Teatro Vascello. Virgilio brucia, gli Anagoor attualizzano Virgilio. Recensione

ROMA – Non vi sono dubbi che una compagnia dedita alla ricerca, sperimentazione e ri-attualizzazione scenica di classici del passato come Anagoor dovesse essere reclutata dal Roma Europa Festival per un progetto innovativo ed eccezionalmente unico.

E così “Virgilio Brucia”, perfetto esempio del rapporto Arte e Potere che leniva la Città Eterna come non mai nell’epoca augustea, ha trovato la sua perfetta collocazione ideale al Teatro del Vascello, location per cantare, ripercorrere, visualizzare e contemporaneizzare le gesta della Roma imperiale ma ancor più del cantore che con i suoi scritti forgiati sulla magnificente figura di Ottaviano Augusto, perse ogni speranza di ristabilire una repubblica nell’antico regno romano.

L’approccio, o meglio l’intera prospettiva con cui il regista Simone Derai ci invita a rileggere, contestualizzando nella nostra epoca di riferimento, le opere prescelte di Publio Virgilio Marone (tra cui anche l’”Eneide” che lo stesso poeta voleva fosse bruciata poiché incompiuta), è decisamente spiazzante: tra proemi recitati in lingua ariana, cori di ancelle a commento della tragica morte del suo protagonista e video-documentari che si alternano tra banchi di scuola ed allevamenti di ovini, suini e bovini, il messaggio è chiaro: capire chi è l’eroe che trasmette ai posteri un gesto, un atto di rivolta, un pensiero, e come (non quando, dove e perché) riesce a comunicarlo. L’Eroe è un professore universitario di letteratura che, scampato alla seconda guerra mondiale dove lavorava per decifrare i codici nazisti, riesce a rimodulare opere come l’”Eneide” e l’”Odissea” alla luce dei nuovi episodi di violenza occorsi; ma l’Eroe è anche un essere umano che aiuta quotidianamente a “generare” nuove vite animali (i filmati dei parti nelle stalle coadiuvati dai macchinari industriali a soccorso dell’uomo e della bestia sono davvero toccanti!). In ogni luogo, in ogni contesto, la parola d’ordine e chiave di ogni lettura ed interpretazione semantica è “Rinascita”. Ed in questo non c’è dubbio che, complici la musicalità del suono in versi multilingue (anche tradotto sugli schermi) degli attori-cantori, sia del magico e nutrito coro a commento delle immagini (con discrezione ed attonimento) – un momento lirico molto intenso – la direzione scenica, tra corrette prossemiche, nuovi linguaggi ed espressioni mimico-vocali ben dosate, riesca a farci immergere in un concetto, in una volontà di puntare al nuovo corso della ricezione di un classico – neanche dando troppo per scontato la pre-conoscenza dello stesso. Quello che poi però capita successivamente (e qui sicuramente si produce uno scollamento tra il prima e il dopo) è un blocco del traffico scenico che, se da un lato riserva alla platea (in particolar modo ai cultori dell’”Eneide”) un’estasi fruitiva dovuta alle incredibili doti mnemoniche di Virgilio-Enea nei suoi racconti di fuga da Troia in fiamme e della perdita della sua amata Creusa – il tutto in lingua latina! – dall’altro scolla il senso teatrale che andava prendendo piede dalle azioni visive precedenti, immergendoci in un simil-monologo id un’ora e venti – per giunto recitato di profilo davanti ad una scarna platea augustea sul palco – che, proprio per la sua prolissità temporale, fa smarrire le nostre comuni cognizioni critiche e sensoriali dell’operazione.

Dunque un esperimento riuscito ad un quarto, pur apprezzandone l’intenzione, che alla proclamata drammaturgia del gesto a cui ci hanno abituato molti esperimenti di Anagoor, sostituisce una cadenza melodica verbale di un racconto oramai noto ma privo – perlomeno in scena – di una sua concretezza scenica. Il parto si è bloccato in un soffocamento linguistico, la rinascita esegetica di un classico è stata interrotta da un binario (lingua) morto, che ad alcuni di noi – me compresa – non ha permesso di comprendere appieno (a livello di risultato e non di intenzione) la complessa sceneggiatura mentale dell’operazione. Mirabili gli attori, suggestive le scenografie improntate ad un minimalismo aperto alla protesi tecnologica ed un tocco di classe nella scelta dei commenti musicali dal vivo.

Elisabetta Castiglioni

ANAGOOR – Virgilio brucia

con Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Massimiliano Briarava, Moreno Callegari, Marta Kolega, Gloria Lindeman, Paola Dallan, Artemio Tosello, Emanuela Guizzon, Monica Tonietto e con la partecipazione straordinaria di Marco Cavalcoli

video

concept Simone Derai, Moreno Callegari, Giulio Favotto

direzione della fotografia Giulio Favotto / OTIUM

editing Moreno Callegari, Giulio Favotto

sound design Mauro Martinuz

regia Simone Derai

costumi Serena Bussolaro, Simone Derai

accessori Silvia Bragagnolo

maschera di Ottaviano Augusto Felice Calchi

scene Simone Derai, Luisa Fabris, Guerrino Perosin

musiche Mauro Martinuz

arrangiamenti musiche tradizionali, composizioni vocali originali e conduzione corale Paola Dallan, Gloria Lindeman, Marta Kolega, Gayanée Movsisyan Byzantine chant e Kliros tratti da “Funeral Canticle” di John Tavener

beats Gino Pillon

traduzione e consulenza linguistica Patrizia Vercesi

drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi testi ispirati dalle opere di Publio Virgilio Marone, Hermann Broch, Emmanuel Carrère, Danilo Kiš, Alessandro Barchiesi, Alessandro Fo, Joyce Carol Oates

regia Simone Derai

organizzazione Marco Menegoni per Anagoor, Laura Marinelli e Stefania Santoni per Centrale Fies comunicazione Virginia Sommadossi per Centrale Fies

produzione Anagoor 2014

coproduzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto, University of Zagreb-Student Centre in Zagreb-Culture of Change

Anagoor è parte di Fies Factory e APAP-Performing Europe

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