelato l’implementazione di una funzione che permetterà di ricreare, grazie all’Intelligenza artificiale, la propria voce, così da poterla utilizzare nelle in caso di problemi di comunicazione. Samsung, invece, si è focalizzata sulla parte di ascolto audio, aggiornando l’app dei suoi auricolari di ultima generazione per offrire nuovi livelli di personalizzazione del suono.

Google, inoltre, da diversi anni, invece, segnala sulle sue mappe i luoghi nel mondo accessibili alla sedia a rotelle. Non è finita qui: esistono numerose app e dispositivi sviluppati per supportare ipovedenti e non vedenti nella mobilità.

Le tecnologie migliorano la vita

Queste tendenze confermano come tecnologie e ausili assistivi possano contribuire con successo a migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, permettendo loro il raggiungimento di una maggiore autonomia nel lavoro, nello studio, ma anche fornendo un valido supporto nella riabilitazione di chi ha disabilità anche temporanee.

Oltre alle applicazioni di carattere più strettamente pratico e strumentale non bisogna sottovalutare, poi, l’impatto dirompente delle tecnologie sulla vita sociale, specialmente per quanto riguarda la creazione di relazioni e lo sviluppo di capacità comunicative. Applicazioni non certo esenti da rischi, ma che, se usate con attenzione e consapevolezza, possono portare a grandi vantaggi e aprire a nuove opportunità.

Opportunità importanti sono possibili anche sul versante del lavoro: la trasformazione digitale del mondo del lavoro, infatti, sta riportando ripercussioni rilevanti anche sull’inclusione delle persone con disabilità.

Lo sforzo necessario, in tal senso, è far coincidere il processo di digitalizzazione del mondo del lavoro con un percorso di formazione e aggiornamento di competenze adeguate per far sì che le persone con disabilità non rimangano escluse da tale evoluzione e dalle opportunità che offre, a causa di livelli di formazione insufficienti. 

Per abbattere questi ostacoli è importante il ruolo della scuola, che tanti passi avanti sta facendo in questa direzione con percorsi didattici fortemente improntati alla partecipazione e all’inclusività, oltre a ciò sono state messe in campo diverse iniziative, collaborazioni, progetti: uno dei più recenti è il progetto europeo B4 – Breaking Barriers And Building Bridges, promosso come capofila dall’Università di Siviglia, in partenariato con altre organizzazioni provenienti da cinque Paesi europei, tra cui l’Italia.

Obiettivo del progetto è consentire ai giovani adulti con disabilità intellettive di acquisire e sviluppare competenze e abilità chiave per rafforzare il loro impegno civico nella vita democratica europea. In tal modo il progetto si prefigge di contrastare l’isolamento di questi giovani, permettendogli di assumere un ruolo attivo nella società.

Per raggiungere tali scopi viene realizzata una attività di formazione rivolta ai formatori e ai membri dello staff incentrata sulle metodologie ottimali per promuovere la consapevolezza dei propri diritti e l’impegno civico dei giovani adulti con disabilità intellettiva.

Al fianco di ciò, per far sì che tali sforzi non rimangano sulla carta, vi è il tentativo di sviluppare e strutturare una rete internazionale per promuovere l’apprendimento permanente e migliorare la qualità della vita e l’efficacia delle esperienze dei giovani con disabilità coinvolti.

Un processo di inclusione auspicato e necessario, che si affianca alla definizione, in Italia, delle Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità, introdotte lo scorso anno e tese ad assicurare la presenza e la fruibilità di servizi, strumenti e risorse adeguati destinati ai cittadini con disabilità e alle imprese interessate dalla normativa del collocamento mirato.

Un percorso a 360°che prevede interventi concreti e specifici rivolti ai giovani non ancora in età da lavoro che, all’interno del sistema scolastico, saranno accompagnati in un percorso di inclusione sociale e integrazione lavorativa, oltre che, ovviamente ai giovani e meno giovani disoccupati, che ancora non hanno trovato il giusto spazio e le necessarie strumentazioni che gli consentano di accedere al mondo del lavoro.

Che si sia seriamente innescato un processo di inclusione e partecipazione supportato o incoraggiato dalle possibilità concesse dagli sviluppi tecnologici?

Questo lo capiremo solo tra qualche anno, intanto sono stati compiuti importanti passi avanti e si è sviluppata una nuova sensibilità e attenzione, da parte delle istituzioni e delle grandi aziende, che è da auspicare porti a benefici tangibili e sgomberi il campo da operazioni di facciata. 

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