Auguri di Buon Anno, ma solo ai miei compagni e alle persone perbene!

RAVENNA – Ho visto, al mio primo giorno di lavoro, donne fatte e giovanette togliersi la “vera”  dall’anulare sinistro, prima di entrare in fabbrica, per celare il proprio stato civile agli onnipresenti occhi delle spie padronali. Il ministro del lavoro Brodolini, ex segretario della Fillea, anche se sconosciuto alla Bignardi, aveva già provveduto a promuovere quel “malfamato” Statuto dei Lavoratori “sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori” eppure, le nostre donne – ancora nel ’74 – non si fidavano, non avevano preso le misure all’articolo 18 e, fondamentalmente, avevano paura di essere licenziate.

Quella stessa paura che ho visto stampata negli occhi, quasi 30 anni dopo, di quel gruppo di operaie della “Tiburtina Valley” che tentai di sindacalizzare ma che il padrone teneva sotto ricatto di una lettera di dimissioni firmata in bianco e senza data.

Ho visto deputati regionali e nazionali, sindaci e intere Giunte comunali partecipare ad occupazioni di fabbrica, presidi, scioperi (d’ogni tipo), sit in e scioperi della fame in difesa dell’occupazione e dei lavoratori rimasti vittime delle maldestre (talvolta illegali e fuori legge) scelte padronali o, per dirla con l’economia, delle scelte del mercato. Quegli stessi lavoratori su cui – scomparsi quei mitici rappresentanti della politica, che agivano per “senso di appartenenza”, per solidarietà di classe –  oggi, una ministra della Repubblica versa lacrime “amare” (di pietà) pensando forse, per la prima volta, che dietro a quei numeri studiati per anni ci sono vite, persone in carne ed ossa, intere famiglie.

Ho visto (e sentito) una “casta” intera, quella dei garantiti, inamovibili e ben pagati: “professori”, tecnici, tecnocrati, pennivendoli di lusso, gran commis di stato, astrologi azzeccagarbugli straparlare dei danni economici causati alle giovani generazioni da quell’articolo 18 che, pensate bene, lo scorso anno è stato impugnato ben 66 volte producendo, attenzione l’impressionante cifra di circa 23 reintegri. nessuno di loro, però, ho visto (e sentito) attaccare gli “astrologi” esperti di economia incapaci di qualsiasi previsione sensata circa una materia che, si ostinano a pensare “scienza esatta” ma che, al contrario, è pura “speculazione”. Sotto tutti i sensi!

Ho visto morire in strada ragazzi (di allora), gente della mia età, morta sparata esattamente come i fedeli servi dello Stato mandati a morire per liberare giornalisti prigionieri ovvero, intere popolazioni tenute in ostaggio dalla mafia. Ho visto morire anarchici cadendo dalle finestre dei commissariati; ho visto processare la resistenza e i resistenti che ho visto accomunare ai servi dei massacratori; Ho visto quegli stessi “servi” sedere in Parlamento e farsi scudo di quella “Costituzione” che, se fosse stato per loro, avrebbe avuto ben altri princìpi. Ho visto la nipote del dittatore, manifestare la sua anti omofobia con un italianissimo: “Meglio fascista che frocio”.

Ho visto intere famiglie assunte dallo Stato, addirittura, alcune volte, nella stessa amministrazione, solo perché raccomandate dal parroco o iscritte alla locale sezione della Democrazia Cristiana (chi se lo ricorda il partito unico dei cattolici?). Un argine verso il comunismo che, a sua volta, si era organizzato con le cooperative e la spartizione nelle “aziende speciali”. Ho visto queste famiglie beneficate, con il tempo, diventare benestanti. Mentre ho visto rimanere povere e arrabbattarsi, anche in tempi di “crescita economica”, le famiglie senza “santi in paradiso”.
E, ancora, ho visto queste famiglie benestanti, i loro membri parlare di merito, capacità, agonismo, abilità, competenza.

Ho visto feroci anti comunisti accorgersi, a guerra fredda finita, che per battere Berlinguer e compagni, le classi dominanti, i potentati economici e la classe politica al governo per oltre 50 anni, ha pagato fior di milioni in: pensioni, posti di lavoro, prebende varie. Ho visto questi signori accanirsi contro interi paesi che si reggono sull’economia del pensionato che sfama i suoi familiari.

Ho visto persone schifosamente ricche perorare cause da elemosina; capeggiare raccolte fondi per la ricerca scientifica, piuttosto che per la fame nel mondo chiedendomi – per ogni causa, talvolta anche nobile – di fare un SMS.

Ho visto un’eurodeputata di sinistra (dice lei) litigare pubblicamente, come in un mercato mediatico, con un parlamentare di destra su chi guadagnasse di più; su chi fosse più o meno “casta” senza fare, invero, alcun riferimento alla validità sociale e all’interesse collettivo del loro lavoro per cui vengono retribuiti.

Ma soprattutto, ho visto scemare il senso di appartenenza; il discorso in prima persona plurale; il progetto collettivo di trasformazione del Paese. Una trasformazione che porti benessere diffuso e aperto all’inclusione. Ho visto perdersi le ragioni d’un grande popolo che aveva iniziato a volare e che, oggi, per tentare di sopravvivere è costretto a rifugiarsi nell’indignazione accettando, però, le “regole” – tutt’altro che divine, quindi discutibili – d’un mercato senza regole in cui gli ex sfruttati, oggi emergenti (in alcuni casi già emersi) ampliano la “follia”, rivendicando il diritto all’inquinamento per tutto il tempo in cui i “dominatori” di ieri hanno prodotto miasmi.

Ebbene, a tutti costoro, voglio augurare il peggior anno 2012 possibile.

Si! “Sento – come dice il comandante Atos – di poter inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con tutti questi lor signori le mie lacrime” che voglio, invece, continuare a indirizzare ai poveri cristi, ai diseredati, alle persone sottoposte alla spoliazione di qualsiasi dignità.

Sono stufo di pagare per una ricerca scientifica finalizzata ai ricchi del mondo. Una ricerca che scopre medicine sempre troppo costose per i poveri del mondo (anche quelli occidentali).

Sono stufo di risarcire chi ha provato a fare i soldi senza lavorare e gli è andata male perché qualche amministratore di società è stato più “furbo” di lui.

E, infine, sono stufo di pagare per salvare un Paese che – così com’è – non mi appartiene. Un Paese in cui le elite – ieri, come nel ’45 – non si fanno alcuno scrupolo di condurlo sull’orlo del baratro sapendo che, tanto, c’è sempre qualcuno, “meno uguale”, che pagherà anche per loro.

Allora, cari signori, vi auguro, nuovamente, il peggior 2012 possibile. Mentre auguro ai miei amici, ai miei compagni, alla redazione di Dazebao, al Sindacato e ai sindacalisti onesti un 2012 di serenità (sarà difficile) e di comunione d’intenti. Riscoprire il senso del “noi” – come diceva Giorgio Gaber (http://www.youtube.com/watch?v=nbdN1Vx8uJo) – è l’augurio che Vi (mi) faccio.

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